A tu per tu con i due ispirati cantautori, in uscita con il loro singolo in coppia “Andrà tutto bene“
Un brano sentito che ci invita a riflettere e a non dimenticare, questo e molto altro ancora è “Andrà tutto bene”, l’inedito firmato e cantato in coppia da Lorenzo Cilembrini, in arte Il Cile, e il misterioso Pianista Indie. Scritto e composto in diretta Instagram durante il lockdown, il pezzo sostiene l’impegno scientifico della GDS Foundation, i proventi delle vendite saranno interamente devoluti in favore della prevenzione, della ricerca e dell’umanizzazione delle cure. In occasione di questa nuova uscita, abbiamo raggiunto via Skype i due cantautori per approfondire la conoscenza della loro ispirata visione musicale.
Ciao ragazzi, benvenuti. Partiamo da “Andrà tutto bene”, come sono nati il vostro incontro e questo pezzo?
Il Cile: «Il tutto nasce da una stima professionale, prima ancora della catastrofe del Covid già ci frequentavamo e lavoravamo insieme su delle idee musicali. La canzone, invece, l’abbiamo composta durante una diretta Instagram, con la stessa naturalezza che ci contraddistingueva quando ci chiudevamo in studio per scrivere insieme. Non ci siamo messi a ragionare troppo, abbiamo coinvolto il pubblico e ci siamo divertiti, questa è una fortuna perché ti permette di realizzare cose belle».
Pianista Indie: «Concordo e sottoscrivo, tutto nasce da una bella stima professionale, sempre più rara in questo ambiente, dove molti duetti vengono composti a comando. Nel nostro caso, proveniamo entrambi dallo stesso mondo, abbiamo lo stesso approccio artistico, ci piace scrivere, personalmente mi rivedo molto nei suoi testi, erano anni che speravo di lavorare con lui. “Andrà tutto bene” l’abbiamo scritta in circa un’oretta, con l’aiuto di amici che ci guardavano e follower che osservavano curiosi».
La voglia di ripartire è tanta, anche di divertirsi, ma non dobbiamo confonderla come un tentativo di rimozione, perché sarebbe impossibile far finta che nulla sia successo. Dal punto di vista musicale è come se ci fossero due scuole di pensiero, da una parte i figli dell”andrà tutto bene”, canzoni che prendono spunto da questo slogan per sostenerci emotivamente l’un l’altro, dall’altra parte i figli del “facciamola andare bene già da adesso”, quindi la moltitudine di tormentoni che pure quest’anno non ci hanno risparmiato. Cosa vi ha spinto ad andare controcorrente rispetto al mood del momento?
Pianista Indie: «La nostra non è assolutamente una mossa studiata, la canzone è nata a marzo, non abbiamo voluto cavalcare l’onda del clamore di quei mesi, la situazione era davvero delicata e, sinceramente, non avevo neanche voglia di fare interviste mentre c’erano persone che ci lasciavano e gente che stava male. Quando poi è arrivata GSD Foundation, che ci ha offerto la possibilità con il gruppo San Donato di sfruttare questa canzone per una buona causa, abbiamo colto al volo l’occasione. Per quanto riguarda i tormentoni, secondo me, questa sarebbe potuta essere un’estate diversa, coloro che si occupano di questo generi di pezzi, francamente, avrebbero potuto fare uno sforzo in più per non ripetersi come accade ormai da anni».
Il Cile: «Per entrambi questa canzone aveva senso di esistere con un contributo concreto per una causa. Sul discorso tormentoni non saprei, nel senso che sta diventando tutto un po’ troppo ciclico nella musica. Se guardi i nomi degli autori di quel tipo di pezzi, più o meno sono sempre gli stessi, credo che servirebbe un cambiamento. Il mio augurio è che tra questo genere di canzoni “frivole”, magari, esca fuori una nuova “Mare mare”, un pezzo che sicuramente ti da qualcosa di più del solito reggaeton. Nell’ultimo disco di J-Ax ho un brano che si intitola “Festa” e che sarebbe stato in linea con il periodo estivo, ma quando Ale mi ha fatto sapere che sarebbe uscito con una canzone scritta appositamente durante il Covid, ho capito profondamente il senso. Come diceva Pianista, è impossibile restare impassibili a certe situazioni se hai un minimo di sensibilità umana e artistica».
