A tu per tu con la giovane artista romana classe ’98, in uscita con il singolo “Anxiety is a modern cliché“
E’ disponibile a partire dal 5 febbraio “Anxiety is a modern cliché”, il brano che segna il debutto discografico di Maddalena Morielli, in arte semplicemente Maddalena. Approfondiamo la sua conoscenza.
Ciao Maddalena, benvenuta. Partiamo dal tuo singolo d’esordio “Anxiety is a modern cliché”, cosa rappresenta per te questo biglietto da visita musicale?
«Grazie a voi per avermi accolta. “Anxiety is a modern cliché” è per me innanzitutto un sincero esordio. Inizio da qui a svelare, in giusta dose, la mia sensibilità. Anxiety… nasce da un preciso stato d’animo che credo riguardi in un modo o in un altro proprio tutti noi. È un buon titolo per un periodo così surreale».
Quali riflessioni e quali stati d’animo ti hanno accompagnata durante la fase di lavorazione del brano?
«Questa domanda è difficile perché pur essendo molto riflessivo la musica è l’unico spazio in cui l’istinto prende il sopravvento. Ho avuto l’esigenza di raccontare l’ansia che non mi fa dormire. La musica è per me autoanalisi e quindi paradossalmente raccontare dell’ansia mi ha dato gli strumenti per contenerla e superarla. Il brano è essenzialmente ottimista. In altre parole questa ansia non esiste: è un cliché».
A livello musicale, che tipo di sonorità hai voluto abbracciare?
«Credo che quando ci sia un’autentica esigenza espressiva le sonorità arrivino spontanee e di pancia. Insomma non premeditate! Però sicuramente i miei gusti musicali, che spaziano dall’elettronica al cantautorato, mi avranno inconsciamente influenzata».
Come ti sei trovata a collaborare con Andrea Rigonat?
«Andrea è un grande professionista con una sensibilità particolare. Le sue straordinarie competenze tecniche non hanno ostacolato le mie esigenze espressive ma anzi le hanno rispettate e valorizzate. Tra le altre cose mi hanno colpito il suo senso del lavoro, l’umiltà e la trasparenza. Il mio battesimo in studio non poteva andare meglio!».
Facendo un salto indietro nel tempo, quando e come ti sei avvicinata alla musica?
«Nessuno ci credeva perché ho iniziato a concretizzare questa passione e a scrivere relativamente tardi ma ho sempre detto di avere la musica nella testa. I miei genitori quando hanno sentito il mio primo pezzo sono rimasti sinceramente sbalorditi ed impreparati, molti miei amici ancora non lo sanno… io lo so da sempre. Stavo solo aspettando il momento giusto».
Quali artisti e quali generi hanno accompagnato la tua crescita?
«Se potessi sentirei musica h24 e crescendo ho imparato ad ascoltare, senza pregiudizi, i più diversi generi musicali per trovarne il bello ed il caratteristico. Sicuramente però ho delle coordinate di riferimento, che riassumerei così: Bob Dylan e il cantautorato storico italiano quasi tutto (dal classico Battisti all’avanguardia di Battiato). Restando in Italia apprezzo anche alcuni recenti progetti indie. Lo stile melodico di Lana del Rey lo trovo sincerissimo e mai banale. Billie Eilish ha sicuramente qualcosa che ricerco anche io: l’originalità non forzata. E poi tanto altro… che se non fosse stato realizzato le mie giornate sarebbero sicuramente un po’ più tristi».
Immagino tu stia lavorando a nuove canzoni, cosa dobbiamo aspettarci a riguardo?
«Certo!!! Questo è solo l’inizio di un bellissimo viaggio che non vedo l’ora di condividere. Cosa dovete aspettarvi? La sincerità della mia anima sempre di più e tante sorprese che saranno lo specchio di chi le vorrà guardare/ascoltare».
Per concludere, a chi si rivolge oggi la tua musica e a chi ti piacerebbe arrivare in futuro?
«La musica è profondamente democratica. Quindi vorrei che “Anxiety is a modern cliché” riguardasse tutti. È ovvio però che io parlo principalmente alla mia generazione, quella Z, che presto rivendicherà se stessa e smentirà le false etichette, dimostrando la sua forza originale».
Nico Donvito
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