Recensione del brano in gara a Sanremo 2022
Giovanni Truppi è stato annunciato a Sanremo 2022 come uno dei cantautori più promettenti della nuova generazione. L’artista napoletano classe 1981, dopo una lunga gavetta fatta di palchi e ottimi dischi, ha deciso di confrontarsi per la prima volta con il pubblico mainstream presentando sul palco dell’Ariston il brano “Tuo padre, mia madre, Lucia”. Il pezzo, scritto dallo stesso Truppi insieme a una serie di firme illustri come Pacifico, Niccolò Contessa, Giovanni Pallotti e Marco Buccelli, è contenuto all’interno della raccolta “Tutto l’universo”. Il progetto è stato pubblicato il 4 febbraio per Virgin Records / Universal Music Italy. Truppi si è aggiudicato inoltre la Targa MEI come miglior artista Indipendente al Festival, assegnata dal Meeting Etichette Indipendenti.
Il brano scelto dal cantautore per la kermesse è probabilmente, fra tutte le proposte, quello meno sanremese in tutti i sensi, dato che da una parte non rappresenta nulla di avvicinabile alla ricerca del tormentone facile proposta da numerosi artisti in gara, e dall’altra, pur essendo un brano che parla sostanzialmente d’amore, non è minimamente avvicinabile al cliché della tipica ballad pop sanremese.
Con questa scelta Truppi dimostra la sua coerenza e soprattutto dimostra che il palco dell’Arison, nonostante la maggioranza del pubblico (e ahimè non solo) decida di dare più attenzione all’outfit piuttosto che alla proposta musicale, c’è ancora spazio per un certo tipo di cantautorato. L’artista napoletano punta su un brano pieno di parole e di concetti. Una canzone che inizia quasi recitata, crescendo di pathos con il passare dei secondi. Il testo per essere compreso appieno necessita di un ascolto attento e assolutamente non superficiale. Si parla d’amore partendo da lontano, da immagini di vita quotidiana: “quando ti ho incontrata per la prima volta ad una cena di sconosciuti in un bar di Torino senza pensarci, d’istinto, ti ho guardato la mano per vedere se fossi sposata”.
Comincia poi una rassegna sui sentimenti, con una dichiarazione semplice e diretta che arriva però dritta al cuore: “amarti è credere che, che quello che sarò sarà con te”. Con “Tuo padre, mia madre, Lucia“ Truppi descrive l’amore in maniera sincera, mettendo in risalto tutte le sua abilità di scrittura. In un vortice di parole ricercate, il cantautore disegna un quadretto dove tutti i protagonisti sembrano chiedersi, in fondo, semplicemente cosa significhi provare un sentimento importante per qualcuno. Non c’è retorica. Non c’è ricerca di una melodia che debba piacere a tutti i costi. In questo brano c’è davvero Giovanni Truppi. C’è delicatezza, nel scelta delle parole così come nell’intensa interpretazione e, a sostenere il tutto, c’è un arrangiamento ricercato e quasi minimalista.
Chi conosceva già questo talentoso cantautore di certo non ne è rimasto deluso. Per tanti la sua discografia sarà una piacevole scoperta. Giovanni Truppi è stato, in un’annata piena di tormentoni, Fantasanremo e operazioni simpatia, una piacevole anomalia. Un artista che ha deciso di portare sul palco per prima cosa sé stesso senza maschere o ammiccamenti inutili, mettendo in primo piano davvero la musica (quella sì, di qualità).
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