A tu per tu con la band capitanata da Michele Corvino, tra i protagonisti della quindicesima edizione italiana di X Factor
Si intitola “Useless“ il brano inedito presentato durante la prima puntata di X Factor 2021 dai Karakaz, band composta da Michele Corvino (voce e chitarra), Luigi Pianezzola (basso), Massimo Deliberi (chitarra) e Sebastiano Cavagna (batteria). In occasione di questa nuova uscita, abbiamo raggiunto telefonicamente il frontman del gruppo.
Ciao Michele, benvenuto. Partiamo dal vostro brano inedito “Useless”, com’è nato e cosa rappresenta per voi?
«E’ nato due anni e mezzo fa, in un periodo della mia vita un po’ particolare. Non mi andava di uscire e tendevo a rinchiudermi in casa, vivendo la stessa routine tutti i giorni, una sensazione che ho voluto riprodurre anche attraverso la staticità del pezzo. Il fatto che si evolva ma ritorni sempre alla stessa condizione, è decisamente voluto. In linea generale ho voluto trasformare un momento brutto in qualcosa di bello, così è venuta fuori questa canzone».
Cosa vi ha spinto a provare l’esperienza di X-Factor e come valuti il vostro percorso fin qui?
«E’ successo tutto un po’ per caso. Ci è arrivata una chiamata da parte degli scout del programma che ci hanno proposto un provino, per poi trasformarsi in tutto quello che stiamo vivendo adesso. E’ stata una sorpresa per noi, ma anche una grande rottura per me perchè ho interrotto una routine e mi sono tuffato in un’esperienza stimolante e completamente nuova».
Quale pensi sia il valore aggiunto che Hell Raton può trasmettere a voi e agli altri ragazzi della sua squadra?
«Hell Raton e il resto del suo team di lavoro, ovvero Alessandro Treglia, Jacopo Volpe e SIXPM, sono dei musicisti che hanno un background diverso dal nostro. Di conseguenza, sono tante le cose che possono insegnarci e che ci hanno già insegnato. Una di queste è cercare di esplorare il più possibile mondi differenti. Una conversazione musicale che genera punti di vista e scambi di idee differenti, in modo super stimolante».
Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di dare vita al progetto Karakaz?
«Karakaz è nato come un progetto singolo, che doveva essere accompagnato nei live da altri musicisti. Di conseguenza si sono alternati diversi elementi nel corso del tempo. Con gli attuali membri ci siamo conosciuti in momenti differenti, anche perchè siamo provenienti in quattro diversi punti dell’Italia. Io sono abruzzese, poi c’è Luigi il bassista che è veneto, Massimo il chitarrista che è ligure e Sebastiano il batterista che è trentino. Ci siamo conosciuti tramite amici in comune, tutto un po’ per caso. Vuoi non vuoi, alla fine, il progetto Karakaz è sempre stato incentrato su una musica da band, essendo tutta musica suonata, per questo abbiamo deciso di presentarci come gruppo».
Quali influenze musicali vi accompagnano e vi accomunano?
«Sono tanti e sono pochi a dire la verità. Io e Luigi siamo molto sulla stessa lunghezza d’onda, perchè abbiamo entrambi un background proveniente dalla musica elettronica e dal punk-rock. Poi c’è Massimo che è molto più vicino al classic rock e Sebastiano che, invece, è esaurito e basta (ride, ndr)».
Pensate che il vostro sia un genere che possa rendere bene anche in italiano o state lavorando ad inediti solo in inglese?
«L’italiano è un gran tabù per questo genere di musica. Questo non vuol dire che non siano iniziate già delle prove per scrivere in italiano. In passato mi è capitato più volte, però penso di non aver trovato ancora la giusta dimensione. Naturalmente questo rappresenta per noi un punto di arrivo, un obiettivo, perchè rappresenta sicuramente una grande sfida».
Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di entrare nell’albo d’oro di X Factor, quale sarebbe per voi il riconoscimento più importante che vi piacerebbe ottenere da questa esperienza?
«Le soddisfazioni, in realtà, sono già cominciate ad arrivare. In un battito di ciglia siamo passati tutti e quattro da una vita all’altra, ci ritroviamo davanti ad un pubblico enorme che ci guarda e che ci ascolta, cosa che non sarebbe mai successa se non avessimo partecipato a questo programma. L’augurio è che di soddisfazioni ne possano arrivare ancora tante in futuro».
Nico Donvito
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