Intervista al noto autore e produttore
In occasione della sua ennesima collaborazione autorale, questa volta con i Nomadi per un brano del loro nuovo album “Nomadi dentro”, abbiamo intervistato Emilio Munda, autore, compositore e produttore anche per Dear Jack, Silvia Mezzanotte, Francesco Renga, Simonetta Spiri, Michele Bravi, Nina Zilli, Umberto Tozzi e Gemelli diversi. Ecco cosa ci ha raccontato:
Partiamo dalla domanda fondamentale: come stai?
<<Sto bene, il 2017 è, finora, un buon anno perché sono riuscito a realizzare belle cose sia come autore che compositore e produttore>>.
A tal proposito da ieri è disponibile “Nomadi dentro”, il nuovo album che segna il ritorno dei Nomadi per il quale hai contribuito con un brano
<<Si, esatto l’album è uscito venerdì ed ho scritto e composto “Può succedere”, un brano nato un anno fa per parlare degli ultimi e del fatto che le cose possono cambiare se lo si vuole davvero: non a casa c’è un verso che dice “eppure alla fine vinceranno gli ultimi, quelli che non ti aspettavi mai”. È un invito a guardare il mondo anche da un’altra prospettiva: se si crede che il mondo può cambiare e si opera per farlo già il mondo è diverso, almeno per sé stessi. Non era nata pensando per forza a questo progetto: avevo iniziato a scriverla per il gusto di farlo poi, quando è intervenuta Lorella Cerquetti (che ha collaborato alla scrittura), abbiamo pensato di proporla ai Nomadi>>.
Dal 2013 sei autore per la Sugar Music, etichetta discografica di Caterina Caselli, che ti ha portato a collaborare insieme a tantissimi artisti del panorama discografico italiano sia appartenenti alla nuova leva (Dear Jack, Michele Bravi) che di una certa carriera (Nomadi, Francesco Renga, Silvia Mezzanotte) …
<<È doveroso dire che sono arrivato alla Sugar Music come autore grazie a tre anni di esclusiva con Francesco Renga che mi scelse in una sorta di concorso>>.
In che senso?
<<Francesco Renga nel 2010 aveva pubblicato un annuncio per cercare un autore tramite il web. Un mio amico mi ha spronato a mandare qualcosa ed io ho inviato un provino piano e voce realizzato al volo: non ho saputo più nulla per almeno tre mesi fino a quando non mi hanno contattato per dirmi che avevo vinto il concorso. Non ci avrei mai sperato, pensavo che sarebbe stato tutto pilotato: come spesso succede. Da lì ho mandato un altro brano e anche questo colpì Francesco che mi chiese di mandare un CD con i miei brani che si potevano adattare a lui. La settimana dopo mi proposero un contratto in esclusiva per 3 anni durante i quali ho lavorato per il suo album “Un giorno bellissimo”. Il passaggio a Sugar è stato naturale avendo tanti altri brani per altri artisti>>.
Con Sugar Music sono arrivati i Dear Jack e tanti altri
<<Si, nel 2015 per i Dear Jack ho scritto “Le strade del mio tempo” mentre, invece, l’ultima collaborazione risale a poche settimane fa quando è uscito “Modern art”, l’ultimo album di Nina Zilli per la quale ho scritto “Per un niente”>>.
Tra tutte le collaborazioni avute qual è la collaborazione che più ti piace ricordare, quella di cui sei più orgoglioso?
<<Mah, forse quella con Francesco Renga perché è stata una tra le prime di importanti e quella che, tutt’oggi, è durata maggiormente>>.
Parlando sempre di Sugar Music si può sicuramente dire che ti trovi a collaborare con una delle etichette più importanti del panorama discografico italiano, e non solo, e che da sempre è sinonimo di qualità anche dal punto di vista autorale (Tiziano Ferro, ad esempio, ha le proprie edizioni gestite da Sugar): che cosa significa per te far parte di questa “famiglia”?
<<E’ una soddisfazione grandissima: trovare il proprio nome, la propria foto e la propria biografia da quattro anni a questa parte (e lo sarà anche per i prossimi 4 vista il recente rinnovo di contratto) accanto a quelle di Andrea Bocelli, Negramaro, Malika Ayane o Raphael Gualazzi è davvero un grande onore>>.
