martedì 26 Novembre 2024

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Lisbona: “L’ironia è il brand che contraddistingue i miei pezzi” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore e polistrumentista torinese, in uscita con il singolo intitolato “Ikea

Tempo di nuova musica per Luca Fratto, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Lisbona, artista che vanta la pubblicazione di diversi singoli, tra cui ricordiamo “La serie da solo”, “Nuda”, “Maledetta” e “Tostapane”. Si intitola “Ikea” il brano disponibile in rotazione radiofonica dallo scorso 18 febbraio, un pezzo che si avvale d’immagini evocative per ironizzare sui lati positivi della fine di una storia d’amore, situazione spesso raccontata in maniera logora e struggente. Il cantautore torinese, con un pizzico di sarcasmo, cerca di guardare la situazione da un angolatura differente, risultato originale sia per inventiva che per linguaggio. Approfondiamo la sua conoscenza.

Ciao Luca, benvenuto. Partiamo da “Ikea”, il titolo del tuo ultimo singolo, com’è nato?

«E’ nato nel mio studio, da un giro di basso sintetico e dalla voglia di raccontare la separazione di una coppia, mantenendo un pizzico di ironia che contraddistingue un po’ i miei pezzi, come una sorta di brand. Ho ipotizzato cosa potesse rappresentare per un ragazzo una piccola rivalsa al termine di una relazione tipo, come canto nel ritornello, il non dover più sopportare i suoi piedi ghiacciati nel letto prima di andare a dormire o il non dover seguire più le frecce interne dell’Ikea, quelle dei percorsi guidati, di sabato».

Il brano racconta di come sia facile passare dal non poter fare a meno di una persona al considerarla meno importante di un burrocacao o di un tubetto di mascara. Pensi che la responsabilità sia da attribuire alla velocità con cui tutto si muove oggi? 

«Credo che i rapporti siano più legati ad un discorso caratteriale, non credo che vengano troppo condizionati a seconda del mondo che c’è intorno. Molto probabilmente sono cambiati i modi con cui iniziano le relazioni, oggi come oggi una storia può cominciare sui social network, mentre una volta era impensabile una cosa del genere».

Dal punto di vista musicale, invece, le sonorità proseguono in una direzione vicina agli anni ’80, come già accaduto con i tuoi precedenti singoli. Cosa ti spinge a rispolverare e ad attualizzare questo tipo di sound?

«Penso che la buona musica sia partita da lì ed io ho individuato, per mio puro gusto personale, le macchine in grado di produrre buoni suoni, ovvero quelle analogiche. Da lì l’idea di mescolare questi suoni con gli strumenti e la musica di oggi, contestualizzandoli rendendoli sempre attuali».

Le videointerviste ai tempi del Coronavirus, stiamo realizzando questa chiacchierata tramite Skype non a caso. Come stai vivendo questo particolare momento storico, con quale stato d’animo affronti quello che sta accadendo in Italia e nel mondo?

«Guarda, non lo so, a volte non capisco a cosa credere, se è giusto spaventarmi o pensare che il problema non cada su di me direttamente, bensì su chi mi sta vicino e ha un’età più avanzata. Non saprei, nel dubbio sto in casa. In questi giorni dovevo andare a casa di Samuel per una sessione di scrittura insieme, a Maggio abbiamo in programma una serie di Live insieme, ma non sappiamo bene come si svilupperà tutto. E’ una situazione molto incerta, non so, sono un po’ stranito, come credo tutti».

Cosa pensi dell’attuale scenario discografico in Italia? Credi che il mercato sia ancora in grado di scoprire e valorizzare il talento?

«E’ una domanda un po’ difficile, ci sono di mezzo grossi investimenti e tanti discorsi paralleli di persone che influiscono sui rapporti degli artisti. Il settore discografico italiano ha avuto ultimamente delle virate particolari, grazie all’ingresso di questi due generi nuovi, che sono Indie e Trap, che hanno creato un loro mercato vero e proprio, lasciano le major a bocca asciutta, almeno inizialmente. Penso a realtà come Bomba Dischi, Maciste Dischi o 42 Records, realtà che hanno spinto artisti come Calcutta, Gazzelle e Cosmo, portandoli nel giro di poco tempo dai piccoli club ai palazzetti».

“Ikea”, “La serie da solo”, “Nuda”, “Maledetta” e “Tostapane” sono i primi cinque tasselli del tuo mosaico discografico, a tal proposito ti chiedo: cosa dobbiamo aspettarci dal tuo prossimo futuro? In che direzione si evolverà la tua musica?

«Il disco è praticamente quasi pronto, salvo ingressi dell’ultimo minuto credo sia completo. Pensiamo di farlo uscire a Settembre, subito dopo l’estate, saranno circa sette o otto pezzi, mentre a maggio dovrebbe uscire un altro singolo. Diciamo che questo virus ci sta scombinando un po’ i piani, il mio obiettivo più importante è suonare il più possibile in giro, conquistando il pubblico orecchio dopo orecchio, live dopo live».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.