martedì, Marzo 19, 2024

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Cosa resterà degli anni ’10: le 150 canzoni più belle del decennio

Le 150 canzoni che rappresentano il decennio

Il secondo decennio del ventunesimo secolo si sta per concludere ed è, quindi, arrivato il tempo dei bilanci anche per quel che riguarda la musica. Che cosa rimarrà di questi 10 anni di canzoni? Quali sono gli artisti che, in un modo o in un altro, hanno segnato la storia più recente della musica italiana?

Per rispondere a queste domande abbiamo pensato di selezionare le 150 canzoni che hanno segnato gli ultimi 10 anni cercando di dare lo giusto spazio ad ogni genere, tendenza o artista meritevole di essere, a nostro personale e soggettivo gusto, di essere citato ed incluso. Per quindici settimane, dunque, scopriremo dieci brani alla volta tra quelli che più di altri pensiamo staremo ancora a canticchiare tra qualche anno. A voi il quinto appuntamento con altre dieci bellissime ed indimenticabili canzoni!

11° SETTIMANA:

  • AMORE UNICO AMORE – Mina (2010)

Uno dei più intensi e spendibili brani della Tigre di Cremona dell’ultimo decennio. La voce di Sua Maestà Mina si presta ad interpretare con profondità e semplicità la storia di un amore immenso ed infinito pur senza dover sprofondare nel “complicato” e nell’eccessivamente raffinato. Un bel brano pop in cui a far la differenza è semplicemente la voce di Mina che sale e scende tra le note sottolineando l’immensità del sentimento raccontato quando, nell’inciso, si lascia andare premendo l’acceleratore sul piano della potenza vocale.

  • BIG BOY – Sergio Sylvestre (2016)

Il gigante buono dalla voce balck e soul ad Amici stupì tutti con questo suo inedito scrittogli dall’esperta penna di Ermal Meta e perfettamente fatto proprio per mezzo di un’interpretazione sentita ed autentica grazie ad un testo perfettamente aderente alla storia personale del suo vocalist. Le atmosfere sono quelle delle dark-ballad in cui le strofe viaggiano sulle onde dell’intimità ed il ritornello, invece, esplode insieme ad un arrangiamento orchestrale che porta con sè anche qualche accenno di elettronica.

  • COMUNQUE ANDARE – Alessandra Amoroso (2016)

La svolta del repertorio dell’artista salentina passò proprio da questo brano che per lei scrisse Elisa e che donò alla voce di mille successi l’opportunità di confrontarsi con un brano finalmente positivo, up-tempo e fiducioso non solo verso il futuro ma anche verso quello stesso amore (per gli altri o per se stessi) che tante volte Alessandra aveva incontrato nelle proprie canzoni senza riuscire, però, a trovarne mai parole di speranza e spensieratezza. Il risultato fu un vero e proprio successo che avviò un nuovo periodo artistico per la più famosa scoperta di Maria de Filippi.

  • L’EQUILIBRISTA – Marco Mengoni (2011)

Il periodo buio di Marco Mengoni passa proprio da qui, da questo brano e dall’intero suo album di appartenenza che si impegnò a raccontare, sulle note della motown music, la solitudine, il senso di smarrimento e la paura che, a volte, nella vita si prova e si vive. L’artista di Ronciglione non perde qui l’occasione di dare un’occhiata al mondo dell’amore a due ma il tutto non risulta che un pretesto per raccontare la propria inquietudine interiore anche e soprattutto per mezzo di una vocalità esasperata, ricca e barocca nei suoi preziosi gorgheggi capaci di catturare l’attenzione dell’ascoltatore travolgendolo nel proprio mondo.

  • PAROLE DI GHIACCIO – Emis Killa (2012)

Il più grande successo della carriera del rapper lombardo fu proprio quello che, nel 2012, lo lanciò consacrandolo a metà della scena underground tipica del suo genere e quella mainstream volonterosa di guardare anche al di fuori della tradizione. Strofe serrate e ricchissime di parole che raccontano di un amore imperfetto che si spezza lasciando spazio all’inverno, al ghiaccio, alla solitudine che si consumano, dando tempo al tempo, riportando il sereno nella propria vita. Emis ci mette di mezzo un inciso canticchiabile ed orecchiabile che funziona e si fa canticchiare con facilità dimostrando anche le sue attitudini da vocalist facendo tranquillamente a meno del sostegno esterno di una voce pop per il ritornello.

  • PER SEMPRE E POI BASTA – Renzo Rubino (2014)

Sul palco del Teatro Ariston di Sanremo fu presentata come secondo brano nell’edizione in cui Fabio Fazio impose di portare in gara ben 2 brani per ogni artista. Pagò lo scotto di un’esplosione che arriva soltanto alla fine esasperando quell’emotività che il pianoforte per tutta la durata del brano è in grado di costruire mattone su mattone. Un testo istrionico, un arrangiamento orchestrale, una vocalità spessa ma dolce e melodica portano a compimento un brano che nello special finale si unisce alla ritmica esplodendo all’improvviso sul piano dell’intensità.

  • SARO’ LIBERA – Emma (2011)

Il pianoforte che accompagna l’intera composizione regala ad Emma uno dei brani più struggenti della sua intera proposta artistica finora. Lo fa per raccontare una notte d’estate dove la passione si mischia alle zanzare, ai rimpianti e alle paure di doversi lasciare andare ai ricordi piuttosto che poter nuovamente tornare a vivere le emozioni di un amore magico ed unico che può e deve andare oltre i momenti di delusione e sofferenza interiore per guardare nuovamente al futuro insieme.

  • SE FOSSE PER SEMPRE – Biagio Antonacci (2010)

Una riflessione sul senso e sul valore di un amore che si candida a voler durare per sempre ma che poi, inevitabilmente, deve fare i conti con le difficoltà ed i più diversi momenti della vita che, come sempre, mette a dura prova le intenzioni ed i piani di vita di ognuno. C’è la chitarra acustica tipica della scrittura del cantautore milanese ma c’è anche la sua voce sabbiosa e riconoscibile che si confronta con il racconto del proprio io ma anche, e soprattutto, dell’universo femminile con cui ci si confronta da sempre nelle canzoni.

