venerdì 22 Novembre 2024

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Paolo Vallesi: “Ora o mai più? Una vittoria voluta dal pubblico” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore toscano, vincitore della seconda edizione dello spettacolo musicale di Rai Uno

Perdersi e ritrovarsi, cadere per poi rialzarsi, non c’è niente di più vero nei versi del nuovo inedito di Paolo Vallesi, intitolato Ritrovarsi ancora, presentato nel corso della finalissima di “Ora o mai più”. Ad aggiudicarsi il titolo di questa seconda edizione dello show condotto da Amadeus è stato proprio lui, supportato dai consigli e dall’esperienza di Ornalla Vanoni, oltre che da un ritrovato e simbiotico affetto del pubblico. A ventotto anni di distanza dalla vittoria della sezione Nuove Proposte di Sanremo 1991, l’artista toscano si gode questo meritato ritrovato successo, raccontandosi in questa piacevole chiacchierata.

Ciao Paolo, bentrovato su RecensiamoMusica. Vorrei cominciare dal momento in cui appreso di aver vinto, c’è una foto che hai condiviso e che ti ritrae con gli occhi chiusi e le mani giunte, cosa hai pensato in quel preciso frangente?

«Hanno proprio beccato l’Istante, quello con la “I” maiuscola, quella foto ritrae il momento in cui lucidamente ho realizzato che, per la sesta volta consecutiva, il pubblico mi voleva vincitore. Sai, fino all’ultimo secondo non era per niente scontato, anzi ero certo che il finale sarebbe stato diverso. Quando la somma algebrica è diventata ormai chiara, mi è scesa tutta la tensione e mi è passata velocemente per la testa un po’ tutta la mia carriera, dagli inizi sino ad oggi, non pensavo che una gioia del genere mi sarebbe capitata ancora una volta».

Anche nella nostra precedente intervista mi hai detto chiaramente di aspettarti un finale diverso, come mai eri così convinto di non vincere? Forse pensavi che la giuria ribaltasse il voto popolare proprio come accaduto quest’anno a Sanremo?

«Assolutamente sì, in più non pensavo che il pubblico mi volesse ancora così bene, perché sai il tempo passa e rischi di restare legato al ricordo delle tue canzoni, non apparire in televisione lascia un percepito sbagliato nelle persone. Negli anni non ho mai smesso di fare musica, piano piano ho trovato il mio equilibrio, ma non avrei mai pensato di poter ritrovare l’esposizione televisiva e raggiungere nuovamente questo tipo di successo».

Sei volte consecutive al primo posto del televoto, una sorta di abbraccio e di standing ovation virtuale da parte del pubblico a casa. In studio, invece, la giuria dei maestri ha espresso nei tuoi riguardi pareri discordanti, che hai accettato sempre con sportività. Sei riuscito a darti delle spiegazioni?

«La dinamica della trasmissione si è evoluta strada facendo: all’inizio la giuria è partita con lo spirito del siamo fratelli, figli della stessa musica, noi non siamo di qua e voi non siete di là, siamo uguali, tutto fantastico e meraviglioso. Poi con lo scorrere delle puntate, non ho ancora capito perché e forse non lo capirò mai, le carte in tavola sono cambiate, i giudizi nei miei confronti sono peggiorati, ma per le cover lo comprendo e lo accetto, ci sta che possano piacere o meno le singole interpretazioni delle canzoni di altri, forse hanno ragione loro e posso aver pure fatto peggio di serata in serata, viceversa credo si sia un filino esagerato sull’inedito, I pezzi degli altri concorrenti sono stati osannati, il mio è stato trattato come se fosse il più brutto del mondo, alcuni giudizi sono stati un po’ troppo affrettati e gratuiti. Fortunatamente, la realtà e le classifiche dicono altro, il fatto di aver lasciato rispondere ancora una volta il pubblico ha rappresentato per me una doppia soddisfazione». 

A chi la dedichi questa vittoria? 

«L’ho dedicata a mio figlio, era in prima fila, l’ho guardato negli occhi e ho percepito il suo orgoglio, un’emozione indescrivibile che mi ha ripagato, non voglio dire di momenti difficili ma, sai, mi sono sentito come ricompensato delle tante telefonate fatte e delle porte bussate senza ricevere risposta o apertura. Da padre, avvertire in lui un sentimento di fierezza mi ha regalato una grande gioia, soprattutto quando è salito sul palco e mi ha abbracciato».

Molto orgogliosa del tuo percorso anche Ornella Vanoni, siete riusciti a instaurare un bel rapporto?

«Certamente, Ornella è stata il più bel coach che mi potesse capitare, devo a lei principalmente la mia vittoria, insieme abbiamo cantato canzoni che fanno parte della storia della musica, pezzi in teoria così lontani da me e in pratica più vicini di quanto potessi immaginare, dei capolavori assoluti che mi hanno permesso di venir fuori anche come interprete, non solo come cantautore».

