venerdì 22 Novembre 2024

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Grein: “Il segreto per funzionare oggi? Alimentarsi di varie influenze” – INTERVISTA

A tu per tu con con il giovane rapper romano, fuori con il suo nuovo singolo intitolato “20k

Tempo di nuova musica per Gianluca Iannetti, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Grein, talento che abbiamo imparato a conoscere già in occasione del lancio del precedente singolo “Lucifero” (qui la nostra intervista) e con la pubblicazione di Disco 1, l’EP che ha coinvolto gli artisti emergenti di Honiro Ent. Si intitola “20k” l’inedito prodotto da Matteo Costanzo che anticipa, di fatto, l’uscita del suo secondo progetto discografico, a circa un anno e mezzo di distanza dal suo lavoro d’esordio “MCMXCIX”.

Ciao Gianluca, bentrovato. “20k” è il titolo del tuo nuovo singolo, com’è nato?

«E’ nato insieme agli altri pezzi contenuti all’interno dell’Ep “Disco 1” di Honiro Ent, durante il ritiro, anzi per la precisione appena siamo arrivati, è stato il primo a cui ho lavorato, perché avevo l’idea ben chiara e questo testo già scritto, per cui con Matteo ci siamo messi subito al lavoro. Abbiamo preso un po’ d’ispirazione dai Blink 182, qualche suono in prestito dal punk. abbiamo scavato nel mio passato musicale ed è venuto fuori questo pezzo abbastanza crossover, di conseguenza siamo molto soddisfatti del risultato perché secondo me è una bella bomba».

A livello musicale con Matteo Costanzo, a questo giro vi siete spinti verso sonorità nuove, più punkeggianti e rockeggianti, pur restando legato poeticamente alla dimensione trap. Pensi che il futuro di questo genere musicale sia da individuare nella contaminazione con altre sonorità? 

«Personalmente mi identifico nel mondo hip hop/rap/trap, poi mi piace sperimentare e cercare nuove sonorità, per me l’elettricità è un aspetto molto importante. Secondo me il futuro di questo genere passa assolutamente dalla sperimentazione di diversi generi, penso che in parte sia già così, basti pensare alle hit più recenti che sono contaminate dalla dance, da sonorità di matrice disco music, in più considera che negli Stati Uniti questa pratica è già di uso comune da un pezzo, sta tornando l’analogico e la voglia di mescolare il digitale con gli strumenti veri. Alla fine è quello che fa il pop da decenni, alimentarsi di nuove influenze».

Tutto questo discorso legato alla contaminazione e allo scambio musicale è un po’ l’anima, il manifesto, il cuore pulsante di “Disco 1”, l’Ep che ti ha visto protagonista assieme ad altri colleghi della tua stessa etichetta. Due le canzoni in cui sei coinvolto: “SOS” insieme a Ciao Sono Vale e Matteo Costanzo, “Lame affilate” con Leyla. Come sono nate?

«”SOS” è nata dalla sintonia con Vale, stilisticamente eravamo sicuramente quelli più vicini, quindi questo pezzo era già nell’aria, con Matteo Costanzo e Matteo Alieno ci siamo messi al lavoro ed è venuta fuori la traccia. Con Leyla, invece, sono entrato in corsa perché il pezzo originariamente era suo, mi è piaciuta la base e mi ci sono fiondato dentro. Tutto è nato spontaneamente, non ci sono state imposizioni o collaborazioni forzate, i pezzi sono venuti fuori in maniera piuttosto naturale».

Che ruolo gioca la musica nel tuo quotidiano?

«La musica è il mio quotidiano, non so come spiegartelo. Non c’è un momento in cui mi metto e scrivo, l’ispirazione arriva all’improvviso, è una cosa molto spontanea, a volte mi capita di tirare fuori un pezzo di getto, a volte di comporlo pezzo per pezzo, verso per verso e di andare a rifinirlo col tempo».

Da fruitore, che rapporto hai con la musica? Ti reputi un ascoltatore versatile o tendi a cibarti di un genere in particolare?

«Tendo a soffermarmi di più sul mio genere, ma ho degli ascolti abbastanza variegati che passano dal punk al rock., anche se li reputo secondari perché principalmente ascolto trap americana, francese e italiana. Questo è ciò che oggi preferisco, ma tendenzialmente quello che passa lo ascolto, credo che questo influenzi inconsapevolmente la mia ispirazione».

“Lucifero” e “20k” sono i due singoli che anticipano il tuo nuovo Ep di prossima uscita, cosa puoi spoilerarci a riguardo?

«In realtà non posso spolilerare nulla, posso solo dire che a breve arriveranno un bel po’ di news. L’Ep andrà sicuramente nella direzione dei due singoli che hai citato, ho cercato il più possibile di contaminarmi con sonorità punk-rock, ci saranno pezzi meno estremi di “20k” e altri che seguiranno quella linea, in generale il sound sarà fondamentalmente quello, con più o meno sfumature trap».

Per concludere, tu sei giovanissimo, ma la musica intesa sia come arte che come settore ti forma, ti ha sicuramente insegnato tante cose. Qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica?

«La lezione più importante me l’ha data sicuramente l’ambiente musicale, ovvero non sottovalutare mai le persone, perché confrontandomi con altri colleghi ci siamo resi conto che chi comincia all’inizio deve stare al gioco e sopportare certi sfottò, perché all’esterno spesso la tua passione può non essere considerata come una cosa seria. In fin dei conti, se credi in un progetto che sia musicale, imprenditoriale o qualsiasi altra cosa, sono certo che prima o poi qualcosa arriva, perseverare vale più di qualsiasi cosa».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.