  • TI PORTO VIA CON ME – Jovanotti (2012)

Uno dei più colossali successi di vendita e di apprezzamento radiofonico di Lorenzo Jovanotti che nel periodo di sua maggior ispirazione si diede l’occasione, in questo caso, di sposare una melodia ed un arrangiamento estremamente energico e positivo con un testo che appare potenzialmente adattabile anche ad una romanticissima ballata pop sui sentimenti.

  • VIVO SOSPESA – Nathalie (2011)

Un felice episodio di autentica delicatezza pop che incontra la forma più “commerciale” di quel nuovo cantautorato all’italiana che a cavallo del 2010 si andava affermando sempre più nel nostro repertorio nazionale e nelle classifiche di vendita e di gradimento radiofonico. La brava Nathalie, arrivando direttamente da X-Factor, propose sul palco dell’Ariston quest’intensa ballata in cui il tempo per crescere con voce ed arrangiamento pare non essere mai abbastanza salvo poi riuscire comunque a raggiungerne l’apice sul finale senza, tuttavia, snaturare la dolcezza del brano.

L’ordine è rigorosamente alfabetico

NEGLI SCORSI EPISODI:

  • 21 GRAMMI – Fedez (2014)

Non solo rap, non solo rime serrate e sbiadite nella carriera mainstream di Fedez che, in quest’episodio, seppe realizzare anche una bella e interessante ballata più vicina al mondo pop che a quello underground del rap di cui l’artista milanese è stato, indubbiamente, uno dei propositori più sdogananti del genere in questo decennio. Si parla di vita e di felicità mettendoci la strofa cantata, quella rappata ed il ritornello cantato su di una melodia orchestrale e distesa.

  • A BOCCA CHIUSA – Daniele Silvestri (2013)

Un’autentica poesia che esce dalla bocca di uomo marginalizzato dalla società e che si sviluppa tra le strade di Roma. L’uomo si scopre essere un sordo ma la sua storia si stringe attorno a quella di tutti gli altri uomini che vivono “senza scudi per proteggermi, nè armi per difendermi, nè caschi per nascondermi o santi a cui rivolgermi: ho solo questa lingua in bocca e se mi tagli pure questa, io non mi fermo scusa. Canto pure a bocca chiusa”. Un piccolo gioiellino autentico di Daniele Silvestri che con intensità si cala nelle storie di tutti i giorni con semplicità.

  • A MODO TUO – Elisa (2013)

Scrive Luciano Ligabue e canta una delicatissima Elisa, due artisti che avevano già collaborato prima e che nel 2013 si ritrovano per raccontare l’istinto genitoriale. La dedica alla figlia è dichiarata nel corso dei versi che raccontano la difficoltà di essere dei buoni genitori in un “mondo che è quel che è” ed in una vita che a nessuno risparmia difficoltà, impedimenti ed ostacoli. Una perfetta ballata pop-rock che si adagia su di un testo commovente, ipnotico e talmente pieno di vita da saper emozionare e conquistare chi, da una parte o dall’altra, ha vissuto un intenso rapporto madre/padre-figlio/a.

  • A UN KM DA DIO – Simonetta Spiri (2014)

Simonetta Spiri Il viaggio dei pensieriUno dei brani più belli ed intensi degli ultimi dieci anni provenienti da un’artista giovane ed emergente come Simonetta che, dopo la partecipazione ad Amici, ha continuato a scrivere e a regalare ai propri fan vere e proprie gemme cantautorali. In questa storia che narra della solitudine di una donna rimasta vittima della violenza di uomo possessivo ed irrispettoso del vero senso dell’amore a due. La voce sottolinea la drammaticità del momento e del racconto ma, alla fine, si guarda “oltre queste nuvole quanto azzurro c’è”.

  • ACCETTO MIRACOLI – Tiziano Ferro (2019)

Solitamente impegnato nel genere delle ballate pop per raccontare la struggenza di un sentimento, questa volta Tiziano Ferro prende in prestito un’intensa melodia tutta sinfonica per raccontare un timido sorriso che si stampa sulle labbra nel momento in cui si decide di cogliere nuovamente la sfida della vita. Quella stessa vita che si vuole cercare sempre di migliorare a tutti i costi per valorizzarne al meglio i doni. Si viaggia tra il pianoforte ed il solito timbro penetrante del cantautore di Latina che si dimostra quanto mai a proprio agio con questo genere di soluzioni musicali.

  • ADESSO E QUI (NOSTALGICO PRESENTE) – Malika Ayane (2015)

Una prova di estrema classe e raffinatezza da parte di una delle poche interpreti ancora rimaste in grado di fare della propria musica un fluire di note e parole intenso, delicato e delicato. Malika sul palco del Festival di Sanremo 2015 si trasformò in un’efficace comunicatrice di una storia d’amore interessata a vivere esclusivamente il qui ed ora senza dover per forza pensare a quel domani fatto di sogni che si disintegrano, di quotidianità che rompe la magia dell’eterno presente, di silenzi che frantumano il rumore della vita, di quei “baci per strada” che si possono soltanto ricordare.

  • AMAMI – Emma (2013)

La canzone simbolo dell’interprete salentina è quella che, scritta completamente da lei stessa, maggiormente la racconta e la ritrae nel profondo. Una scrittura semplice, ricca di piccoli riferimenti quotidiani e non troppo ricercati che, però, sono i migliori per raccontare la voglia di un amore semplice, senza fronzoli, ma totalizzante: “amami senza un domani, senza farsi del male”. Emma ci mette il suo pop-rock, la batteria del ritornello e gli archi del bridge finale, la sua voce graffiata che sa essere potente nell’inciso e dolce e delicata nelle strofe.

