È stato uno degli artisti più discussi del Festival di Sanremo con la sua ‘Me ne frego’
È stata certamente una delle sorprese degli ultimi due Festival di Sanremo, Achille Lauro, prima “semplice” rapper, oggi artista totale classe 1990, con 5 dischi in studio all’attivo e tanta tantissima esperienza accumulata strada facendo, tra palchi, vita e realtà difficili, come per altro si sta discutendo in questi ultimi giorni, dopo la sua seconda partecipazione alla kermesse con il brano Me ne frego.
Si è parlato tanto di esempi, di stravaganza e di gusto, quel che è certo è che il buon Lauro si è dimostrato, anche con questo Festival, un artista multiforme, capace di passare in poco tempo da sacro a profano, da poesia a prosa, portando all’estremo quel trasformismo che nel tempo è diventato sempre di più un suo tratto caratteristico.
Chi conosce l’artista può capire l’evoluzione e lo spessore di una proposta che si è fatta negli anni sempre più a fuoco e precisa, seppur continuamente diversa nella sua forma. Me ne frego in questo senso appare come la somma perfetta di tutte le componenti artistiche del rapper romano: un brano che parte piano e che si accende sulla metà della prima strofa, “me ne frego” può essere inteso come uno slogan alla libertà, condizione fondamentale dell’essere umano, un invito a slegarsi dalle regole imposte dalla società o semplicemente da noi stessi, un senso di ribellione personale che sfocia anche nelle relazioni amorose.
“Dimmi una bugia me la bevo”, canta Achille, accompagnato come sempre dal fedele socio e amico Boss Doms, che si dimostra ancora una volta molto più che un gregario, ma anzi il perfetto complice per uno dei progetti artistici più interessanti dell’ultimo periodo in Italia. Quello che Achille Lauro porta sul palco è un vero e proprio spettacolo, nel senso più chiaro del termine, sorprende grazie ai suoi look ricercati (le spiegazioni si possono trovare sui suoi canali social…) e riesce nell’impresa di imbastire uno show nello show, dove la forma non sostituisce il contenuto ma lo affianca per colpire ancora di più l’ascoltatore.
Impossibile in questo senso non rimanere colpiti dalle interpretazioni dell’artista che, nel bene e nel male, va a segno anche con un brano che probabilmente possiede meno appeal rispetto a Rolls Royce, ma che riesce ancora una volta a scuotere e provocare, cosa che, specialmente nell’ultimo periodo, la musica sembra aver dimenticato di poter (e dover) fare.
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