venerdì 22 Novembre 2024

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Esposito “Nello scrivere canzoni l’imprevisto è ciò che preferisco” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore toscano, che ha da poco lanciato il nuovo singolo “Guerramondiale”

A quattro mesi di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, realizzata in occasione del lancio dell’album “Biciclette rubate”, ritroviamo Diego Esposito per parlare del suo nuovo singolo, intitolato “Guerramondiale”, e della sua tournée che ripartirà il prossimo 25 ottobre dal Misaka di Bologna, per poi proseguire il 28 novembre da Le Mura di Roma, il 29 novembre da La Limonaia di Fucecchio in provincia di Firenze, il 14 dicembre dall’Artificio Show-Room di Torino e il 22 dicembre dall’Ohibò di Milano.

Ciao Diego, bentrovato. Partiamo da “Guerramondiale”, che sapore ha per te questo nuovo singolo?

«Un sapore nuovo rispetto ai miei lavori precedenti, forse un misto tra il primo e il secondo disco, una sorta di ritorno alle origini con un occhio rivolto in avanti».

Cosa aggiunge questo brano al tuo percorso, soprattutto rispetto al tuo precedente album “Biciclette rubate” pubblicato la scorsa primavera?

«Aggiunge una sonorità diversa, c’è un ritorno delle chitarre, delle batterie suonate, il risultato è piuttosto vero a livello di suono, forse perché mi rispecchia di più».

Te lo aspettavi tutto il riscontro ottenuto con “Solo quando sei ubriaca”? Un brano che tutt’oggi è nella playlist “Indie Italia” di Spotify e che ti sta regalando davvero belle soddisfazioni

«No, però credevo molto in quel brano, per cantarlo ho dovuto un po’ combattere. Lo avevo scritto con Zibba qualche anno fa, quando ero ancora autore Warner, inizialmente era destinato a un ipotetico “big” ma, visto il titolo così forte, è stato difficile trovare qualcuno che lo cantasse, così mi sono impuntato per farlo io. Alla fine gli ho convinti e me lo sono ripreso, devo dire che la cosa è stata positiva».

Qual è l’aspetto che più ti affascina durante la fase di composizione di una canzone?

«Quello che mi piace è l’imprevisto, da una parte è come se spegnessi il cervello per buttare fuori quasi inconsciamente delle cose. Mentre scrivo non so mai cosa potrebbe venire fuori, la cosa bella dello scrivere canzoni è proprio questa, parti senza sapere bene dove andrai a finire».

Ci sono degli artisti con cui ti piacerebbe lavorare in un prossimo futuro?

«Certo! Mi piacerebbe fare un duetto con Marte Marasco, poi ci sono tantissimi artisti di oggi che apprezzo particolarmente, tra cui Calcutta, Gazzelle, Brunori Sas, Motta, i Coma_Cose».

Quale significato attribuisci alla parola “indie”?

«In realtà non lo so più perché è diventato il nuovo pop, del vero indie è rimasto veramente pochissimo. Una volta stava a rappresentare la scena indipendente, tutto ciò che non rientrava in un discorso commerciale, mentre oggi è diventato praticamente un genere a stretto contatto con il mainstream. Se ascolti le playlist a tema ormai ci ritrovi tante cose, da gente che fa trap a canzoni pop, forse quello che è cambiato è il linguaggio».

In un’epoca in cui siamo inondati di musica, tutto procede velocemente e l’attenzione del pubblico è diminuita, quali caratteristiche deve possedere una canzone per non essere “skippata”?

«Se avessi questa risposta scriverei delle hit incredibili (sorride, ndr), come accade da sempre credo sia necessario un gancio melodico, dal punto di vista testuale bisognerebbe trovare qualcosa che ti colpisca, una frase che tutti possono comprendere e in cui ci si può in qualche modo immedesimare».

Giocando un attimino al “Fantamusica”, secondo te, in che direzione si evolverà l’industria discografica? Come e cosa ascolteremo tra dieci anni?

«Come sarà la musica non lo so, quello che noto sempre di più negli ultimi tempi è che c’è una tendenza a togliere, un ritorno all’essenziale, questo mi stuzzica molto. Mi piace pensare che quello che ascolteremo in futuro sarà sempre meglio, forse si tornerà a canzoni solamente chitarra e voce, ciò che cambieranno magari saranno i dispositivi sempre più tecnologici».

A breve ripartirai in tour, che tipo di spettacoli stai preparando?

«In questi primi cinque concerti ci sarà un formazione molto essenziale, saremo in trio, farò i brani del mio ultimo disco, il nuovo singolo “Guerramondiale” e qualcosa del mio primo album. Ci sarò io con la mia chitarra, Stefano con la sua e Antonio con le tastiere. Stiamo preparando in questi giorni la struttura degli spettacoli, cercando di mettere appunto qualche effetto speciale, vi invito a venire per scoprire tutto dal vivo!».

Prossimi progetti in cantiere? Sogni nel cassetto?

«Spero di iniziare a lavorare presto al nuovo disco e di fare un botto di concerti l’anno venturo, per il momento non ci sono ancora concerti al sud, ma sicuramente in primavera salteranno fuori delle date anche nel resto dell’Italia».

Per concludere, dove e a chi desideri arrivare con la tua musica?

«A chi se la sente di ascoltarla (ride, ndr), ovviamente mi piacerebbe avere un pubblico più grande e sempre più vasto. Mi sento già abbastanza fortunato e contento di poter incidere delle canzoni, buttarle su internet e farle girare, fino ad arrivare a chi possa coglierle, la cosa che in assoluto mi fa più piacere».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.