  • AMATI SEMPRE – Ultimo (2019)

Le liriche di Ultimo sono sempre piccoli gioiellini di romanticismo e di vita vera vissuta sotto il segno della semplicità e della quotidianità. In questo caso il cantautore romano si dedica al tema di un amore finito e che si rivive passo passo con l’ausilio dei ricordi che portano con sè lacrime, sofferenza e sogni impossibili da realizzare oramai. Malgrado tutto ciò, malgrado il fatto che “ancora adesso mi fa male”, il desiderio più importante è quello di far arrivare alla persona amata la raccomandazione di mettere sempre sè stessa davanti ad ogni altra cosa, di mettere l’amore per sè stessa ancor prima dell’amore per gli altri. Chiunque essi siano.

  • AMEN – Francesco Gabbani (2016)

Al suo esordio sanremese Gabbani trionfò con un vero e proprio tormentone che presentava come eclettica e stravolgente la sua giovane e fresca scrittura. Alle porte di una rivoluzione aconfessionale ed inattesa il “popolo spera in un miracolo” lanciandosi in un ritornello travolgente e frizzante che ripone la propria fortuna nell’innata capacità testuale di giocare con le parole tramite assonanze e rime che, però, non sminuiscono il senso ultimo di un testo comunque ricco di un significato intrinseco e meritevole di riflessione. Insomma, il primo capitolo di quella che poi divenne nota come un’autentica e propria capacità di Francesco Gabbani di comunicare in musica.

  • ATTENTA – Negramaro (2015)

Fu una delle hit radiofoniche più importanti dei Negramaro del nuovo decennio, una di quelle canzoni capaci di conquistare l’attenzione degli ascoltatori distratti raccontando di vita pur senza scendere nell’eccessiva profondità. C’è una lei che funge da protagonista di una bella ballata pop-rock in cui l’arrangiamento spolvera chitarre e batteria per sostenere una sempre particolarissima voce di Giuliano Sangiorgi che gioca con falsetti e sfumature mentre tutto introno è bellissimo e “anche il pavimento sembra sabbia contro un cielo”.

  • BABILONIA – Diodato (2014)

Di mezzo c’è il palco del Festival di Sanremo che nella difficile edizione del 2014 riesce a compiere l’ennesima impresa importante: scoprire un nuovo cantautore capace di dare vero valore alla tradizione musicale e compositiva all’italiana. Diodato unisce emotività ed emozione ad un’orchestrazione ricca di sfumature ed elementi che valorizzano quel sali e scendi evocato non solo dalla melodia ma anche dallo stesso testo in cui si riflette, anche grazie ad una voce che sa farsi interprete delle parole che canta, lo stato altalenante delle emozioni quando si è innamorati.

  • BASTARDO – Anna Tatangelo (2011)

Lady Tata concepì la propria evoluzione musicale in un senso meno etereo e fanciullesco proprio a partire da questo secondo episodio sanremese sulla scia inaugurata da “Il mio amico”. La ragazza di periferia si era definitivamente trasformata in una donna “spezzata in due dal dolore” che si confronta con le difficoltà della vita di tutti i giorni in cui compare anche un uomo violento ed irrispettoso dell’essenza unica e preziosa della donna che stringe tra le braccia. Non è un caso che “purtroppo tocca a me soffrire, gridare, morire” in nome di un amore che non è degno di essere definito tale. Un brano avanguardista per raccontare (in chiave tradizionale) la violenza sulle donne.

  • BASTA COSÌ – Negramaro e Elisa (2010)

Non fu il primo episodio in cui la voce del leader della band salentina trovò compagna ideale in quella della friulana di “Luce” ma fu, come sempre e forse più di sempre, l’episodio più riuscito e valorizzante per le intenzioni di partenza. Una canzone capace di infischiarsene delle logiche radiofoniche arrivando a toccare la soglia dei sei minuti in cui il racconto è ricco e lungo pur adottando immagini poco comuni e che oggi quasi definiremo “indie”. A condire il tutto, però, sono le voci angeliche dei due artisti che si sposano alla perfezione destreggiandosi, sul finale, in una serie di vocalizzi da pelle d’oca su cui s’interseca anche una orchestrazione importante e preziosa.

  • BLU – Irene Fornaciari (2016)

Canzone dal tema importante per un’interprete che storicamente ha sempre fatto fatica a scrollarsi di dosso l’ingombrante cognome che porta e che, in qualche modo, l’ha sempre oscurata o, viceversa, macchiata di una colpa non scritta in quanto “figlia di”. Nel Festival del 2016 Irene si presentò soave, femminile, dolcemente pop e tristemente interpretativa per dare voce alle storie di uomini e donne che vengono dal mare in cerca di salvezza, una nuova vita e “la promessa dignità”. Un arrangiamento arioso e senza tempo crea volume e permette alla vocalità intensa della brava Fornaciari di destreggiarsi tra le parole dando a ciascuna il proprio valore. Socialmente impegnata senza risultare mielosa o scontata.

  • CHE SIA BENEDETTA – Fiorella Mannoia (2017)

Quando Sua Maestà Fiorella Mannoia è tornata sul palco dell’Ariston per gareggiare al Festival di Sanremo a distanza di 29 anni dalla sua ultima apparizione lo ha fatto perchè la canzone da proporre meritava quella grande (ed ormai rara) chance di diventare un classico della musica italiana. L’occasione è la celebrazione della vita, della sua unicità ed importanza. Vita che è preziosa per tutti, dal più ricco al più povero, per chi opera per il bene, per chi la ringrazia, per chi la assapora in ogni suo momento, per chi compie la fatica di saperla rispettare anche nei momenti bui e di difficoltà.

