A tu per tu con la cantautrice napoletana, in gara tra le Nuove Proposte di Sanremo 2021 con il brano “Ogni cosa sa di te”
Tra gli otto giovani partecipanti del prossimo Festival di Sanremo, troviamo Greta Zuccoli, al suo esordio sul palco dell’Ariston con “Ogni cosa sa di te”, scritto da alla stessa cantautrice napoletana, prodotto da Diodato e Tommaso Colliva. Alla vigilia di questo importante appuntamento, abbiamo raggiunto telefonicamente la giovane artista, per approfondire la sua visione di vita e di musica.
Ciao Greta, benvenuta. Come stai esorcizzando l’attesa che ti separa al debutto sul palco dell’Ariston?
«Sto cercando di godermi al massimo questo momento di attesa, il focus è sull’esibizione. L’obiettivo è quello di restare concentrata su questo appuntamento, senza perdere l’attenzione e l’ispirazione sulle cose nuove a cui sto lavorando».
Come stanno procedendo le prove con l’orchestra?
«Direi molto bene, è stata un’emozione enorme, perché ho sentito tutta l’orchestra avvolgermi, un muro di suoni. L’impatto con tutti quei musicisti è stato qualcosa di inspiegabile. La pasta sonora è coinvolgente, ci saranno delle cose leggermente diverse rispetto alla versione originale, non vedo l’ora di farvele ascoltare».
Chi ha collaborato con te alla stesura di “Ogni cosa sa di te”?
«Il brano è stato scritto interamente da me, poi prodotto da Diodato e Tommaso Colliva. Nella fase di arrangiamento ha partecipato anche Raffaele Scogna, mentre l’orchestrazione è stata curata da Rodrigo D’Erasmo».
C’è stato un momento preciso in cui capito che la musica per te era più di una passione, oppure è stato un processo graduale?
«E’ stato un processo graduale, però sicuramente c’è stato anche un evento che ha un po’ sconvolto questa gradualità. Si tratta dell’incontro con Damien Rice, che è apparso nella mia vita in modo casuale, l’ho incontrato dopo un suo concerto a Napoli. Mi ha messo letteralmente la chitarra addosso e mi sono ritrovata a suonare per lui. Non avrei mai immaginato che di lì a poco avremmo cominciato a fare delle cose insieme, condividendo palchi importanti in giro per l’Europa. Le esperienze realizzate con lui mi hanno fatto imparare questo mestiere, ho assorbito moltissimo dalla sua energia e dal suo modo di fare».
A parte Damien Rice, ci sono altri artisti che hanno accompagnato e ispirato la tua crescita?
«Sì, diciamo tutto quel panorama folk internazionale. Ammiro moltissimo una cantautrice canadese che si chiama Feist, ma anche i King of Convenience, i National e i Bon Iver, partendo da capi saldi come Joni Mitchell, Cat Stevens e la musica che si ascoltava un po’ in casa. Ho preso tutte queste influenze, insieme al cantautorato classico italiano che fa parte delle mie radici, così come la musica trip hop, dai Massive Attack ai Portishead, passando per Bjork. Diversi tipi di background, a partire dagli ascolti esteri che sto cercando di miscelare nelle mie creazioni».
Hai cominciato a scrivere in inglese, quali sono state le principali criticità con il passaggio in italiano?
«E’ stato difficile confrontarsi con me stessa, perchè si tratta di due scritture completamente diverse. L’inglese è una lingua che sento molto vicina a me, per tante ragioni e per il mondo musicale che mi ha sempre influenzato. Con l’italiano, invece, fai maggiormente i conti con le parole, le pesi molto di più. L’obiettivo era quello di riuscire a mantenere la mia stessa espressività sincera, anche se è più difficile perchè mi sono sentita messa ancora di più a nudo».
Cosa puoi anticiparci a proposito dei tuoi prossimi progetti in cantiere? Immagino tu abbia già altra musica da farci ascoltare…
«Ci sto lavorando, è un momento di grande crescita e cambiamento per me, questo si sta riflettendo nelle cose che sto scrivendo, inevitabilmente. Sono molto curiosa di farvi ascoltare qualcosa di nuovo, prevalentemente perché ho sempre scritto in inglese e questo lavoro di ricerca in lingua italiana mi sta davvero arricchendo».
Per concludere, al di là della vittoria, quale sarebbe per te il riconoscimento più importante, il traguardo personale di questo tuo Sanremo?
«Penso che la vittoria più bella sia poter cantare questa canzone dal vivo, sappiamo che questo è un momento delicato per il momento dal vivo. E’ davvero un privilegio, soprattutto con quel palco e con quell’orchestra, un sogno che avevo sin a bambina. La speranza è che in qualche modo questa possa essere un’occasione per ricominciare, per sentirci un po’ più vicini».
Nico Donvito
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