domenica 24 Novembre 2024

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Antonella Lo Coco: “Canto ciò che mi sento addosso, senza alcuna forzatura” – INTERVISTA

A tu per tu con la cantautrice siciliana di nascita ed emiliana di adozione, in uscita con “Solo per te

Tempo di nuova musica per Antonella Lo Coco, artista che ricordiamo per la sua partecipazione alla quinta edizione italiana di X Factor, oltre che per le prestigiose collaborazioni con Fiorella Mannoia e Loredana Bertè. Si intitola “Solo per te” il singolo pubblicato lo scorso 27 settembre, scritto da Francesca Xefteris, un brano orecchiabile e radiofonico dalle interessanti sonorità internazionali, che segue di poche settimane l’uscita del precedente “Felici in due” (qui la nostra recensione), canzone che ha segnato il suo ritorno discografico e che la stessa cantante ha dedicato alla compagna Elisa, con la quale è convolata a nozze lo scorso 20 giugno.

Ciao Antonella, bentrovata. Comincerei questa chiacchierata da “Solo per te”, com’è nato e che valore attribuisci a questo pezzo?

«E’ nato dalla collaborazione con Francesca Xefteris, in questo caso non sono l’autrice del brano, ma per me la musica è condivisione. Quando ho ascoltato questa canzone ho riconosciuto qualcosa di molto simile alla mia scrittura e quello che io stessa ho vissuto tempo fa, perché credo che sia una situazione che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, può provare perché parla di quell’amore inaspettato, che arriva e ti sconvolge anche quando non lo stai cercando».

In un mondo così preso da cose futili, quanto pensi sia importante lanciare messaggi universali di questo genere?

«Penso che sia importante per tornare a dare valore alle piccole cose, mollare un po’ il telefono per concentrarsi sulle cose che contano davvero, che possono essere un abbraccio, un sorriso, un “ciao come stai” piuttosto che un messaggino con la faccina, perché tutto a volte diventa finto e prevedibile. Insomma, ci vorrebbero più gesti veri e spontanei, in grado di sottolineare gli aspetti realmente importanti della nostra vita».

Facciamo un salto indietro nel tempo, quando hai scoperto la passione per la musica?

«Sin da piccola ho capito che mi piaceva tanto cantare e suonare il pianoforte, sono state le mie prime due grandi passioni. Ho studiato sin da bambina, poi sono arrivate le prime band e ho cominciato a scrivere le mie prime canzoni. Fin da ragazzina sono sempre stata affascinata dall’elettronica, in particolare dai Depeche Mode e da tutta la musica degli anni ’80 che mi ha molto ispirato, anche se non si sente molto in queste mie ultime produzioni. Mi piacevano molto anche Anouk e Tori Amos, mentre sul fronte italiano Elisa è sempre stata un punto di riferimento per me».

Nel 2012 approdi ad X Factor e ti aggiudichi il terzo posto, cosa ti ha lasciato di concreto quell’esperienza?

«E’ stata sicuramente la vetrina mediatica più importante per me, oltre che una grande scuola musicale, perché ho avuto l’opportunità di studiare canto con costanza,  c’era un vocal coach che mi seguiva tutti i giorni. Mi ha aiutato anche a livello di presenza scenica, un aspetto che in molti sottovalutano ma che, invece, è molto molto importante. X Factor mi ha aperto diverse porte, è un’esperienza che sicuramente mi ha lasciato tanto di concreto».

A distanza di sette anni ci sono ex partecipanti che senti ancora con cui hai condiviso nel tempo, oltre a quel palco, anche un’amicizia?

«Non con tutti, per una questione di distanza. I primi mesi ci sentivamo spesso, come accade a scuola al rientro da una gita scolastica, eravamo molto uniti, poi col tempo si torna alla vita di tutti i giorni. Sento spesso Claudio Cera, mi capita anche con Francesca Michielin, che poi è stata la vincitrice di quell’edizione».

Ti è capitato di rivedere o risentire Arisa? Cosa pensi del suo percorso, della sua evoluzione, della capacità di stupire che ha dimostrato anche quest’anno sul palco dell’Ariston?

«Rosalba è così, il suo bello è proprio questo, riesce a stupire sempre in positivo, anche all’ultimo Sanremo sono rimasta a bocca aperta perché ha spaccato tutto. Perché da lei ti aspetti qualcosa di più rassicurante, vicino alle atmosfere de “La notte”, anche con l’ultimo album ha spiazzato e personalmente l’ho trovato molto interessante. Secondo me è anche una grande autrice, mi è capitato durante l’esperienza di X Factor che mi facesse ascoltare qualcosa che aveva scritto, devo dire che la trovo brava anche in quello».