  • CHIAMAMI ANCORA AMORE – Roberto Vecchioni (2011)

Il professor Vecchioni arrivò al Festival di Sanremo negli anni di dominio dei talent show e con semplicità, eleganza e cultura donò al palco dell’Ariston una vera e propria poesia d’amore capace di conquistare i cuori (e la vittoria finale). Era il 2011 quando Vecchioni, uno dei più grandi cantautori della nostra storia, gridava a piena voce “che questa maledetta notte dovrà pur finire” ricordando a tutti che “le idee non le spengono i temporali” prima di inneggiare al più grande dei sentimenti che l’uomo può provare: l’amore. Amore per sè, amore per il mondo, amore per l’umanità, amore per la gioventù, amore per la propria lei.

  • CHIAVI DI CASA – Michele Bravi (2017)

Pur non essendo mai stato estratto come singolo radiofonico è proprio questo uno dei brani più apprezzati del progetto discografico che rilanciò la carriera di Michele Bravi dopo un primo stop. Su di un tappeto di suoni leggeri ma comunque sintetici il giovane cantautore di Città di Castello ci costruisce sopra un testo tipicamente da ballata per quel suo voler raccontare la fine di un amore che si rivela, però, frutto di una scelta troppo affrettata: “perchè non mi è servito a niente rimanere solo e non è vero che il silenzio può risolvere”.

  • CIELI IMMENSI – Patty Pravo (2016)

Un colpo di coda di un’artista che fu divina e a cui negli ultimi anni, forse, erano venute a mancare canzoni davvero capaci di esaltarla artisticamente ed interpretativamente. Qui, Fortunato Zampaglione le cuce addosso una storia d’amore da raccontare con classe ed eleganza viaggiando su di un arrangiamento fatto d’archi e di una leggera ritmica che sposa il crescendo musicale dell’inciso intenso. Patty canta con lucidità ed una vocalità che viene sostenuta dalle doppie voci che creano dinamica e la sostengono in un pezzo difficile per le sue corde vocali che, comunque, rendono giustizia all’atmosfera eterea ricercata e voluta dalle note.

  • CI SI ARRENDE – Zucchero (2016)

Una delle migliori realizzazioni dello Zucchero degli anni ’10 è sicuramente questa canzone che torna ad abbracciare quell’intimità dei grandi capolavori capeggiati da una perla come ‘Diamante’. Sugar si ricorda di poter essere anche altro rispetto al “panino al salame” che tanto caldamente ha inneggiato in un altro tipo di brano di recente. Un’orchestrazione potente ed un testo che rievoca una “festa di malinconie” facendo andare il pensiero al passato e ai ricordi di una vita che scivola tra le mani con una velocità inattesa. A condire il tutto c’è la voce del blues man che sottolinea la forza di combattere salvo, poi, doversi, prima o poi, arrendere al destino. Un pezzo con la forza giusta per diventare un classico.

  • CI VEDIAMO A CASA – Dolcenera (2012)

Era il secondo Sanremo di Gianni Morandi alla conduzione e Dolcenera si presentava grintosa sul palco dell’Ariston con un brano pop-rock pieno di sentimenti e note capaci di coinvolgere l’intera orchestra dalla sezione degli archi a quella ritmica delle chitarre e della batteria. Il tema è quello di una storia d’amore che, malgrado tutte le difficoltà del mondo d’oggi, sa sempre ritrovarsi e ricongiungersi in quel luogo prezioso che è la casa di ciascuno di noi.

  • COME NELLE FAVOLE – Vasco Rossi (2017)

Trovare un nuovo classico nella discografia contemporanea del Blasco è impresa assai difficile per la vastità dei pezzi scritti, negli anni, nel grande libro della storia della canzone italiana. Questa ballata pop-rock, però, ha tutte le carte in regola per passare indenne di fronte alla sfida del tempo. Il merito? E’ quello di un inciso potente, orecchiabile e perfettamente memorizzabile con pochissimi ascolti come ogni hit da classifica vuole. Il tema è quello dell’amore semplice, quello che si consuma tra un divano e qualche chiacchiera, quello che, però, è contemporaneamente un amore da favola.

  • CONVINCIMI – Loredana Errore (2016)

La firma di Franco Califano accompagna questa meraviglia che finì tra le corde vocali della Errore quasi per caso. L’artista siciliana, però, ne fece un gioiellino grazie alla sua attitudine vocale estrosa, originale ed unica nelle sue intenzioni e nelle scelte interpretative di un testo che racconta con semplicità di una donna che ricerca la propria strada, il proprio destino, il proprio futuro affidandosi anche a Dio. Di mezzo c’è un amore, la voglia di riscoprire in modo positivo un mondo che pare essersi perso nel buio e la certezza che l’eternità, il per sempre, nella vita può esistere davvero. Un crescendo da brividi ed una voce capace di spiccare grazie alla vita che ha dentro di sè. Un gioiello per pochi.

  • COSA RESTERA’ – Irama (2016)

Prima della popolarità, della televisione, del successo, del talent e dei tour Irama si è presentato al pubblico con questo autentico e profondo flusso di coscienza in cui le parole piovono senza freni ed hanno la forza di saper raccontare un’esistenza, una vita che vuole lottare o, più semplicemente, vivere. In tutto lo scorrere delle cose, però, ciò che rimane nella mente è la certezza che la solitudine non può essere la soluzione e non può essere sopportata: ecco che, allora, si va alla ricerca di che cosa resterà nella vita di ciascuno quando i percorsi arrivano alla parola “fine”.

  • COSA TI ASPETTI DA ME – Loredana Bertè (2019)

E’ stato il ruggito di una leonessa che si è ricordata di essere stata grande, anzi grandissima, e di poterlo essere ancora. Loredana Bertè torna in auge, dopo anni neri e lontananza dalle scene che contano, con una canzone capace di graffiare e di dare espressione a quel graffio naturale che la vita ha donato nel corso del tempo alla voce calabrese. C’è il rock di una vita, la durezza di una donna che con fermezza si rivolge al proprio interlocutore mostrandosi sicura e forte ma c’è anche quell’amore fragile pronto a crollare di fronte all’imprevidibilità della vita. L’Ariston l’ha lodata, la musica italiana l’ha aspettata per tanto, troppo tempo.

