Da venerdì 19 aprile disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo del cantautore
A sei mesi di distanza dalla precedente recensione di “Sopra”, torniamo a parlare di Flavio Pardini, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Gazzelle, artista che con il suo disco d’esordio “Superbattito” aveva già dato prova del proprio insindacabile talento. “Punk” è il suo secondo progetto in studio, oltre che il titolo del nuovo singolo in rotazione radiofonica dal 19 aprile, un pezzo dall’alto contenuto malinconico, a metà fra una ballad introspettiva e una soave ninna nanna. Prodotto da Federico Nardelli, così come l’intero omonimo album, il brano accarezza immagini e suggestioni di una storia d’amore finita male, tra ricordi e luoghi che ripercorri per sentirti meno solo, in un susseguirsi di sapori e stati d’animo contrastanti.
Nel testo viene sviscerato ed esorcizzato il concetto di delusione, sensazione che ci spaventa ma con cui, prima o poi, ci tocca fare i conti e scendere a patti. Ancora una volta il cantautore romano riesce nell’intento di emozionare con il suo stile minimale ormai consolidato e ben riconoscibile, al punto da poter parlare della solita “gazzellata” a meno di due anni di distanza dal suo debutto discografico ufficiale.
“Punk“ è una di quelle canzoni da ascoltare abbracciati al cuscino tra le lacrime, che ti aiuta a sfogarti e metabolizzare situazioni in cui, bene o male, ci siamo ritrovati un po’ tutti. Ognuno di noi ha avuto per qualche tempo qualcuno per la testa, come un chiodo arrugginito difficile da tirar via, non pensarci è impossibile, allora devi imparare a convivere con quella fissazione, ad accettare l’evidenza, a concentrare la sofferenza in un’unica direzione e cercare, piano piano, di invertire il senso di marcia.
Con la sua musica porta sollievo e riesce a catalizzare l’attenzione dei cuori infranti Gazzelle, abile nella scrittura ma ancora perfezionabile per quanto concerne l’aspetto interpretativo, poiché pecca un pochino di empatia. Quel modo di cantare così “scazzato” tipico della poetica indie, alla lunga necessita di qualche piccolo innesto, altrimenti rischia di stancare e di sfigurare. Ecco, questa è l’unica critica che mi sento di azzardare, il resto è soltanto delicata poesia e sublime malinconia.
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Punk | Video
Punk | Testo
Tu sapevi un po’ di punk
di torta al cioccolato
di fiore calpestato
a mezzanotte e mezzo
il locale s’è svuotato
un bacio congelato
sapeva di Milano
io sapevo un po’ di tour
di maledetto me
del tempo che ho sprecato
e in fondo dimmi “ehi
ma quante cose brutte
che devi aver passato”
palato nel palato
ora sembra di capirci
sembriamo quasi amici
ora sembra di capirci
sembriamo buoni amici
Preso male che non c’è
più nessuno come te
e piangi sul cuscino
tutte quante le mie lacrime
e bevo come un ragazzino
e quando bevo senza te
quando faccio schifo
quando faccio schifo come te
Tu sapevi un po’ di punk
di fissa coi Nirvana
di metropolitana
a mezzanotte e mezzo
un’occhiata dentro casa
un bacio senza pausa
sapeva di Long Island
io sapevo un po’ di tour
di maledetto me
del tempo che ho sprecato
e in fondo dimmi “ehi
ma quante cose brutte
che devo aver passato”
palato nel palato
ora sembra di capirci
sembriamo buoni amici
Preso male che non c’è
più nessuno come te
e piangi sul cuscino
tutte quante le mie lacrime
e bevo come un ragazzino
e quando bevo senza te
quando faccio schifo
quando faccio schifo come te
Preso male che non c’è
più nessuno come te
(quando faccio schifo
quando faccio schifo come te)
e bevo come un ragazzino
e quando bevo senza te
(quando faccio schifo
quando faccio schifo come te)
quando faccio schifo come te
Nico Donvito
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