lunedì 25 Novembre 2024

ULTIMI ARTICOLI

SUGGERITI

Seryo: “La mia musica senza titoli, etichette e paletti” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore catanese, disponibile dallo scorso 22 gennaio con l’album “Nessun titolo

A un anno di distanza dalla sua partecipazione alle 13esima edizione di X Factor, ritroviamo con piacere Nicola Cavallaro, in arte Seryo. Dallo scorso 22 gennaio è disponibile per Apollo Records il suo nuovo progetto discografico “Nessun titolo”, composto da dodici brani inediti che riflettono la personalità dell’artista classe ’91. Lo abbiamo raggiunto via Skype per approfondire la conoscenza della sua visione di vita e di musica.

Ciao Nicola, benvenuto. Partiamo da “Nessun titolo”, da cosa è stata dettata la scelta di intitolarlo in questo modo?

«L’intero album ruota attorno ad un cardine, quello della libertà, del voler creare aggregazione contro tutti gli stereotipi, contro tutte le imposizioni sociali che riceviamo dall’alto. Scegliendo questo titolo ho voluto evitare che questo lavoro entrasse in cerchio preciso, fare in modo che ciascun ascoltatore potesse attribuirgli un proprio titolo».

Quali riflessioni e quali stati d’animo hanno accompagnato la fase di composizione di queste dodici tracce?

«E’ un disco autobiografico, sono sia autore che compositore dei brani. Tutto è nato dalla voglia di sputare, nero su bianco, quello che ho vissuto con un linguaggio che potesse non avere limiti, né dal punto di vista dialettico, né dal punto di vista stilistico per quanto concerne i concetti. Ho imparato nella mia vita a comprendere e dare importanza al senso di libertà. Le esperienze nella vita ti portano a trovare il coraggio di raccontare determinate cose e situazioni. In un mondo della musica in cui va di moda sbandierare il proprio “io ce l’ho fatta”, ho preferito dire a chi mi ascolta “io sono come te, impariamo a darci forza l’un l’altro”».

SERYO_NESSUN TITOLO

A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare per dare forza a questo messaggio?

«Ho cercato di affrontare e adoperare di tutto e di più. E’ un album soul, trap, punk, rock, pop. Nel partorire ogni singola canzone ho immaginato di renderla libera, di condirla semplicemente con ciò che potesse servire per dare forza al messaggio, non mi sono orientato verso mode e tendenze. Anche dal punto di vista degli arrangiamenti, non ho voluto dare titoli o paletti».

Per concludere, c’è una particolare lezione che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«Non fare mai quello che ti viene detto dagli altri. La lezione più importante che ho imparato dalla musica è che, comunque vadano le cose, qualunque sia il motivo, bisogna fare in modo che il messaggio che viene lanciato sia personale e, di conseguenza, autentico».

The following two tabs change content below.

Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.