  • DIFENDIMI PER SEMPRE – Alessandra Amoroso (2013)

Nata come l’interprete della classica canzone pop all’italiana in cui l’amore è spesso raccontato tra i momenti di fragilità e le difficoltà della vita e dei rapporti a due la cantante salentina ha probabilmente trovato nella penna di Tiziano Ferro la più valida autorità di questo tipo di repertorio e scelta artistica. A sfondo di tutto rimane il sentimento dell’amore a cui ci si rivolge per ottenere la promessa del “per sempre” ma trova un coraggioso spazio il racconto dell’esperienza e del valore della vita stessa che va vissuta in ogni suo momento ed attimo anche di fronte alle fragilità e ai momenti difficili non solo per il proprio io ma anche per il mondo intero, mondo che viene visto e raccontato come “agonizzante di bugie” e “in tempesta l’amore è il solo gridò di protesta di noi uomini”.

  • D’IMPROVVISO – Lorenzo Fragola (2016)

Una lentissima e struggente canzone che racconta di “pomeriggi giù in cortile con il sole fermo e le ringhiere” in cui riaffiorano i ricordi di quando, da bambini, si sogna ad occhi aperti una vita bellissima, entusiasmante e ricca di quell’amore che, poi, sparisce per sempre salvo ritornare in mente così, all’improvviso. Ed insieme al ricordo riaffiorano i rimorsi, i desideri delusi e mai avverati. Lorenzo canta con leggerezza, intimità e la ferma volontà di non mettersi mai in primo piano rispetto ad una canzone che non ha bisogno d’altro se non di quella capacità di mostrarsi e farsi ascoltare.

  • DI NOTTE – Pierdavide Carone (2010)

Una di quelle canzoni capaci di raccontare ed emozionare basandosi sulla semplicità e su di una comunicazione immediata, limpida, senza filtri. Sulla scenografia di una notte qualsiasi il più talentuoso cantautore passato per la scuola di Amidi di Maria de Filippi raccontò una storia d’amore che “fa male quando nonostante tutto tu scegli me”. Una chitarra acustica, una voce penetrante ed un arpeggio efficace consentirono ad una canzone di spiccare il volo verso un crescendo su di cui svetta il verso cult dell’intero brano: “e rideremo ancora, come sempre, come ora”. Alla faccia delle canzoni d’amore strappalacrime.

  • DUE RESPIRI – Chiara Galiazzo (2012)

La canzone delle grandi promesse, delle aspettative e del successo per la giovane interprete veneta arrivò dopo un percorso trionfante in quel di X-Factor. Scrive per lei Eros Ramazzotti, i complimenti le arrivano da Sua Maestà Mina ed il pubblico le regala il successo e la popolarità grazie ad una canzone che con efficacia riesce a raccontare la profondità dell’amore e del legame d’unione che puntualmente riesce a creare tra i due amanti. Alla semplicità del tema però si associa una vocalità preziosa una melodia capace di attraversare le note con eleganza e tecnica.

  • E COSI’ SIA – Mina (2011)

MinaSe Mina è la più grande voce che l’Italia abbia mai conosciuto dal punto di vista tecnico questa è sicuramente una delle canzoni che, negli ultimi anni, più hanno permesso alla Tigre di Cremona di far valere questa sua caratteristica dando libero sfogo a tutta la sua potenza d’espressione. A scrivere è Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, che di vocalità se ne intende, e che qui realizza una ballata pop che parte lenta e che cresce prendendosi i suoi tempi (oltre 5 minuti) per raggiungere il pieno apogeo dell’estensione di Mina che canta di un sentimento totalizzante anche nel momento dell’addio.

  • E TU LO CHIAMI DIO – Eugenio Finardi (2012)

Un autentico gioiellino cantautorale che il buon Finardi portò sul palco del Teatro Ariston nel 2012 costruendo il proprio labirinto di tela con la classe dei più grandi cantastorie. Il focus è messo sull’essenza ultima e celeste di Dio che, da una parte, è vissuto nel segno della cieca fede e, dall’altra, si presenta come un’entità astratta a cui è sempre più difficile affidarsi e concedersi. Finardi dipinge una tela fatta di quotidianità, di difficoltà di tutti i giorni, di continue sfide che ogni uomo si trova a dover affrontare con le proprie forze e senza aiuto alcuno. C’è chi, però, quell’aiuto lo trova in una presenza celata dietro il senso ultimo dell’amore.

  • ED IO – Valerio Scanu (2018)

Non solo il rapporto con Dio ma anche una scelta di vita, una modalità di condividersi con gli altri nella quotidianità. Tutto questo sta scritto tra i versi delicati e profetici di questo brano cucitosi addosso da Valerio Scanu dopo che Tony Maiello e Simonetta Spiri lo avevano concepito. L’interprete sardo trova proprio in questo brano il più alto punto del suo repertorio decennale riuscendo a parlare di vita insieme ad amore e speranza nel domani. C’è il crescendo pop che esalta la gran bella voce di Scanu, c’è l’estensione potente che sottolinea l’importanza dei versi e c’è un arrangiamento orchestrale che sa rendere onore alla tradizione della melodia all’italiana anche negli anni del reggaeton estivo svuotato di ogni sua originalità e aderenza all’arte originale.

  • EH… GIA’ – Vasco Rossi (2011)

Una vera e propria canzone-manifesto, forse una delle ultime, del buon Vasco che dopo tante, tantissime hit immortali ha qui trovato il guizzo giusto per conquistare l’attenzione con l’ennesimo spot. Con una cadenza molto più vicina al parlato che al cantato (almeno nelle strofe) il cantautore di ‘Albachiara’ racconta della forza di resistere, di combattere e di tenere duro di fronte a chi vorrebbe cancellarti, prendere il tuo posto, metterti da parte o, più semplicemente, dimenticarsi di te, di quanto fatto e costruito negli anni con sacrificio ed impegno.