Quali sono le caratteristiche che più vi colpiscono l’uno dell’altro e quali sono i vostri punti di contatto?
Pianista Indie: «Beh, io credo che nel combinare le parole Lorenzo sia unico in Italia, lo sostengo sin dall’uscita del suo primo singolo “Cemento armato”. Sono otto anni che difendo questa tesi, ne ero certo ancora prima di avere la fortuna di lavorarci in sala prove. Lui tesse le parole, è proprio una Penelope dei testi. I punti di contatto, invece, risiedono tutti nella musica che abbiamo ascoltato da ragazzi e in quella che ascoltiamo ancora oggi, nell’approccio alla composizione».
Il Cile: «Riconosco come un mio limite il riuscire a creare l’ampiezza melodica, una caratterista che Pianista cavalca con una enorme scioltezza, mentre io tendo a scrivere molto fitto, a non avere la stessa agilità. I suoi contenuti, la sua cifra, il modo di utilizzare le parole, rimandano totalmente a quelli che sono stati i miei ascolti, da Vasco al cantautorato inglese rock di un certo tipo. Poi, entrambi abbiamo come contatto lo strumento, io la chitarra e lui il pianoforte».
Cosa dobbiamo aspettarci dalla vostra nuova musica? Quali sono i vostri rispettivi prossimi progetti in cantiere?
Pianista Indie: «Per quel che mi riguarda è pronto già un album che Mescal ha intenzione di pubblicare prossimamente, in realtà doveva uscire ad aprile ma è bastata una mezza telefonata tra me e i discografici per capire che non era il caso. In più spero di tornare a suonare presto, ho interrotto un tour di venti date, mi auguro di poterle recuperare il prima possibile. Infine, spero di poter realizzare altre cose in futuro nuovamente con Lorenzo, perché è davvero bello lavorare con lui».
Il Cile: «Sì, avevamo iniziato e avevamo in mente di fare qualcosa insieme, chissà, abbiamo sicuramente altre canzoni nel cassetto scritte in coppia. Personalmente ho un album praticamente pronto ormai da tempo, a cui si sono aggiunti altri brani, sto capendo che senso dare al tutto perché, come abbiamo detto prima, per far uscire un disco in un momento storico come questo deve esserci un’idea, una motivazione, non potendo fare instore e presentare dal vivo il progetto».
Per concludere ragazzi, un’ultima riflessione legata alla vostra canzone e al periodo storico che stiamo vivendo. Sotto diversi punti di vista, è indubbio che la società pre-Covid stesse affrontando un lungo momento di freddezza sociale, qual è l’augurio che vi sentite di rivolgere alla comunità del futuro? Cosa sperate che questa situazione estrema di difficoltà ci abbia insegnato?
Pianista Indie: «E’ vero, ci stavamo inaridendo, non possiamo dire che ci siamo trasformati, ma qualcosa si è mosso. Da quando il lockdown è finito noto un veloce ritorno al passato, perché ci siamo lasciati prendere dalla vita e dai problemi di tutti i giorni. La speranza, a prescindere dal Covid, è quella di riuscire a trovare l’umanità in noi stessi, confrontandoci tra persone, senza vergognarci di esternare i nostri sentimenti. Lo dice uno con la maschera in faccia che, però, cerca di trasmettere valori e contenuti attraverso la propria musica».
Il Cile: «Credo che, purtroppo, questo momento storico sia riuscito a far incazzare ancora di più determinate classi sociali. Mi piacerebbe che gli artisti un po più maturi tornassero a prendere delle posizioni nette contro le situazioni ingiuste, che cercano di acuire la degenerazione culturale nelle nuove generazioni, per questo vorrei che si mettesse al centro dell’attenzione il problema delle scuole. Noi cantautori dovremmo cercare di trovare una via di mezzo tra il rendere più leggera la vita e il divulgare messaggi, mai come adesso c’è veramente bisogno di tutto questo».
Nico Donvito
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