Nel tuo percorso puoi già vantare collaborazioni prestigiose, cito tra tutte Loredana Bertè e Fiorella Mannoia. Cosa ti hanno trasmesso queste due grandissime artiste?

«E’ difficile descrivere con un aggettivo delle collaborazioni così importanti, diverse tra loro, ma che in realtà si sono incrociate nel progetto “Amiche in Arena”. Fiorella l’ho conosciuta durante la finale di X Factor, mai avrei pensato che pochi anni dopo mi chiamasse per propormi di cantare una sua canzone, inizialmente pensavo fosse uno scherzo (ride, ndr), invece era vero ed è stato bellissimo lavorare con lei. Con Loredana ho duettato in “Folle città”, quel giorno in studio avevo tantissima ansia, ma sia lei che Fiorella mi hanno messo a mio agio, è stata un’esperienza fantastica».

A parte i nomi che ti ho citato, c’è un altro incontro che reputi fondamentale per la tua crescita?

«Quello con Elisa, in due fasi diverse: la prima antecedente ad X Factor, nel 2009, quando vinsi il Cornetto Free Music Auditions, un concorso che mi diede la possibilità di aprire il suo concerto all’Arena di Verona; la seconda molto pià recente, quest’anno è venuta in concerto nella mia città, a Reggio Emilia, e mi ha invitato a cantare con lei un medley di tre canzoni, è stata una soddisfazione enorme, perché per me è sempre stata davvero un riferimento».

“Felici in due” è il brano che ha tracciato l’inizio di questo tuo nuovo percorso. Onestamente lo reputo uno dei pezzi piu belli di questo 2019, l’ho scritto e te lo ribadisco senza problemi. È una canzone che per te ha una valenza importante, quale esattamente?

«Dal punto di vista musicale ha la valenza di un nuovo inizio, di questo percorso di autoproduzione con un nuovo team di lavoro. Dal punto di vista personale racconta la mia storia d’amore con Elisa, che è diventata di recente mia moglie, è un pezzo che descrive quello che sono stati tutti questi dieci anni insieme, nella più assoluta semplicità. Credo fortemente nel messaggio di questa canzone, la risposta è stata forte perché, ancora oggi, entrambe riceviamo dei messaggi bellissimi che ti spezzano il cuore, perché ti rendi conto di come non tutti riescano a vivere il proprio amore alla luce del sole, mi ritengo fortunata e vorrei poter fare qualcosa, spero di esserci davvero riuscita con questo brano».

Ti senti rappresentata dall’attuale scenario musicale italiano? 

«Ti do un “no” secco, perché quello che percepisco io dall’attuale scenario della musica italiana è che prevale un genere che non mi appartiene, con questo non dico che la trap non abbia valore, ma che non mi rappresenta personalmente, ma che riconosco sia molto apprezzato, soprattutto dagli adolescenti. Mi piacerebbe ritrovarci un po’ più di contenuto, perché nella musica ci vedo sempre una motivazione e un appiglio, soprattutto in un genere che si fa portavoce di un’intera generazione».

In questo momento troviamo all’Up Music Studio di Cernusco sul Naviglio, lo studio di registrazione di Kikko Palmosi che ringraziamo per l’ospitalità. Vista la location non posso non chiederti: cosa ci stai preparando di bello?

«Sto preparando un brano molto importante, in primis dal punto di vista musicale perché parla di un tema sociale purtroppo molto attuale, poi perché presenterò questa canzone alle selezioni di Sanremo Giovani, incrociamo le dita. Sono molto scaramantica sul Festival, ci sono andata vicina tante volte, chissà, staremo a vedere!».

Per concludere, qual è l’insegnamento più importante che senti di aver appreso dalla musica in questi anni di attività?

«Penso che l’insegnamento più importante sia stato capire quanto sia importante cantare qualcosa in cui credi, mi è successo di aver interpretato canzoni che non mi rappresentavano al 100% e che magari rispecchiavano quello che, in quel momento, poteva piacere alle radio. Questo non va bene, perché rischi di perdere credibilità, perché questo alla gente arriva, il pubblico se ne accorge. Penso che la musica sia emotività, energia, qualcosa che deve catturare ogni singola persona. Quello che mi sono ripromessa in questo mio nuovo progetto, completamente autoprodotto, è di cantare quello che mi sento addosso, senza alcun tipo di forzatura».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.