  • ERRORI DI FELICITA’ – Roberto Casalino (2018)

roberto casalinoDopo decine e decine di hit scritte in questo decennio per i numeri uno del pop italiano Roberto Casalino si è concentrato anche su di sè stesso tirando fuori quello che, probabilmente, è il brano che più gli si addice della sua intera discografia. Un pop-rock pronto ad esplodere con convinzione nell’inciso mettendo in mostra tutto il timbro sabbioso dell’artista consente alla canzone di svettare e di cucirsi addosso la dinamica perfetta per un racconto di una vita che non riesce a trattenere quei momenti belli e felici a causa di quell’insicurezza emotiva che rende l’anima fragile non solo nelle storie d’amore ma anche nella propria vita personale.

  • ETERNO – Giovanni Caccamo (2018)

Una di quelle canzoni che non ha per forza bisogno di una voce importante, particolarmente melodiosa o estremamente adatta tecnicamente per spiccare il volo e farsi raccontare fino in fondo. Giovanni Caccamo non è certamente l’apoteosi del bel canto italiano ma, in questo caso, si è dimostrato sicuramente un interessante e giusto interprete della canzone d’autore con tema l’amore più puro. Si parla del sentimento eterno guardando agli occhi, alla dolcezza di pochi istanti indimenticabili, alle mani che si sfiorano sognando un “mondo senza nebbia, un mondo senza rabbia”. Poetico.

  • FATTI AVANTI AMORE – Nek (2015)

Fu il brano che rivoluzionò la carriera di Nek che da qualche anno, prima di quel ritorno sul palco del Festival di Sanremo, viveva in penombra e non pienamente valorizzato dal sistema discografico post-boom degli anni ’90. Su di un tappeto di tastiere la voce del cantautore di Sassuolo cresce e s’impegna nella voglia di raccontare un amore che invita a farsi avanti, a non nascondersi dietro a stilemi o pregiudizi. Un ritornello martellante e perfettamente aderente alle logiche radiofoniche del periodo permisero a Nek di tornare ad imporsi grazie ad un brano davvero ispirato e fortunato.

  • FATTI BELLA PER TE – Paola Turci (2017)

La forza delle donne che cantano le donne è sempre una delle più potenti e reali, uno di quei messaggi  capaci davvero di comunicare con immediatezza e coraggio. Quella stessa forza è stata quella che ha dato a Paola Turci la spinta necessaria per ripartire dopo anni di non eccessiva ed invece meritata popolarità. Sul palco dell’Ariston arrivò forte in quel Festival del 2017 l’energia di una una donna pop-rock capace di raccontare se stessa e l’universo femminile tutto per mezzo di fragilità, pensieri e momenti della vita in cui tutto viene messo in discussione prima che un’emozione, anche la più semplice tra le esperienze quotidiane, riesca a stravolgere il senso ed il valore dell’esistenza stessa. A capo di tutto ciò c’è naturalmente la vita stessa ma anche la propria persona da mettere sempre in primo piano.

  • GESU’ CRISTO SONO IO – Levante (2017)

Quando l’indipendenza in musica si realizza davvero il risultato è, come in questo caso, un brano che si rivela capace di usare parole e titoli forti per raccontare il concetto che ne sta alla base. Levante unisce questo suo coraggio autorale ad una melodia forte, decisa e impellente capace di dare man forte ad un brano che gioca tra rievocazioni non banali che vanno dalle spine ai chiodi passando per il sangue. Un modo originale per denunciare il fatto che spesso il “demonio” sta nella testa dell’uomo e nella concezione di idee dannose per la stessa umanità.

  • GRANDE AMORE – Il Volo (2015)

Sanremo 2015 Il voloLa lirica è tornata prepotentemente sul palco del Festival di Sanremo grazie a questi tre giovani ragazzi che nel 2015 riportarono il bel canto non solo al centro della kermesse ligure ma anche delle classifiche musicali di vendita facendo leva sulla caratteristica del “per sempre” della musica italiana nel mondo: la melodia. Si parla con semplicità di un amore che si vorrebbe durasse per sempre rivelandosi, giorno per giorno, come la scelta più bella tra quelle compiute nel corso della propria vita. Un’esplosione di melodia orchestrale e di voci capaci di passare, con teatralità, tra intensità ed energia.

  • HO CAMBIATO I PIANI – Arisa (2017)

Pur pubblicata in un periodo di difficoltà e di cambiamento di rotta artistica e discografica questa è probabilmente una delle ballate pop più belle di sempre da quelle incise fino a questo momento dalla voce d’usignolo dell’interprete lucana. Ideata per il cinema, in realtà, questa canzone consente ad Arisa di porsi al di sopra delle parti narrando una storia in cui ricorda di come, nel corso della vita, si sia disposti a cambiare il proprio destino, i propri desideri ed il proprio io in nome dell’amore.

  • HO CONOSCIUTO IL DOLORE – Roberto Vecchioni (2013)

E’ stata una delle canzoni d’autore più intense ed emotivamente impegnative dell’ultimo decennio e non a caso arriva dalla penna del grande Roberto Vecchioni che, in più riprese, si è dimostrato in uno stato di vera ispirazione narrativa. Qui si parla di un rapporto a due tra l’io ed il dolore presentato sotto le sembianze di un vero e proprio uomo che, però, dopo aver mostrato l’arroganza del più forte si trova sconfitto, messo in un angolo, ignorato. Vecchioni si accontenta di una base orchestrale tutta sinfonica per distendere le proprie parole sul tappetto della musicalità.

  • IL CIELO E’ VUOTO – Cristiano De Andrè (2014)

Probabilmente la migliore proposta artistica del figlio del grande cantautore genovese arrivò in quel del Festival del 2014 quando Fabio Fazio diede ampio spazio al mondo cantautorale e di nicchia anche a costo della popolarità delle canzoni. De Andrè qui, si dedica alla volta celeste per poi riflettere quanto detto su di un rapporto a due che cresce insieme alla melodia e alla vocalità profonda e penetrante di Cristiano. Il cielo è vuoto “perchè la nostra immaginazione ha bisogno di spazio”. Non banale, da comprendere.

