lunedì 25 Novembre 2024

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Ciao sono Vale: “Non sono una persona che si vergogna di soffrire” – INTERVISTA

A tu per tu con la giovane cantautrice lombarda, fuori con il nuovo singolo intitolato “Xanax

A meno di un anno di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Valeria Fusarri, in arte Ciao sono Vale, per parlare del nuovo inedito “Xanax”, composto a quattro mani con Diego Calvetti e prodotto da quest’ultimo. Il risultato? Un flusso di coscienza, uno sfogo che arriva in un momento storico in cui l’igiene mentale di tutti noi è messa a rischio, per cui l’aspetto psicologico di una situazione così frustrante è ampiamente sottovalutato. Approfondiamone la questione con la diretta interessata.

Ciao Valeria, bentrovata. Partiamo da “Xanax”, ti va di raccontarci com’è nato?

«Assolutamente sì. Tanto per cominciare credo che “Xanax” sia il primo singolo che mi descrive al 100%, perché è nato spontaneamente durante una crisi di panico. Ho scritto tutto senza pensare a nulla, a regole commerciali ben precise. Credo che sia un singolo difficile da digerire per il momento storico che stiamo passando, ma avevo necessità di farlo uscire perchè sentivo il bisogno di doverlo condividere con le persone che mi seguono e con chi potrà seguirmi in futuro».

Quanto hai dovuto scavare in profondità, a mani nude, per arrivare a scrivere fuori un pezzo come questo?

«Parecchio, è un brano che mi esprime al 100%. Non è stato neanche troppo impegnativo, devo essere sincera, trovo per me più difficile scrivere una canzone felice, piuttosto che raccontare quello che provo davvero. Non sono una persona che si vergogna di soffrire. Ho composto “Xanax” in un periodo della mia vita molto confuso e agitato, sai quelle cose che nascono senza un perchè? Ho sentito il bisogno di buttare giù i miei stati d’animo, in qualche modo mi sono liberata».

Venendo all’attualità, quali risvolti potrebbe avere sulla nostra psiche un lungo periodo di isolamento e di paura come quello che stiamo vivendo?

«Credo che dipenda molto dal carattere che ciascuno di noi possiede, perchè ci sono persone più forti che riescono a mandare giù tanto, a restare col sangue freddo, continuare a fare le proprie cose senza ulteriori ansie o paure. Io, d’altra parte, rappresento le persone più emotive, che soffrono molto questa situazione, perchè abbiamo la sensibilità alle stelle. In particolare per me non è stato un anno facile, considerando la perdita di mio nonno a causa del virus, ma fortunatamente ho un carattere forte. Questo periodo passerà, ne sono certa, bisogna soltanto saper aspettare. Tutti, in un modo o nell’altro, quest’anno abbiamo sofferto, questa coesione può darci ulteriore forza».

Per concludere, secondo te, c’è una cura efficace per preservare le nostre menti in una situazione così delicata? 

«Penso proprio di sì. Nonostante tutto, mi tengo stretta la mia positività. Riuscire in questo periodo a focalizzarsi sui rapporti umani, credo che sia questa una cura efficace. Personalmente farei leva sugli affetti, sulle persone che ci stanno davvero vicino, ho scoperto in prima persona che possono aiutarti a stare meglio e tirarti su. Grazie alla mia famiglia e alla mia ragazza sono riuscita a risalire in superficie dopo tanti dolori che ho provato, loro mi hanno aiutato a ripartire. In un periodo tosto come questo, i legami e il dialogo sono davvero fondamentali».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.