Omaggio all’indimenticato cantautore livornese, baluardo della poesia e della canzone d’autore
L’opera di divulgazione della bellezza nei confronti delle nuove generazioni non può non passare da Piero Ciampi, artista che ha lasciato un segno indelebile nella scena cantautorale italiana e in molti colleghi che gli sono succeduti. Dotato di una poetica ineguagliabile, genio e sregolatezza hanno contraddistinto e segnato profondamente la sua vita, oltre che la sua carriera, che cerchiamo di ripercorrere insieme a quarant’anni esatti dalla sua prematura scomparsa.
Nato a Livorno il 28 settembre del 1934, si appassiona alla musica sin da adolescente, formando un trio con i fratelli Roberto e Paolo, suonando in giro per vari locali, compreso il periodo di leva a Pesaro, dove trascorre le serate di libera uscita con una band composta insieme ad altri tre commilitoni. Dopo il militare si trasferisce a Parigi, dove gli viene attribuito il nomignolo de “l’italiano”. Dopo esser partito per una tournèe svedese con Luigi Tenco, muove i primi passi nella discografia insieme all’amico Gianfranco Reverberi, utilizzando lo pseudonimo di Piero Litaliano.
Nel 1963 incide il suo primo album, ma non ottiene grandi riscontri, così inizia a dedicarsi all’attività di autore per altri interpreti, firmando “Lungo treno del sud” per Tony Del Monaco, “Nessuno mai mi ha mandato dei fior” per Katyna Ranieri, “Nato in settembre” e “Ballata per un amore perduto” per Georgia Moll, “Autunno a Milano” per Milly e, soprattutto, “Ho bisogno di vederti” cantata a Sanremo nel 1965 dalla vincitrice in carica Gigliola Cinquetti.
Parallelamente alle difficoltà professionali, la vita di Piero non gli regala nemmeno soddisfazioni personali, al punto da innescare dentro di lui una continua voglia di viaggiare, girando il mondo senza mettere mai radici, nemmeno affettive, viste le relazioni complicate che instaurerà con varie donne, in particolare Moira e Gabriella, da cui avrà rispettivamente due figli. La debolezza e la fragilità tipiche dell’essere umano, lo spingono verso l’alcolismo e una vita sempre poco tranquilla. Continua ad incidere pezzi ma senza ottenere grandi riscontri nelle vendite, mantenendo la stima e il riconoscimento di diversi colleghi che cantano le sue canzoni, da Gino Paoli a Dalida, passando per Carmen Villani, Nada e Nicola Di Bari, che gli regalano una discreta fama come autore.
Muore il 19 gennaio del 1980 all’età di quarantacinque anni per un cancro all’esofago. Amori, dolori e solitudini, nelle sue canzoni Piero Ciampi ha saputo raccontare la sua vita, nel bene e nel male. Molti gli artisti che negli anni lo hanno ricordato e omaggiato, amici ma anche semplici estimatori, tra i quali citiamo: Renato Zero (che nel 1991 gli dedica il brano “L’aquilone Piero”), Lucio Dalla, Toquinho, Michele Placido, Paolo Rossi, Franco Califano, Mimmo Locasciulli, Bobo Rondelli, Luci Faggella, Massimo Biazzarri, Marco Panattoni, Claudio Lolli, Franco Simone, Vinicio Capossela, Mauro Ermanno Giovanardi, Paolo Benvegnù, Dente, i Baustelle, Chiara Galiazzo, Piero Pelù, Morgan (che nel 2009 ha inciso la sua “Qualcuno tornerà”) e il conterraneo Enrico Nigiotti.
Colleghi che hanno contribuito a mantenere viva nella memoria del pubblico l’immagine e le canzoni di questo grande e ispirato cantautore, che merita di essere raccontato e studiato nelle scuole, perché parliamo indubbiamente di uno dei poeti più importanti della seconda metà del XX secolo, uno dei pochi ad avere davvero tutte le carte in regola per essere un artista.
Nico Donvito
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