  • IL CONFORTO – Tiziano Ferro e Carmen Consoli (2016)

Prendi una delle penna pop più preformanti e poetiche dell’ultimo ventennio musicale italiano e affiancala alla voce femminile che più di tutte si è fatta, negli anni, testimone e custode ultima di quella raffinatezza tipica delle grandi personalità musicali del millennio scorso. Il risultato è un autentico capolavoro che racconta l’amore con un linguaggio ricercato e non scontato in un arrangiamento musicale che sposa alla perfezione l’esigenza della contemporaneità facendo largo uso dei sintetizzatori. Carmen Consoli dona quel gioiellino in più ad un brano già perfetto mettendoci quel suo timbro unico e riconoscibile fin dalla prima nota.

  • IL MARE IMMENSO – Bungaro (2012)

Il brano portato al successo dalla voce di Giusy Ferreri nel Festival del 2011 fu, poi, ripubblicato in una versione totalmente inedita da uno dei suoi autori, Bungaro, che ripropose quei versi in una delicatissima e commovente veste acustica. La sola chitarra usata dal cantautore si scontra con l’arrangiamento sfarzoso e rock proposto dall’interprete milanese sul palco dell’Ariston sfoggiando una decisa verve rockettara. Bungaro, invece, sceglie di dare valore a quel sentimento d’amore che le parole raccontano mettendo tutto sulla via dell’intimità grazie anche ad una voce che si rivela soffice e cullante per l’ascoltatore.

  • IL MIO GIORNO MIGLIORE – Giorgia (2011)

Espressione dell’eclettismo di Giorgia questo up-tempo tutto electro-pop diede avvio ad una sorta di rinascita per la voce romana che proprio a partire da questo brano diede avvio ad una fruttuosa collaborazione con Michele Canova Iorfida che ne esaltò la vocalità in una veste a tratti anche meno classica rispetto alle tradizionali ballate struggenti con cui, negli anni ’90, era salita alla ribalta. Una ritmica ben presente, un ritmo incessante ed un arguto gioco di voci e contro-voci permettono di realizzare un up-tempo efficace pur conservando il dicktat del pop: parlare di quell’amore a due universalmente comprensibile.

  • IL MONDO PIANGE – Irene Fornaciari e Nomadi (2010)

Un bel brano sanremese che esorta al rispetto dell’umanità e del Pianeta Terra che ci ospita da decine e decine di secoli. Il canto di Irene s’inserisce con la giusta cautela ed eleganza all’interno del brano per trovare, con il corso delle battute, una sempre più prestate presenza vocale atta a sottolineare la drammaticità del momento che si sta vivendo. L’intervento dei Nomadi è davvero minimo e si avverta soltanto nello special finale che lancia l’ultimo disperato grido d’amore della brava interprete figlia d’arte che s’interroga sul perchè il mondo si trovi ora a piangere.

  • IL MONDO PRIMA DI TE – Annalisa (2018)

Tante e tante volte Annalisa ha tentato di trovare la canzone giusta, quella capace di consacrarla come interprete moderna, antica o contemporanea che fosse. Difficilmente era riuscita a trovarla prima di tornare nuovamente sul palco dell’Ariston con questa gran bella ballata pop scritta con Davide Simonetta e Alessandro Raina. Si parla di una storia d’amore che segna il punto zero di un’esistenza scandendo ciò che era “prima di te” rispetto a ciò che, invece, verrà dopo. Su tutto questo Annalisa spicca, finalmente, per le sue doti canore che non rifiutano estensioni importanti, vocalizzi arguti e una potenza importante da esprimere nei continui sali e scendi di note.

  • IL PESO DEL CORAGGIO – Fiorella Mannoia (2019)

Con l’intensità interpretativa che da sempre caratterizza la sua musica l’artista romana si dedica qui all’attualità dell’uomo contemporaneo che si trova di fronte alla sfida più grande della propria esistenza: assumersi ciascuno le proprie responsabilità di fronte alla vita, agli altri e al mondo intero. C’è la responsabilità di perdonare, di sbagliare, di vivere un amore, di dimostrarsi aperti al mondo e al valore supremo della vita che va rispettata sempre e comunque. Ed è proprio lì che il brano va a parare invitando al rispetto e alla tutela dell’esistenza oltre che all’esortazione a farsi sentire di fronte alle ingiustizie perchè “siamo in diritto di ricambiare tutto e ricominciare”.

  • IL POSTO PIU’ FREDDO – I Cani (2015)

L’origine del fenomeno indie italiano parte anche e soprattutto da qui con Niccolò Contessa (che oggi scrive e produce Coez) che allora si dedicò ad una canzone che saggiamente sembra poter parlare di un amore finito con sofferenza ma che, in realtà, si rivolge all’astinenza dalla cocaina. Il parallelismo scorre senza farsi mai davvero intendere fino alla fine favorendo, dunque, anche le diverse interpretazioni personali a seconda del momento e della circostanza. Una canzone che gioca su dei suoi versi criptici ma che si rivela come estremamente anticipatrice di tante e tante hit che da allora in poi hanno conquistato le radio.

  • IMPARARE AD AMARSI – Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico (2018)

Prendi due dei migliori parolieri e compositori della musica italiana contemporanea (Bungaro e Pacifico) e una delle ultime grandi dive della canzone interpretata con classe e maestria (Ornella Vanoni). Mettili insieme per il palco principe della musica italiana (il Featival di Sanremo) e tiraci fuori una canzone che odori di vita e di tempo vissuto. Il risultato non potrà che essere un brano dall’estrema eleganza e portamento, un brano capace di evocare figure e sentimenti della vita di ciascuno in cui l’amore da imparare non è solo quello verso gli altri ma anche, e forse soprattutto, verso se stessi. Prova di canto e scrittura eteree che non possono che meritare applausi e consensi.

