giovedì 21 Novembre 2024

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“Note di viaggio”, alla riscoperta di Francesco Guccini

Disponibile da venerdì 15 novembre il disco volto a celebrare la musica del noto cantautore emiliano

Una raccolta, un omaggio, un tributo sentito, questo e molto altro ancora è “Note di viaggio – capitolo 1: venite avanti…, disco volto ad esaltare e far conoscere alle nuove generazioni l’immenso patrimonio artistico di uno dei nostri più ispirati cantautori: Francesco Guccini. Prodotto da Mauro Pagani, l’album è impreziosito dalla presenza di dodici rappresentanti dell’attuale scenario musicale italiano, da Elisa a Ligabue, passando per Carmen Consoli, Giuliano Sangiorgi, Nina Zilli, Brunori Sas, Malika Ayane, Francesco Gabbani, Luca Carboni, Samuele Bersani, Margherita Vicario e Manuel Agnelli. Realizzato e distribuito da BMG, si tratta del primo di due capitoli volti a divulgare le canzoni dell’artista emiliano, mentre la seconda parte è prevista per il prossimo anno.

Dodici le tracce in scaletta, a partire dall’inedito scritto e cantato da Guccini, arrangiato da Pagani, intitolato  “Natale a Pavana”, passando per grandi classici come Auschwitz”, “Incontro” e “L’avvelenata”, più brani che rivivono di nuovo splendore come “Scirocco”, “Tango per due”, “Stelle”, “Canzone quasi d’amore”, “Quattro stracci”, “Vorrei”, “Canzone delle osterie di fuori porta” e “Noi ci saremo”.

«Le canzoni di Francesco hanno accompagnato da sempre il mio cammino di uomo e di musicista – racconta Mauro Pagani – in ogni casa, in ogni festa, discussione o corteo lui in qualche modo c’era. Avere l’opportunità di risalire quel lunghissimo fiume di immagini e di parole, potendo per di più contare sull’aiuto e la maestria di così tanti amici, è stato davvero un gran privilegio. Scegliere è stata la cosa più difficile. Alla fine ciascuno ha cantato ciò che era stato importante per lui, o magari semplicemente ciò che più lo emozionava. Quanta bellezza, quanta vita, quanto presente».

Gli artisti coinvolti | Photo gallery

«Una delle prime cose che mi è venuta in mente quando abbiamo iniziato questo lavoro è che mi sarebbe piaciuto avere un brano inedito – prosegue Pagani – qualcosa di completamente nuovo che ci permettesse di raccontare una bella storia, insieme. Ho quindi cominciato a insistere con Francesco, che mi rispondeva “ma no dai, non canto più, basta, non ho voglia!”, ma io lo vedevo che aveva un luccichio negli occhi, e quindi ho continuato finché non sono riuscito a convincerlo. Gli avevo chiesto un testo, lui mi ha dato una poesia di due pagine e mezzo in dialetto, dove parla proprio dei suoi ricordi di infanzia, di quando, con la sua famiglia, festeggiava il Natale a Pavana. In questo brano c’è tutta la nostalgia dei ricordi di un tempo andato e più passa il tempo più la nostalgia si affaccia. Ho avuto l’onore di “paganizzarlo” un po’ e di cantare con Guccini i ritornelli. È stata un’emozione vera».

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Note di viaggio | Tracklist

  1. Natale a Pavana (inedito)Francesco Guccini 
  2. Auschwitz – Elisa 
  3. Incontro – Ligabue 
  4. Scirocco – Carmen Consoli 
  5. Stelle – Giuliano Sangiorgi 
  6. Tango per due – Nina Zilli 
  7. Vorrei – Brunori Sas 
  8. Canzone quasi d’amore – Malika Ayane 
  9. Quattro stracci – Francesco Gabbani 
  10. Canzone delle osterie di fuori porta – Luca Carboni e Samuele Bersani
  11. Noi non ci saremo – Margherita Vicario
  12. L’avvelenata – Manuel Agnelli e Mauro Pagani

Francesco Guccini e Mauro Pagani | Presentazione

«Avrei voluto, qualche tempo fa, scrivere una storia che non ho poi scritto ma che ora voglio raccontarvi – racconta Guccini – immaginavo due peones messicani, guerriglieri con Francisco Pancho Villa o con Emiliano Zapata. I due soldaderos, reduci da un combattimento, si stanno rilassando bevendo tequila, passandosi una bottiglia. Uno dei due prende una chitarra e canta una canzone, Cielito Lindo, dicendo che si tratta di una creazione sua. All’altro quel brano piace molto e lo fa cantare e ricantare al collega, finché non l’impara.

Il giorno dopo c’è un altro scontro, ma il chitarrista non torna a riposarsi, forse è morto in battaglia. C’è però l’amico che, imbracciata la chitarra, intona, per un gruppetto di combattenti attorno a lui, Cielito Lindo, e il motivo si diffonde, altre persone lo conoscono e lo portano in giro. So bene che la canzone non è del tutto popolare, è stata scritta nel 1882 da Quirino Mendoza y Cortez, ma l’andamento del testo e della musica è come se fosse di origine popolare, e così Cielito Lindo si è sparsa in tutto il mondo, ha traduzioni in diverse lingue e viene ancora oggi cantata da allegre brigate di amici che, dopo una buona mangiata e una robusta bevuta, con voci un poco stonate si cimentano in appassionati Ayayayay, canta y no llores. 

Tutto questo per dire che la canzone, una buona canzone, è oggetto misterioso, leggero e volatile, e però afferra la mente e il cuore di chi la esegue e di chi l’ascolta e, passando di bocca in bocca, supera lo spazio geografico e quello del tempo. Avevo scelto Cielito Lindo come esempio di canzone popolare capace di viaggiare ovunque e comunque, proprio come è accaduto a certe ballate, ignoti gli autori, nate nel centro Europa, passate in Inghilterra e da lì discese in Italia alla fine del ‘500: la melodia è cambiata ma la storia, sebbene modificata, è quella, simile all’originale. Un bel salto nel tempo e nello spazio. Perché la canzone è una sorta di gibigianna, e cioè riflesso di luce su una superficie, non sta ferma, si allarga, viaggia, conquista territori e persone, con trame che sfuggono, attraverso passaggi che ignori… Perché la canzone è magia, un fenomeno continuamente migrante».

Note di viaggio | Conferenza stampa

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.