Da dove nasce la tua passione per la scrittura?
<<Ho iniziato a suonare la batteria quando avevo 4 anni e da bambino desideravo diventare un batterista, non un compositore. Poi ho iniziato a suonare pianoforte, tastiere, chitarra, basso e pian piano anche a cantare per cui ho provato anche a scrivere facendo tutto da me: scrivevo e suonavo da me tutti gli arrangiamenti. Tant’è che curavo quasi di più la parte degli arrangiamenti rispetto a quella della stesura del testo o della melodia. A livello professionale ho iniziato a scrivere quando Silvia Mezzanotte a selezionato due miei brani tramite MySpace: lì ho capito che la strada di autore poteva essere la strada giusta>>.
È dunque da questa tua tendenza alla cura degli arrangiamenti ad averti portato anche al ruolo di produttore?
<<Esatto, arriva da qui. E per me è un vantaggio come quello di essere un musicista: per me, che sono un batterista, il groove della batteria mi appartiene malgrado oggi si utilizzino i campioni elettronici. Quello che cerco di fare io è dare un suono moderno, ma comunque ben suonato e di qualità, all’interno delle mie produzioni. Ho prodotto, per esempio, Simonetta Spiri, Davide Mogavero e Ylenia Lucisano, vincitrice di Area Sanremo lo scorso anno>>.
Condividendo sia il ruolo di musicista che di produttore non riscontri una certa dicotomia tra i due ruoli, il primo legato al suono “analogico” e il secondo alla tendenza tutta contemporanea dell’elettronica?
<<Riesco a coniugare bene insieme le due cose grazie al fatto che gli arrangiamenti spesso sono ibridi nel senso che contengono sia strumenti acustici che elettronici: una chitarra acustica e sopra un loop elettronico, o un pianoforte acustico con sotto un basso elettronico o una ritmica sintetica fino ad arrivare a delle chitarre suonate ma filtrate. È questo il bello del gioco: mantenere la qualità di un prodotto ben suonato portandolo verso un gusto moderno>>.
A tal proposito, in una chiacchierata che abbiamo realizzato per il nostro portale qualche settimana fa, Francesco Baccini mi diceva come, secondo lui, al giorno d’oggi non si riesca più a realizzare un disco che passi alla storia proprio per colpa del suono: il suo di un pianoforte acustico sarà sempre uguale per cui se piacerà oggi piacerà anche domani mentre, invece, l’elettronica, a suo dire, incontra il gusto attuale ma non è detto che incontrerà quello di domani: motivo per cui non ci sono più album che durino nel tempo. Da produttore attento alle tendenze moderne ti trovi d’accordo con questa affermazione?
<<C’è, secondo me, una chiave che spiega tutto ciò: finché l’artista vuole presentare dal vivo il suo progetto si troveranno sempre, nell’arrangiamento, dei suoni acustici. Quando si pensa ad un arrangiamento elettronico che nel disco viene suonato con dei campioni va sempre considerato alla luce della possibilità live. Questo processo è, di per sé, anche molto affascinante>>.
Nel corso della tua attività hai mai pensato di metterti in gioco anche come cantante in prima persona?
<<Me lo hanno chiesto molte volte anche perché spesso i provini dei miei pezzi li canto io personalmente. Però, sinceramente, sono troppo abituato a rimanere qui nella mia terra (le Marche): il fatto di spostarmi o di vivere in città frenetiche come Milano o Roma non fa per me. Credo che spesso in quelle realtà si perda la possibilità di vivere davvero>>.
C’è un consiglio che vorresti dare a chi vorrebbe intraprendere il tuo stesso percorso?
<<Spesso mi contattano ragazzi giovani che provano ad emergere in questo mondo e in loro mi ci rivedo molto: se non avessi avuto la tenacia e la forza dello studio da autodidatta probabilmente non ce l’avrei fatta a superare quel continuo non arrendersi alle porte in faccia, che in questo campo sono davvero tantissime, e che, il più delle volte, sono porte che nemmeno si aprono, email non risposte, segreterie telefoniche continue. Nonostante tutto il consiglio che do sempre è di non arrendersi mai, essere molto autocritici e continuare a proporsi>>.
Ilario Luisetto
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