Il nuovo singolo della cantante romagnola traccia finalmente il giusto profilo della Pausini di oggi
Laura Pausini la conosciamo, ormai, da 25 anni. Da quando, sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, cantava di quel Marco che “se ne è andato e non ritorna più” rivivendo la sua storia d’amore personale oltre che quella di chiunque altro vista la grande possibilità d’immedesimazione che lasciava aperta.
Allora, era il 1993, Laura aveva appena 18 anni, oggi ne ha quasi 44. Con il tempo, si sa, è impossibile non maturare, evolversi, trasformarsi ed anche la più popolare artista italiana nel mondo è, ineluttabilmente, stata soggetta a tutto ciò. La donna di oggi non potrebbe più proporre quello stesso racconto adolescenziale, irrealmente zuccheroso e contagioso de La solitudine (o meglio, non dovrebbe) perchè inevitabilmente la sua vita, ed il suo modo di vivere di conseguenza, è, nel corso di questo tempo, mutato. Non sempre tale processo è facile da realizzare e, soprattutto, da accettare ma risulta, spesso e volentieri, necessario ed obbligatorio. Ecco che Frasi a metà, il nuovo singolo della cantante di Solarolo, risulta essere la più giusta risposta a tutto ciò, l’affermazione più chiara di uno stato di cose diverso.
Se di amore s’è parlato per lungo tempo nelle canzoni della Laura nazionale, questa volta la potente voce romagnola ha scelto, finalmente, abiti nuovi: quelli dell’amicizia, della fiducia, dei rapporti traditi e fonti di illusioni, rabbia e delusioni. Il secondo estratto di Fatti sentire, ultimo disco d’inediti della Pausini (di cui qui trovate la nostra recensione), contiene dentro di sé tutto questo risuonando come la giusta consacrazione della Laura di oggi. Alla soglia dei 45 anni, da donna, Laura pare finalmente aver scoperto che la vita non è tutta rose e fiori, che non ci si innamora ogni giorno e che non lo si può rimanere per sempre. Molto più spesso, invece, l’esistenza è segnata dai tratti della rabbia, dell’insoddisfazione, delle delusioni e delle cadute improgrammabili oltre che inevitabili.
Ecco che allora dalla penna di Niccolò Agliardi, poeta assoluto del sentimento pausiniano negli ultimi anni, questa volta escono parole congrue e disilluse che feriscono l’animo ricordando che non si sta vivendo una favola ma la vita. Laura Pausini ed Edwyn Roberts ci mettono, poi, la musica che grazie all’arrangiamento esplosivo, determinato e potente nella parte ritmica (comunque non totalmente sfruttata ed esaltata) scaglia verso il cuore la sua freccia. Non quella di Cupido, per una volta, ma quella guerriera e mortale di Filottete.
Tra le sofferenze di una Laura che in prima persona racconta come “provo a rimettermi in piedi” dopo che con energia impulsiva, vera ed incontrollata ha urlato al cielo il fatto che “hai preso tutto e l’hai buttato via, qualsiasi cosa fu, qualunque cosa sia” lasciando, come sempre, una finestra aperta verso la personale interpretazione ma ben chiarendo il fatto che per lei, donna ormai vissuta ed esperta, la vita riserva anche qualche dispiacere. Ed ecco che la soluzione, una volta tanto, non è il perdono, la ricostruzione, il dimenticare ma, invece, l’allontanarsi, il dimenticarsi, il distruggersi vicendevolmente. D’altronde, lo dicevamo, la vita non è sempre uno zuccherino, a volte a vincere sono anche i sentimenti meno nobili e Laura, da donna, deve dare spazio anche a ciò per raccontarsi autenticamente.
Ilario Luisetto
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