La kermesse canora raggiunge la piena maturità mediante l’affermazione della canzone d’autore
Prosegue il nostro viaggio tra i decenni che hanno segnato l’epopea del Festival di Sanremo, dopo avervi raccontato gli anni ’50 e gli anno ’60, facciamo tappa nei prodigiosi anni ’70, caratterizzati dall’ascesa del cantautorato e dall’affermazione dei complessi musicali. La qualità cresce esponenzialmente, gli interpreti acquisiscono maggiore consapevolezza, anche se l’avvento di altre manifestazioni canore (tra tutte “Canzonassima”), rischia di offuscare l’attenzione mediatica sulla città dei fiori, un declino suggellato dall’incremento dell’importazione di canzoni straniere, sempre più presenti nelle hit parade del nostro Paese.
Dopo un ricco triennio che ha regalato alla manifestazione le presenze di numerose star internazionali, la kermesse punta sugli interpreti italiani, tra cui si segnala l’esordio di una giovanissima Patty Pravo, in gara con “La spada nel cuore” in coppia con Little Tony. A trionfare la coppia più bella del mondo composta da Adriano Celentano e Claudia Mori con “Chi non lavora non fa l’amore”, il primo brano di protesta ad aggiudicarsi il titolo nella storia della rassegna. Tra le canzoni escluse dalla commissione, la celebre “Tanto pe’ cantà” di Nino Manfredi.
Ultima edizione che adotta la formula dei doppi interpreti per la stessa canzone, ad aggiudicarsi il titolo è “Il cuore è uno zingaro” della coppia composta da Nada e Nicola Di Bari, al secondo posto “Che sarà”, interpretata da José Feliciano e dai Ricchi e Poveri, mentre chiude il memorabile podio di questa edizione “4/3/1943”, uno dei pezzi più conosciuti di Lucio Dalla, proposto in gara con gli Equipe 84. Tra gli altri veterani in concorso, ricordiamo: Domenico Modugno, Caterina Caselli, Al Bano Carrisi e Sergio Endrigo.
Ventiduesima edizione ricordata per l’esordio in gara di Gianni Morandi, reduce da successi incredibili e presente alla kermesse per la prima volta con “Vado a lavorare”, considerato un brano minore del suo vastissimo repertorio. Nonostante la seconda vittoria consecutiva di Nicola Di Bari con “I giorni dell’arcobaleno”, a restare nel tempo saranno soprattutto “Piazza grande” di Lucio Dalla, “Montagne verdi”proposta dall’esordiente Marcella Bella e “Jesahel” dei Delirium, che segna l’unica partecipazione in gara di Ivano Fossati.
Reduce dallo straordinario successo del famoso quiz televisivo “Rischiatutto”, alla guida della kermesse torna per la settima volta Mike Bongiorno, che presenta un’edizione ricca di grandi nomi della nostra canzone italiana, da Roberto Vecchioni a Umberto Balsamo, passando per Milva, Fausto Leali, Drupi, i Camaleonti, Dori Ghezzi, Lara Saint Paul, Toni Santagata, Memo Remigi, Gigliola Cinquetti e il vincitore Peppino Di Capri che si aggiudica il titolo con “Un grande amore e niente più”.
Annata in sordina, l’interesse del pubblico comincia a calare nonostante la presenza di grandi nomi del calibro di Orietta Berti, Mino Reitano, Rosanna Fratello, Donatella Rettore, Riccardo Fogli e Gianni Nazzaro con il brano “A modo mio” firmato da Claudio Baglioni (unica volta in gara in veste di autore per il futuro direttore artistico della kermesse). Rivince per la terza volta Iva Zanicchi con “Ciao cara come stai?”, scritta da Cristiano Malgioglio. Ultima volta in gara per Domenica Modugno con il brano-manifesto “Questa è la mia vita”.
Nozze d’argento con la musica per il Festival di Sanremo. anche se questa sarà ricordata come una delle edizioni di minor successo nella storia della kermesse, a causa del boicottaggio delle case discografiche che disertarono in massa la manifestazione, non inviando gli artisti più quotati del momento e lasciando la scena agli emergenti. Ad aggiudicarsi il titolo la debuttante Rosangela Scalabrino, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Gilda, la prima cantautrice ad ottenere la vittoria della manifestazione, con il brano “Ragazza del sud”.
Dopo la rinuncia in extremis di Domenico Modugno, la conduzione viene affidata al disc jockey Giancarlo Guardabassi, che presenta radiofonicamente le serate senza mai salire sul palco. Dopo il totale insuccesso della precedente edizione, il direttore artistico Vittorio Salvetti rivoluziona profondamente la gara, eliminando l’orchestra e le esibizioni dal vivo in favore del playback, introducendo inoltre per la prima volta, le ospitate fuori concorso degli artisti internazionali. Si aggiudica la vittoria Peppino di Capri, che riagguanta il titolo con “Non lo faccio più”.
Debutta la trasmissione a colori, in scena per la prima volta al Teatro Ariston dopo ben ventisei anni di organizzazione nella storica location del Salone delle Feste del Casinò Municipale. Solamente dodici le canzoni, tra cui spiccano numerosi complessi come gli Albatros, i Santo California, Il Giardino dei Semplici, i Collage e i vincitori Homo Sapiens, che conquistano il primo posto con la loro “Bella da morire”. Per la prima volta nella storia della kermesse, le band si classificano nelle prime tre posizioni aggiudicandosi l’intero podio.
Condotto da Beppe Grillo, il ventottesimo Festival della canzone italiana, vede l’unica presenza in gara di Rino Gaetano con “Gianna”, oltre all’esordio di una giovanissima Anna Oxa con “Un’emozione da poco”. Dominano la classifica finale i Matia Bazar, che conquistano il titolo con “E dirsi ciao”. Dopo qualche anno di scarsi consensi, la kermesse canora torna a suscitare l’attenzione del pubblico, riuscendo anche nel lungimirante e difficoltoso compito di consegnare alla storia della musica leggera alcuni indimenticabili evergreen.
Dopo un’apparente ripresa, la popolare manifestazione canora segna una battuta d’arresto con un’edizione decisamente sottotono, che porta alla vittoria lo sconosciuto Mino Vergnaghi con il brano “Amare”. Un debuttante che nel tempo saprà imporsi e reinventarsi come autore, componendo le musiche di diversi pezzi di successo, tra cui “Diamante” di Zucchero, “Di sole e d’azzurro” di Giorgia e “Succhiando l’uva” di Mina. Si conclude così un decennio di alti e bassi per il Festival della canzone italiana, prima del grande rilancio avvenuto negli anni ’80.
Le canzoni più belle di Sanremo | Anni ’70
“4/3/1943” (Lucio Dalla – Equipe 84)
“Che sarà” (Ricchi e Poveri – José Feliciano)
“Gianna” (Rino Gaetano)
“Montagne verdi” (Marcella Bella)
“Un’emozione da poco” (Anna Oxa)
“La prima cosa bella” (Nicola Di Bari – Ricchi e Poveri )
Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
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Un pensiero su “Festival di Sanremo, protagonisti e canzoni degli ANNI ’70”
[…] di Caterina Caselli del 1966; “Nessuno di voi” di Milva del 1966 Direttamente dagli anni ’70, invece, troviamo: “Non dimenticarti di me” di Mal e dei Nomadi del 1971; “Non voglio […]
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