A tu per tu con il cantautore romano, in uscita con la versione orchestrale del suo ultimo singolo “Al posto mio”
A un anno di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Marco Guazzone per parlare di “Al posto mio”, singolo uscito lo scorso gennaio e che riscopriamo in questa versione speciale realizzata insieme all’Orchestra Di Roma, orchestra due volte premio Oscar per “Il Postino” e “La Vita è Bella”. Uno di quei brani che non smetteresti mai di ascoltare abbracciando stretto il cuscino.
Ciao Marco, bentrovato. Partiamo da questa versione molto emozionante del tuo ultimo singolo “Al posto mio”. Un modo per chiudere un cerchio, no?
«Sì, è un po’ un ritorno alle origini, perché questa canzone è uscita in una forma che unisce tantissimi mondi presenti nella mia musica. Questa versione mette un po’ a nudo tutto questo e riporta il brano all’essenza, perchè è nata proprio così: piano, voce e archi. Mi piace avere la possibilità di raccontare e di spogliare quello che può essere il vestito di una canzone».
Un brano che ha il potere di emozionarmi tutte le volte che lo ascolto, perché lo sento vero e vissuto. Quanto è stato difficile scavare a mani nude per tirare fuori queste parole? Immagino che la collaborazione con Alessandra Floria sia corsa in tuo soccorso…
«L’unione di anime con Alessandra è avvenuto parecchio tempo fa, ci conosciamo da tempo e avevamo già collaborato insieme. Su questa canzone siamo riusciti a creare un punto di contatto importante. Sentivo la necessità di raccontare una storia difficile con una sensibilità diversa rispetto a ciò che avevo realizzato in passato. Sono molto felice del risultato, perché questa canzone racconta non solo una collaborazione importante, ma anche la storia di una bella amicizia».
Il pezzo si avvale della partecipazione dell’Orchestra di Roma, che esperienza è stata per te lavorare al fianco di musicisti di questo calibro?
«Un’emozione veramente potente, perchè rappresenta esattamente il colore emotivo che stavo cercando. E’ un brano nato al pianoforte, nello studio di Alessandra. Nella testa e nelle nostre intenzioni c’era già questa onda emotiva dell’orchestra. E’ incredibile per me arrivare a collaborare con dei musicisti di questo calibro».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?
«Guarda, credo sia veramente una lezione che vale sia nella lezione che nella vita: sbagliare. Quando scrivi una canzone, la maggior parte delle idee vengono fuori quando improvvisi, quando sbagli, quando metti mano ad un accordo in modo aspettato. La musica mi ha insegnato a cogliere ed accettare gli errori, perché sono fondamentali, ti fanno cambiare prospettiva e possono arrivare a definire in maniera positiva chi siamo realmente».
© foto di Silvia Tofani
Nico Donvito
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