Veniamo al tuo inedito “Ritrovarsi ancora”, mi racconti la sua storia?

«È una canzone che è nata in pochissimo tempo, circa mezz’ora, scritta in funzione del programma quando avevo già accettato di partecipare ma non avevo ancora iniziato questo percorso. Di getto ho abbozzato il testo, successivamente ho cercato di cambiarlo più volte, per poi ritornare fondamentalmente alla stesura iniziale, insieme all’amico e poeta Beppe Dati abbiamo cercato la forma di espressione migliore, ma il senso è rimasto lo stesso. Tutto è nato dall’idea di ripresentarsi al pubblico, la consapevolezza che la vita può sia avvicinarti che allontanarti dalla persone, con la speranza che questa esperienza potesse mettere a posto i cocci. Una sensazione che, di fatto, si è rivelata più universale di quanto potessi pensare».

In alcune recenti interviste hai dichiarato che star lontano dalla popolarità ti ha aiutato a ritrovarti, adesso che c’è il rischio che la storia possa ripetersi, quali sono le cose che hai imparato e quali errori non ricommetteresti?

«Ho vinto il Festival di Sanremo che avevo venticinque anni, ora ne ho cinquanta, spero di aver imparato qualcosa in questo lasso di tempo (sorride, ndr), dal prendere determinate cose con il dovuto distacco al riuscire a gestire gli alti e bassi tipici di questo mondo. Quello che reputo importante è amare il proprio mestiere, una lezione che ho imparato da una grande artista come Ornella, che alla sua età si diverte ancora come una ragazzina. Il resto conta poco o niente».

Sui social hai commentato ironicamente che, rispetto alla tua vittoria a Sanremo nel ’91, con l’avvento degli smartphone a questo giro è stato tutto meno gestibile. Hai ricevuto tanti messaggi?

«Guarda, ho sempre lo stesso numero di telefono, lo stesso che per anni ha suonato poco adesso bolle. Nelle ore successive alla messa in onda della trasmissione ho ricevuto la bellezza di 1.168 messaggini su WhatsApp, a cui ho risposto personalmente in maniera dettagliata, uno ad uno. Ti dico solo che ho impiegato un giorno e mezzo per scrivere a tutti. Appena ho un po’ di tempo passerò agli SMS (ride, ndr)».

Ti trovi favorevole con la piega digitale che sta prendendo la nostra società o in qualche modo sei d’accordo con i concetti espressi negli inediti di Silvia Salemi e Davide De Marinis?

«Le canzoni di Silvia e Davide mi sono piaciute molto, sono entrambi artisti che stimo. Detto questo, internet c’è da vent’anni, dai commenti dei giudici sembrava che alcuni di loro lo avessero scoperto in quel momento. Il web è un modo per usufruire più velocemente delle informazioni, c’è chi lo usa e chi ne abusa, io cerco di coglierne le opportunità. Immagino che i nostri nonni pensassero la stessa cosa quando è nata la televisione».

A questo punto, si apre la possibilità di rivederti a Sanremo per la quarta volta?

«Guarda, sto facendo tutte le scaramanzie possibili e immaginabili (sorride, ndr). Dico la verità, fino a qualche tempo fa non mi sarebbe poi così tanto piaciuto tornare al Festival, penso che la partecipazione a Sanremo debba essere desiderata dalle persone e non imposta. Se dopo questa trasmissione riuscirò a mantenere attraverso la mia musica questo ritrovato affetto del pubblico, allora una mia eventuale candidatura potrà essere gradita e a quel punto sarebbe meraviglioso ricalcare il palco dell’Ariston».

Quali sono i tuoi prossimo progetti?

«Al momento sono molto concentrato sulla promozione di “Ritrovarsi ancora”, poi a giugno uscirà un nuovo singolo e, molto probabilmente, subito dopo l’estate sarà la volta dell’album. Nel mentre partirà il mio nuovo tour, precisamente il 23 maggio da Firenze, una data importante perché è tanto tempo che non mi esibisco nella mia città. Ci saranno tanti amici che prenderanno parte a questo evento, a partire da Enrico Ruggeri che è il primo che ha accettato di partecipare a questa specie di festa-concerto. Sono convinto che sarà un bel modo per potersi abbracciare, non virtualmente ma personalmente, tutti».

In conclusione ti chiedo di rivolgere un pensiero al pubblico che ti ha sostenuto e che, in questi anni di assenza televisiva, non ha mai smesso di stimarti

«E’ stata una riscoperta anche per me, non solo per loro. Non basta dire grazie, mi sento in dovere di rivolgere una promessa a tutte le persone che mi vogliono bene e che mi hanno dimostrato la loro vicinanza, a prescindere dal tipo di attenzione mediatica, io ci sarò con la mia musica di sempre e le mie nuove canzoni».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.