A tu per tu con il cantautore e produttore romano, al fianco di Leo Gassmann nell’avventura sanremese
L’amicizia in ambito artistico è un bene prezioso, raro e per nulla scontato. Lo sa bene Matteo Costanzo, già attraverso la precedente chiacchierata ha sottolineato l’importanza del legame instaurato con Leo Gassmann, vincitore della sezione Nuove Proposte di Sanremo 2020. Un rapporto nato durante l’esperienza di X Factor 12, consolidato nel tempo anche grazie alla lavorazione di “Strike“, l’album pubblicato lo scorso 7 febbraio nel quale sono contenute tredici tracce inedite, tra cui la stessa “Vai bene così“.
Ciao Matteo, bentrovato. Hai vinto il Festival Di Sanremo! Tu insieme a Leo, Leo insieme a te, due amici veri, una bella storia da raccontare. Come hai vissuto questa bella esperienza?
«Sicuramente è stata una vittoria inaspettata, forse adesso comincia la vera e propria realizzazione, perché sono tornato subito a lavorare con altri progetti e non mi sono ancora potuto godere quanto accaduto, questa pausa la utilizzerò per scrivere cose nuove. E’ dallo scorso agosto che lavoriamo al progetto di Leo, abbiamo ottenuto ciò che volevamo, sono felice, adesso cercherò di concentrarmi anche su altro».
Com’è stato dirigere l’orchestra di Sanremo?
«Anzitutto devo alzare le mani e ammettere che non sono un direttore d’orchestra, ho fatto dei mini corsi anche su internet per apprendere, giusto l’indispensabile. Ho accettato di fare questa cosa in primis perché le parti suonate dall’orchestra erano scritte da me, per cui mi sono buttato e messo in gioco. In più me l’ha chiesto Leo, perché svolgevo un ruolo soprattutto psicologico, quando saliva sul palco lo guardavo e cercavo di tranquillizzarlo dicendogli che era tutto a posto. Questo è servito tanto ad entrambi, perché andare a Sanremo per cogliere una sfida insieme ad un tuo amico è proprio diverso, ti fà prendere le cose più alla leggera, godendoti l’esperienza nel migliore dei modi».
“Vai bene così” non ha solo vinto, è anche arrivata al pubblico. Secondo te perché?
«La canzone parla dell’accettare se stessi e non dannarsi dei propri errori, nella vita di tutti i giorni si affrontano sfide e non è facile accettarsi, soprattutto in un mondo votato all’immagine e all’apparenza come quello attuale. Questo messaggio positivo è arrivato al pubblico, guardando le varie stories su Instagran, ricondivise da Leo, mi hanno quasi emozionato, bambini e ragazzi che cantano “Vai bene così”, che si sono immedesimanti nel pezzo, questa penso sia stata la vera vittoria».
Sono passati due mesi dalla pubblicazione di “Disco 1”, l’EP che ti ha visto coinvolto a 360 gradi, sia come produttore che come cantante. Qual è il tuo bilancio su questo progetto?
«Sicuramente è stata una semina di tante amicizie, di tante belle collaborazioni tra stili artistici diversi. Sono contento di come si è sviluppato l’intero percorso, continuo a lavorare con loro, si è creato davvero un bel rapporto tra di noi, che si allarga sempre di più, ad esempio Matteo Alieno è ospite nel disco di Leo Gassmann, insieme hanno scritto e duettato nel brano “Magia”, da cosa nasce cosa».
Sei impegnato con vari progetti, facciamo un po’ ordine, a cosa stai lavorando attualmente?
«Dopo anni di belle collaborazioni e di esperienze che fanno curriculum, oggi, il mio obiettivo primario è quello di suonare la mia musica. Non ho mai avuto tanto tempo a disposizione per lavorarci, in questo periodo mi sono concesso una pausa, visti i risultati positivi mi sono potuto permettere di fermarmi e di concentrarmi un po’ su me stesso, perché non puoi fare contemporaneamente sia l’allenatore che il calciatore, o fai una cosa o fai l’altra. Fortunatamente avrò l’opportunità per scrivere cose nuove, anche se ho già nel cassetto sei-sette pezzi, spero che esca presto un primo blocco, in modo da poter procedere di pari passo con la produzione, cominciare a suonare di più, aspetto che nell’ultimo periodo ho un po’ tralasciato».
Per concludere, cosa ti piacerebbe trasmettere attraverso la tua musica? Quali sono le tematiche di cui vorresti farti portavoce?
«Nelle canzoni nuove si fa molta attenzione alle emozioni provate dal corpo e legate alla vita, tipo il seguire se stessi attraverso quello che si prova, per esempio il linguaggio dell’ansia o semplicemente l’anima, dei concetti vicini ad emozione e sensazioni intime. Ho cercato di raccontare ciò che parte da ognuno di noi, dal nostro profondo, anche l’amore è raccontato in senso introspettivo e non generale. E’ difficile da spiegare, quando usciranno questi pezzi sarà più facile parlarne (sorride, ndr). Oggi come oggi, percepisco che la maggior parte dei testi descrivono un immaginario, senza andare al cuore di quella determinata tematica. Ho sentito la necessità di scrivere delle canzoni che parlassero di un mio stato d’animo, di quelle cose che magari confidi ad un tuo amico, questo è un aspetto che ritrovo poco nella musica attuale e che mi piacerebbe fare mio».
Nico Donvito
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