lunedì 25 Novembre 2024

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Saltare sopra la desolazione con i Baustelle di “Contro il mondo” – RECENSIONE

Recensione del nuovo singolo della band di Francesco Bianconi

Cinque anni di silenzio in cui sia Francesco Bianconi che Rachele Bastreghi si sono dedicati ai loro progetti solisti per poi tornare con un singolo che anticipa il nuovo album “Elvis” e che sembra riprendere l’idea attorno a cui girava il progetto “L’amore e la violenza“, ovvero recuperare le tinte pop e immediate degli esordi dopo la ricerca cupa e sinfonica di “Fantasma“: sono i Baustelle di “Contro il mondo“, brano ancora freschissimo di uscita ma che suona già come un classico della band toscana.

Desolazione nel testo ma freschezza nelle sonorità |

Contro il mondo” ricalca la volontà di saltare sopra la desolazione tipica di alcune tra le loro più celebri proposte. A un testo che racconta la nostra condizione umana ricca di contraddizioni, si oppongono infatti tastiere e sintetizzatori funzionali nel dare al brano una freschezza anni ’70 e un ritornello irresistibile, capace d’incollarsi in testa dopo un solo ascolto.

Vi dice qualcosa “Charlie fa surf“? È stato l’anti-tormentone per eccellenza degli anni tra il 2000 e il 2010, con il disagio adolescenziale raccontato attraverso un linguaggio gergale che, unito a delle sonorità martellanti, ha dato la possibilità a una band allora ancora incastrata nella nicchia di arrivare velocemente alle radio. E oggi questo brano non fa che ricalcarne i principali dettami.

Al centro c’è la confusione della nostra epoca |

È una proposta da cui esce uno spessore che sa essere leggero. I protagonisti si conoscono in una situazione tragicomica (“Ricordi il Primavera Festival quando mi hai detto ciao e sei svenuta?“) provando a portare avanti una relazione che causa però “un’emorragia nella mia vita” perché “l’amore rende ciechi se c’è e non distingui Sylvia Plath da un parassita“. E il finale è quindi in linea con le aspettative: “E un giorno ti ho scoperto a letto con un altro, però non mi ha fatto male e sai perché? Perché siam tutti uguali, cani nel deserto“.

È un rapporto utilizzato quindi come mezzo per descrivere la confusione che viviamo in questa epoca, capace di mettere all’improvviso la parola “fine” anche su qualcosa di bello, nello stesso modo in cui passiamo in un amen da pensieri “pesanti” (“Criticare il grande vuoto, la sinistra che non c’è“) al disimpegno più totale (“Farmi di coca o Coca-Cola, o canticchiare le canzoni estive“).

Un appiattimento che ci rende tutti uguali perché ha come unico fine quello di “esser popolari“, e che si riassume nell’emblematico verso che dà il via al ritornello: “Essere contro il mondo e invece averlo addosso“. È la rinuncia ad ogni tipo di ribellione. La sensazione che più lanciamo invettive, più critichiamo, più cerchiamo di fuggire dalla mediocrità e più questa società ci omologa. La consapevolezza di far parte di qualcosa che ci imprigiona ma che, in fondo, alla fine riesce a piacerci.

In conclusione |

Contro il mondo” assume quindi i crismi di una perfetta, e spietata, instantanea di una generazione smarrita ed è una straordinaria rappresentazione del mondo “baustelliano”, capace di far convivere, come pochi, poetica alta e sguardo leggero, desolazione e spensieratezza, malinconia e letizia. Cantano il mondo peggiore, ma ci danno l’opportunità di farlo coralmente.

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Nick Tara

Classe '92, ascoltatore atipico nel 2022 e boomer precoce per scelta: mi nutro di tradizione e non digerisco molte nuove tendenze, compro ancora i cd e non ho Spotify. Definito da Elettra Lamborghini "critico della sagra della salsiccia", il sogno della scrittura l'ho abbandonato per anni in un cassetto riaperto grazie a Kekko dei Modà, prima ascoltando un suo discorso, poi con la sincera stima che mi ha dimostrato.