lunedì 25 Novembre 2024

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Laioung: “Rinascimento? Una piccola estensione della mia personalità” – INTRVISTA

A tu per tu con il giovane talento classe ’92, in uscita con la sua nuova fatica discografica “Rinascimento

Tempo di nuova musica per Giuseppe Bockarie Consoli, meglio noto con lo pseudonimo di Laioung, disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire da venerdì 26 aprile con il nuovo album “Rinascimento” (su etichetta Polydor/Universal Music), progetto contenente dieci brani inediti, la cui uscita è stata anticipata dal singolo “Proteggimi”. A tre anni di distanza dalla pubblicazione del suo ultimo disco “Ave Cesare: veni, vidi, vici” e dopo aver collezionato prestigiose collaborazioni con Guè Pequeno, Fabri Fibra e Biagio Antonacci, ritroviamo il rapper ancora più maturo e consapevole, in piena forma artistica, perfettamente a proprio agio e ben rappresentato da questa nuova fatica discografica.

Siamo in compagnia di Laioung, per scoprire il suo “Rinascimento”, ovvero il titolo di questo nuovo album. Da cosa nasce?

«”Rinascimento” nasce dall’amore per l’arte, ho cercato di essere il più artistico possibile portando delle nuove sonorità ancora non scoperte in questo mondo, attraverso la fantastica lingua italiana e le sonorità internazionali».

Infatti, sia a livello di tematiche che di sonorità, cosa hai voluto portare con te all’interno di questo tuo nuovo bagaglio musicale?

«Semplicemente una piccola estensione della mia personalità, da sempre il mio obiettivo è quello di trasmettere emozioni con dei contenuti».

“Proteggimi” è il singolo che anticipa l’uscita dell’album, un brano molto intimo che racconta il tema della separazione vissuto con gli occhi di un bambino, che significato attribuisci a questa canzone?

«A volte la vedo come una lettera che canto a me stesso, tipo un monito che serva a ricordarmi di proteggere me, è una sorta di consapevolezza di situazioni che possono succedere, un messaggio di forza e di motivazione. Molti vedono la pioggia come qualcosa di negativo, in realtà porta benedizioni e una volta smesso di piovere c’è sempre un tempo fantastico. Il messaggio che ho voluto lanciare è che, nella vita di tutti i giorni, possiamo evitare di dare troppa attenzione a cose per cui non vale la pena star male». 

Cosa aggiunge “Rinascimento” al tuo percorso artistico? Quali innovazioni e quali analogie contiene rispetto alle tue produzioni passate?

«Aggiunge una nuova espressione artistica della mia musica, in modo sempre abbastanza spontaneo e piuttosto sincero, esprimendo tutto l’amore per l’arte. Ho voluto realizzare canzoni che potessero far riflettere i giovani, farli divertire, ma anche motivarli, spingerli alla ricerca di loro stessi».

Sei molto giovane ma vanti già diverse collaborazioni di tutto rispetto, ne cito tre: Fabri Fibra, Guè Pequeno e Biagio Antonacci. Mi dici un insegnamento che ti ha lasciato ciascuno di questi tre artisti?

«Guè Pequeno mi ha dato dei consigli per il mondo del business, lo stimo perché ci sa fare molto bene con gli affari, mi ha spronato a dare il meglio e riempito di belle parole. Fabri Fibra ha un cuore enorme, ad ogni suo concerto a cui sono andato mi ha fatto trovare delle buste piene di vestiti per farmi capire quanto mi apprezzasse. Mi ha portato in giro, siamo stati in studio insieme, abbiamo visto tanti live, per me è stato incredibile poter cantare con lui. 

Biagio Antonacci è la dimostrazione che l’universo sta lavorando a favore della positività. Quando ero piccolo mio papà lo intervistò in un radio in Belgio, avevamo scattato anche una foto che non si trova più. L’ho rincontrano attraverso suo figlio perché ascoltava le mie canzoni e così è nato il pezzo. E’ stato un onore per me esibirmi con un maestro di umiltà davanti a 20.000 persone per tutto il suo tour, è stato un sogno, se chiudo gli occhi e ci penso devo ancora realizzare che sia accaduto davvero».

Rivolgendo uno sguardo al futuro, invece, c’è qualcuno con cui ti piacerebbe collaborare per continuare a contaminare ancora di più la tua musica?

«Mettiamola così, io collaborerei con qualsiasi artista con cui trovo una particolare affinità personale, che sia conosciuto o sconosciuto non importa, amo tutti e il mio messaggio può adattarsi a qualsiasi tipo di circostanza. Mi piacerebbe collaborare davvero con chiunque, sia italiani che internazionali, non pongo limiti, basta che facciamo bella musica».

Credi di aver raggiunto un tuo stile, una tua identità artistica o più semplicemente ne sei ancora alla ricerca?

«In questo momento diciamo che ho raggiunto uno stile e la consapevolezza di chi sono, in questo mestiere ci sono dei livelli musicali e io mi impegnerò al massimo per superarli».

Per concludere, archiviato il Rinascimento, verso quale epoca si dirigerà la tua musica?

«C’è un piccolo spoiler che racconta la prossima epoca nell’album, si chiama “6 km per Marte” e, in qualche modo,  anticipa il prossimo mondo e la prossima era».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.