giovedì, Aprile 18, 2024

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Cosa resterà di Sanremo 2020? Analisi della 70esima edizione del Festival

A poche ore dall’ultima serata della popolare kermesse, ecco il nostro bilancio

Sarà ricordato come il primo Festival della canzone italiana targato Amadeus, ricco di proposte musicali interessanti e di momenti che resteranno impressi per molto tempo nell’immaginario collettivo del pubblico italiano. A differenza della precedenti edizioni premiate dagli ascolti televisivi a discapito delle vendite dei dischi, ci auguriamo che le canzoni presentate in questo Sanremo 2020 possano restare a lungo nella memoria dei fruitori e degli appassionati di musica.

Buona la conduzione, nonostante le infinite critiche riguardo la lunghezza delle cinque serate, Fiorello e Tiziano Ferro sono stati due ottimi compagni di viaggio, confermando a pieni voti le aspettative della vigilia, proprio come le dieci presenze femminili che hanno, chi più chi meno, nobilitato lo spettacolo. A fare la differenza, però, sono stati i brani in concorso, sulla falsariga dello scorso anno, contemporanei e rappresentativi dei gusti del pubblico più trasversale.

Dopo un anno sabbatico, si torna alla doppia categoria, ottimo il livello delle canzoni presentate nella sezione Nuove Proposte, a cominciare dal vincitore Leo Gassmann, passando per Fasma, Matteo Faustini, Tecla Insolia, Marco Sentieri, Eugenio In Via di Gioia, Fadi, Gabriella Martinelli e Lula, tutti artisti di cui sentiremo sicuramente parlare anche in futuro. Forse, per il 2021 sarebbe opportuno optare per un meccanismo differente, perché le sfide dirette non rendono giustizia ai giovani artisti in gara, soprattutto quest’anno considerando le ravvicinate percentuali di scarto.

Un Festival di buon livello, dunque, ma migliorabile… com’è giusto che sia. Troppe le canzoni in gara per la categoria Campioni, soprattutto in mancanza delle eliminazioni, anche questo sarà sicuramente un argomento da portare sul tavolo di lavoro per la 71esima edizione, come già anticipato nel corso dell’ultima conferenza stampa dal neo-direttore di Rai Uno Stefano Coletta. A livello musicale stravince la tradizione, “Fai rumore” e “Vai bene così” sono due canzoni belle e senza tempo, perché esiste un certo tipo di classicità che ben si sposa con la contemporaneità.

Sanremo 2020 verrà ricordato come il Festival della meritatissima consacrazione di Diodato, cantautore raffinato dotato di una vocalità straordinaria, ma anche come una delle edizioni più radiofoniche con pezzi orecchiabili e fischiettatili, fra tutti “Viceversa” di Francesco Gabbani, senza tralasciare anche “Ringo Starr” dei Pinguini Tattici Nucleari, “Dov’è” de Le Vibrazioni e “Gigante” di Piero Pelù. Vincono anche l’eleganza di Tosca, la stravaganza di Achille Lauro e la grinta di Rita Pavone che, nonostante il diciassettesimo posto, ha impartito a tutti una lezione importante, al punto che una sola standing ovation e nessun premio attribuito appaiono come uno scandalo, una grossa pecca, un’ingiusta mancanza.

Due le sconfitte principali di questa annata, da segnalare le battute d’arresto delle quote rap e degli ex partecipanti dei talent show, da X Factor a Maria De Filippi, che non hanno ottenuto i consensi delle precedenti edizioni. Rimarrà nella storia il caso Bugo-Morgan, proprio come ci auguriamo resti anche “Sincero”, canzone bella al punto che sarebbe un vero peccato si perdesse tra il botta e risposta delle mille polemiche. Infine, per concludere, riviviamo attraverso le immagini i momenti più esilaranti ed emozionanti di questa 70esima edizione del Festival della canzone italiana.

Sanremo 2020 | Gallery

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Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.
Nico Donvito
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Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica italiana e spettatore interessato di qualsiasi forma di intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.