venerdì 22 Novembre 2024

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Mara Bosisio racconta il senso universale dell’amore in “Mi fa sentire” – INTERVISTA

A tu per tu con una delle più interessanti cantautrici della nuova generazione musicale italiana.

Si intitola “Mi fa sentire” il nuovo singolo di Mara Bosisio, in rotazione radiofonica a partire da lunedì 27 novembre, scritto dalla stessa talentuosa artista lombarda in collaborazione con Fabio D’Amato, che ha curato e arrangiato la parte musicale. Un pezzo che tratta il senso universale dell’amore, che accompagna la vita di ognuno di noi e diventa fonte di quotidiana ispirazione. Una preghiera laica che omaggia il sentimento nobile per antonomasia, così meraviglioso quanto incomprensibile.

Mara BosisioCiao Mara, partiamo dal presente parlando del tuo nuovo singolo “Mi fa sentire”, com’è nata e cosa rappresenta per te questa canzone?

«E’ nata quest’estate a metà luglio, il mio amico Fabio D’Amato, con cui avevo già collaborato in  passato per il brano ‘Quanti giorni’, aveva realizzato un brano da presentare alle selezioni di Sanremo Giovani e cercava un’interprete femminile. Ho ascoltato il brano, l’arrangiamento mi ha colpito subito, ma il testo e la melodia non mi rappresentavano, sentivo l’esigenza di distaccarmi dalla classica canzone d’amore. Ho chiesto la possibilità di poterci mettere del mio per renderla il più possibile vicina al mio mondo, lui ha capito la mia necessità e, dopo averla ascoltata, mi ha ringraziato per averla in qualche modo valorizzata».

Quindi tra di voi c’è stata perfetta sintonia, una sorta di staffetta musicale?

«E’ stato un lavoro complementare, uno scambio di idee. Trovo molto stimolanti queste collaborazioni in remoto, a distanza è tutto più difficile, ma a me piacciono le cose complicate, le sfide mi entusiasmano. L’unica ‘condizione’ richiesta da Fabio è stata quella di mantenere il tema dell’amore, originariamente la canzone parlava in modo struggente di una storia finita non molto bene, ma sentivo l’esigenza di raccontare questo sentimento in maniera diversa. Il mio supporto è stato utilizzare il talking, una sfumatura del rap che già avevo utilizzato nel mio precedente singolo ‘Io’ e che ho intenzione di continuare ad adottare in futuro nei miei prossimi progetti. L’altra peculiarità di questa canzone è l’utilizzo del synth, idea venuta da Fabio che ha dato valore alla parte finale del pezzo».

Per accompagnare il singolo è stato realizzato un video ufficiale, diretto dal regista Enea Costetti, cosa avete voluto trasmettere con quelle immagini?

«L’idea era quella di fare un videoclip molto semplice, una sorta di mio biglietto da visita dove al centro ci sono io e un’altra figura femminile un po’ sfuggente, interpretata dall’attrice Alessandra Salvoldi, che impersonifica l’amore sempre presente anche quando non lo percepiamo, un sentimento che illumina il nostro percorso di cui siamo alla costante ricerca, anche inconsapevolmente».

Facciamo un breve salto indietro nel tempo, quando è nata la tua passione per la musica?

«Non ricordo di preciso, sicuramente è una passione che ho avuto sin da bambina. In ogni filmino della mia infanzia, dai momenti in famiglia alle recite scolastiche, io canto sempre. Fa parte di me stessa, non è stata una decisione, è arrivato tutto in modo naturale. Crescendo ho perfezionato i miei studi, frequentando diverse accademie e focalizzando la mia attenzione sul canto e la chitarra».

Tra tutti gli strumenti, come mai hai scelto proprio la chitarra?

«La passione per la chitarra me l’ha trasmessa mio papà, all’inizio è stata quasi una ‘costrizione’ perché io volevo fare pattinaggio e lui mi ha spronato ad intraprendere lo studio di questo strumento, che lui ha sempre amato, devo ringraziarlo perché da quel momento non ho più abbandonato il plettro. Per me la chitarra è armonia, un tappeto che fa da sfondo alla voce e alle parole. In più è uno strumento versatile che rispecchia molto la mia personalità, che attraversa qualsiasi genere, che porti con te con estrema  comodità e che definisco molto wilde. La chitarra è urban, non ha bisogno di nulla, per suonarla devi necessariamente abbracciarla e questa cosa mi piace molto».

L’incontro e il momento più importante del tuo percorso artistico?

«Non ho avuto un incontro predominante e fondamentale, ma tante belle collaborazioni. Ho avuto la fortuna di lavorare con Max Cavallari dei Fichi d’India come singola cantante musicista, quest’estate ho accettato una collaborazione con Francesco Sole per il singolo ‘La mia notifica preferita’. Tra i momenti più importanti ricordo particolarmente la mia partecipazione alla colonna sonora del cortometraggio ’30 dosi’ di Valentina Gala, nel quale è presente il mio brano inedito ‘Biancaneve’ e un remake di “Prothograph” di Ed Sheeran, che si è aggiudicato il Leone D’Argento al Festival internazionale del Cinema di Venezia nel 2015».


Da qualche tempo a questa parte hai alternato la produzione di materiale inedito all’esecuzione di cover, che hai caricato sul tuo canale YouTube. Come descriveresti il rapporto con il web?

«E’ un rapporto discontinuo, riconosco che sia un grande veicolo di comunicazione, dal punto lavorativo è un calderone, c’è tanto e troppo, il pubblico è disorientato e non sa come riconoscere la qualità. Uno strumento che dà una possibilità a tutti ma svalorizza i professionisti. E’ un’arma a doppio taglio, la discografia oggi non ha più figure come i talent scout e si affida ai talenti e al web, di conseguenza chi non calca questi percorsi è tagliato totalmente fuori. Personalmente lo utilizzo in maniera sana, per promuovere la mia musica e, attraverso alcune cover rivisitate in chiave acustica, per far conoscere un’altra sfaccettatura di me».

C’è un tuo brano al quale ti senti legata particolarmente o che ti rappresenta maggiormente?

«Senza dubbio ‘Io’ è quello che mi rappresenta di più, mentre ‘Menomale che ci sei’ è un pezzo che ho a cuore e che è tra i preferiti del mio pubblico. Te ne cito un terzo ‘Come si fa’, perché racconta il nostro quotidiano descrivendo l’assopimento e l’astrazione della società attuale, con una speranza di fondo verso un futuro migliore».

https://www.youtube.com/watch?v=Fy1jdyaYLvA

Se potessi “rubare” una canzone ad un tuo collega, invece, quale sceglieresti?

«In questo momento ‘La musica non c’è’ di Coez, in generale ‘Sally’ di Vasco Rossi».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro e/o sogni nel cassetto?

«Sto lavorando a nuovi brani, sempre in collaborazione con Fabio D’Amato. In più ci sarà a breve un progetto che mi vedrà per la prima volta impegnata in veste di vee-jay su una rete televisiva del digitale terrestre. Purtroppo non posso svelare molto ma vi invito a seguirne gli sviluppi sui miei canali social».

Mara BosisioPer concludere, qual è il messaggio che vorresti trasmettere, oggi, al pubblico attraverso la tua musica?

«Non mi sono mai posta questa domanda, perché quando scrivo racconto di me e di quello che ho vissuto. Il mio unico obiettivo è di tirar fuori sempre me stessa e, magari, fare in modo che chi mi ascolti possa identificarsi in ciò che scrivo».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.