lunedì 25 Novembre 2024

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Mobrici: “Una vita senza errori credo che sia molto triste” – INTERVISTA

A tu per tu con il cantautore milanese, in uscita con il suo primo disco solista “Anche le scimmie cadono dagli alberi

Lo spirito libero di Matteo Mobrici viene espresso nelle undici canzoni che compongono la tracklist di “Anche le scimmie cadono dagli alberi”, disponibile per Maciste Dischi/Virgin Records a partire dallo scorso 22 novembre. L’ex leader dei Canova torna con un progetto ispirato e autobiografico.

Ciao Matteo, bentrovato. Partiamo da “Anche le scimmie cadono dagli alberi“, come si è svolto il processo creativo di questo lavoro?

«Questo disco rappresenta un insieme di canzoni che ho scritto negli ultimi due anni, le ho scelte in base alle mie preferenze tra un sacco di pezzi. Infatti, all’inizio, l’idea era quella di realizzare un doppio album. Ho scelto questi brani perché mi raccontano e parlano della vita. Il desiderio è stato quello di rendere la scaletta variegata, non mi piace risultare ripetitivo con tracce simili, sia per tematiche che per sonorità».

Lo hai definito il tuo “primo nuovo album”, con quale spirito ti approcci a questo ritorno/battesimo discografico?

«Guarda, essendoci dentro, probabilmente te lo saprò dire tra qualche mese, soprattutto dopo i concerti. Per adesso, non noto grandi cambiamenti, nel senso che ho continuato a fare ciò che facevo prima: scrivere canzoni, arrangiarle, registrarle e pubblicarle. Ovviamente, anche come vita privata, mi manca molto il concetto di band e nascondermi dietro l’atteggiamento di un gruppo, ma il processo creativo è rimasto identico a prima».

Il titolo prende spunto da un proverbio giapponese. In una società che tende a volerci tutti perfetti e all’apparenza infallibili, quanto è importante secondo te imparare a rivalutare l’importanza dei nostri errori?

«Secondo me sì, in quanto esseri umani, tendiamo a migliorare dai nostri sbagli. Una vita senza errori credo che sia molto triste. Auguro a chiunque di non essere mai il numero uno nel suo lavoro, perchè non ti consente di sbagliare. Personalmente, dopo tanti anni di lavoro e di gavetta, ho capito sulla mia pelle che mi sono servite le tante porte chiuse in faccia. I “no” che ho ricevuto, anche dalle ragazze stesse, mi hanno insegnato a stare al mondo, anche perchè il nostro carattere si forma così. Nonostante il titolo sia scollato dalle canzoni, mi piaceva utilizzare una frase come mantra, come consiglio da poter seguire. In questo caso, trovo che sia un motto in grado di alleggerire i nostri sensi di colpa».

Mobrici Anche le scimmie cadono dagli alberi

Mi ha molto colpito il brano di apertura, intitolata “Cantautore“. Come pensi venga percepita all’esterno la vita di chi fa il tuo mestiere?

«Non facciamo tutti la stessa vita, secondo me, per questo ho provato a scrivere della mia in dei momenti abbastanza tristi e meschini. Mi piaceva e mi serviva scrivere un pezzo così, soprattuto in un mondo come quello di oggi, dove bisogna sempre far credere agli altri che tutto sia perfetto. In fin dei conti, la perfezione non esiste e il raggiungimento della nostra felicità prescinde da una rotta sincera».

Ascoltando il disco e i tuoi racconti, torna spesso il discorso del destino, perchè diverse tracce le hai scritte per puro caso, su un taxi di notte o aspettando dei tuoi amici in ritardo. Alla fine, queste canzoni sono un po’ come la vita, figlie di coincidenze e di sliding doors, no?

«Sì, queste canzoni sono figlie della vita, non sono state cercate e le ho scritte da solo. Mi meraviglio quando accadono le cose che hai citato, queste cose mi fanno credere molto in ciò che faccio e pensare di poter avere un futuro in questo senso. Non mi sento schiavo delle mie qualità, sempre ammesso che le abbia, ma mi lascio ispirare dal caso. Quindi, mi interessa sempre di più approfondire la scoperta delle canzoni, sono curioso di scoprire cosa scriverò domani. Questa è una delle poche cose che mi fanno andare avanti con ottimismo».

E’ un album che ti racconta, in cui ne esci come assoluto protagonista. Quali elementi di riconoscibilità ti hanno spinto a scegliere come ospiti Gazzelle e Brunori Sas?

«Con Flavio è stato un caso unico, perchè alla fine sono sempre stato abituato a scrivere da solo, con lui è venuto tutto spontaneo essendo molto amico. Con Brunori tutt’altra cosa, perchè avevo scritto “Povero cuore” dopo l’ultimo capodanno e mi sembrava avesse bisogno di un altro punto di vista. Ho immediatamente pensato a lui, l’ho chiamato in punta di piedi, quando mi ha detto di sì e l’ho ascoltata la prima volta mi sono emozionato, perché era davvero perfetta».

Per concludere, quali elementi e quali caratteristiche ti rendono orgoglioso di “Anche le scimmie cadono dagli alberi“?

«Oltre a tutto ciò di cui abbiamo già parlato, sono molto orgoglioso della copertina, perchè mi sono teletrasportato in un’altra epoca. Il risultato è molto vintage e di questo ne sono felicissimo, perchè è una resa secondo me credibile. Seriamente sono contento di tutto, delle canzoni e di come sono state prodotte da me e da Antonio Filippelli. Sento di avere il vento in poppa, vado avanti dritto verso i concerti, in più ho già tanti altri pezzi da parte, non me ne starò con le mani in mano, quindi mi tengo pronto per nuovi capitoli della mia vita».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.