Analisi sul percorso del cantautore romano: tra passato, presente e futuro
Sono passati circa due anni dalla pubblicazione di “Vita ce n’è“, l’ultimo album in studio di Eros Ramazzotti, artista che non ha bisogno certo di presentazioni, tra i beniamini italiani più amati all’estero. Dopo aver analizzato il percorso di Laura Pausini, estendiamo la nostra riflessione ad un altro grande rappresentante del pop nazionale e su quello che potrebbe essere il suo prossimo futuro.
Tutto tace sul fronte ufficiale, almeno per il momento non è stato annunciato alcun progetto e nessuna data riguardo il suo ritorno, anche se siamo certi che il lavoro di preproduzione, specie negli ultimi difficili mesi, non si è fermato. Un decina di pezzi praticamente pronti erano stati esclusi dal precedente disco e destinati, probabilmente a una riedizione, che ormai non avrebbe grande senso pubblicare. C’è da capire, dunque, quale potrebbe essere la possibile direzione, tutte le strade sembrano portare al suo quindicesimo album di inediti, anche se non si può escludere l’ipotesi di una terza raccolta in occasione dell’imminente quarantennale di carriera, se consideriamo la sua primissima partecipazione a Castrocaro datata 1981.
Da sempre Ramazzotti non ha mai nascosto il desiderio di pubblicare un giorno un disco di cover dedicato interamente a Lucio Battisti, un progetto che prima o poi potrebbe prendere realmente forma e vedere la luce. Di sicuro la carriera di Eros necessita un disco che sia di rottura, che vada a spezzare una certa continuità che negli ultimi anni non ha premiato, almeno non come in passato, pur sperimentando nuove soluzioni, lavorando con numerosi e autori e diversi produttori.
In tal senso, Luca Chiaravalli è forse il producer che meglio è riuscito a compensare, trovando il giusto equilibrio tra sperimentazione e tradizione con “Noi”, pubblicato nel 2012, tra gli episodi più ispirati rilasciati dal cantautore romano nel nuovo millennio, inaugurato con “Stile libero” nel 2000 e proseguito con “9” nel 2003, “Calma apparente” nel 2005 e “Ali e radici” nel 2009, lavori in linea con il suo precedente percorso.
Uno dei problemi è rappresentato dalla scelta dei pezzi di lancio, spesso non azzeccati, a discapito di valide tracce contenute in scaletta che non hanno conosciuto una grande visibilità in assenza di promozione, cito ad esempio “E ancor mi chiedo”, “Nell’azzurrità”, “Il buio ha i tuoi occhi”, “Piccola pietra”, “Non ti prometto niente”, “Nomadi d’amore”, “L’ultimo metrò”, “Io sono te”, “Così”, “Vivi e vai”, “Per il resto tutto bene” e “Vale per sempre”, che avrebbero meritato di essere considerati come singoli.
Insomma, rispetto agli anni ’90 Eros Ramazzotti non ha certo perso di vista l’ispirazione, il problema a volte sono state le scelte, più discografiche che artistiche, che hanno accompagnato i suoi ultimi lavori, comunque di buon livello. Potrà sembrare banale, ma scelta di un singolo è fondamentale, soprattutto in un’epoca così confusa e frenetica, in cui veramente un libro viene giudicato da una copertina e una canzone dai primi quindici secondi.
Bisogna accettare questo cambiamento e cercare di portare avanti il proprio discorso in maniera più estemporanea possibile, soprattutto quando si ha la fortuna di avere un nome e un cognome che parlano da soli, una storia così importante alle spalle da poter dire la propria senza doversi omologare necessariamente al contesto odierno, perché la musica non ha né tempo né spazio, l’istinto e la verità ripagano sempre.
Il reggaeton e Luis Fonsi possono rappresentare uno degli esempi discutibili, perché inseguire le mode non premia a lungo raggio, poiché cambiano in continuazione, mentre la musica di Eros Ramazzotti è immortale, per questo motivo può e deve fare tendenza, è il mercato che si dovrebbe piegare alle sue intuizioni, non viceversa, per tornare magari a dire qualcosa di nuovo nel mondo, tornando ad esportare la melodia italiana e il pop, perché questo è il suo nome reale, possiamo chiamarlo indie, possiamo chiamarlo urban, l’importante è non piegarsi alle logiche playlistiche che non fanno bene alla musica, bensì incentivano le casse delle multinazionali.
Quindi, in conclusione, alla domanda: “in che direzione andrà la bussola di Eros Ramazzotti?“, la risposta è decisamente in work in progress, l’augurio è che possa proseguire la sua fase matura senza perdere mai di vista quel guizzo da eterno ragazzo che, da “Terra promessa” in poi, ha letteralmente conquistato il pubblico di mezzo mondo, grazie ad uno stile riconoscibile che non va snaturato o attualizzato, bensì rafforzato e tutelato, perché incarna quella genuinità e quell’onestà tanto difficili da riscontrare al giorno d’oggi. In un periodo storico privo di grandi maestri, il suo esempio resta fondamentale anche e soprattutto per le nuove generazioni.
Nico Donvito
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