  • IO SONO L’ALTRO – Niccolò Fabi (2019)

Il rispetto e l’amore per il diverso viene raccontato con delicatezza in questa piccola perla di cantautorato contemporaneo di Niccolò Fabi che traccia il profilo dell’alterità per mezzo di una serie di immagini quotidiane che ogni giorno abbiamo sotto i nostri occhi o, magari, diamo per scontato. C’è il parcheggiatore, il lavoratore assunto per fare lavori umili, l’immigrato sul barcone, il barbone della stazione, le donne coperte dal velo… Comprendere prima di giudicare è il monito ultimo del cantautore romano che alterna immagini strazianti a versi illuminanti.

  • IO TI PENSO – Nyvinne (2018)

Nell’epoca in cui anche a Sanremo pare essere passata di moda la tipica e tradizionale canzone sanremese dobbiamo a questa giovane e talentuosa cantautrice il rispetto della nostra storia e del nostro DNA musicale più proprio. Nyvinne parla d’amore, di relazioni e d’intimità ma anche e soprattutto di dolore, di malinconia, di ricordi che si vorrebbe tenere lontani perchè ancora ricchi di sofferenza. Mentre piove una voce particolarissima ed estremamente riconoscibile si riversa sulle note di un pianoforte che è pronto a consolarla con l’eternità di un arrangiamento “alla Sanremo”.

  • LA COMETA DI HALLEY – Irene Grandi (2010)

L’energia di Irene Grandi si vide, per l’ultima volta, sul palco di Sanremo con questa gran bella canzone pop-rock ricca di chitarre elettriche e di una voce graffiante. Da allora per l’interprete toscana ci fu una sorta di svolta verso lidi più intimi, pop e delicati che, in qualche modo, non rendono giustizia a quella verve tipica degli animali da palcoscenico come lei è da sempre. In quello strano Sanremo Irene fu vera e propria mattatrice di energia e trasporto sia in radio che in platea conquistando nel segno della sua stessa tradizione musicale.

  • LA MIA ANIMA D’UOMO – Anna Oxa (2011)

L’ultimo episodio sanremese della diva Oxa risale, per ora, al 2011 quando una delle più grandi voci della storia della nostra musica si presentò sul palco dell’Ariston con un brano in perfetto stile-Oxa concentrato sulla riflessione, quasi filosofico, sul senso dell’umano. Tema complicato, voce impegnativa ed epoca lontana da un’analisi musicale così profonda resero l’ennesima proposta trasformista della Oxa difficile da afferrare sul subito ma, col tempo, testimoniarono a pieno la sua continua evoluzione musicale e personale. L’obiettivo è la ripartenza, la riscoperta del senso vero dell’uomo e dell’esistenza, la rinascita nel segno della verità, della diversità e della naturalezza. A guidare questa ricerca è “un sogno più vero” che sia ispirato dai valori del soggettivo e della piena realizzazione di sé. La Oxa traduce tutto questo con la sua vocalità che svetta libera ricercando la propria direzione per comunicare senza schemi precostituiti il proprio messaggio.

  • LA MIA ULTIMA STORIA – Aiello (2019)

Un perfetto esempio di come sia possibile unire le esigenze di contemporaneità con la lezione della tradizione musicale del pop all’italiana da sempre incentrata sulla tematica dell’amore, preferibilmente quello sofferto. Aiello si propone perfettamente sotto questa luce realizzando una bella ballata che adotta i suoni d’oggi ed il linguaggio di un filone indie-pop e lo inserisce abilmente nel desiderio di parlare di una storia d’amore che, come tante altre, finisce lasciandosi alle spalle sofferenze, ricordi e rimpianti.

  • LA MUSICA NON C’E’ – Coez (2017)

L’inno indie dell’anno che lanciò definitivamente un artista come Coez e che contribuì notevolmente all’affermazione dell’artista laziale nell’Olimpo della nuova musica italiana di nuova leva. Un ritmo cadenzato ed un cantato molto poco melodico ma molto più parlato e scandito anche nel suo ritornello che gioca sull’utilizzo delle doppie voci per rendere il tutto più dinamico e “pieno”. Il tema, poi, è sempre quello dell’amore ma viene rivisitato sotto la nuova luce di un linguaggio 2.0 che ristruttura anche le tipiche liriche italiane.

  • LA NOTTE – Arisa (2012)

Probabilmente una delle più belle canzoni, se non la più bella, tra quelle passate sul palco del Festival di Sanremo negli ultimi 10 anni. Fu la canzone della trasformazione e della rinascita di Arisa che fino a quel momento si era presentata come interprete strana e scanzonata. Abbandonati d’improvviso gli occhialoni neri e gli abiti inusuali l’interprete potentina dimostrò al pubblico italiano tutte le sue doti di voce di classe ed eleganza, di traduttrice viscerale delle emozioni e di perfetto viatico di comunicazione d’esperienze comuni come può essere la fine sofferta di un amore da cui “si esce sconfitti a metà” non dimenticando, comunque, che “l’amore poi continuerà”.

  • LA NUOVA STELLA DI BROADWAY – Cesare Cremonini (2012)

Il buon Cremonini tirò fuori con questa piccola perla musicale un perfetto racconto delicato ed etereo tutto incentrato su di una figura femminile dipinta come una dea. Un dipinto d’amore che raffigura una perfetta storia a due si fa vivere sullo sfondo di New York rendendo partecipi tutti gli osservatori o, per meglio dire, gli ascoltatori del brano. Il cantautore bolognese si cala perfettamente dentro alla scena e funge da narratore di una storia che ha nella verità e nella quotidianità del sentimento la propria arma vincente.

  • LA TUA BELLEZZA – Francesco Renga (2012)

Una delle ultime grandi prove vocali realizzate da Francesco Renga all’interno del suo tradizionale mondo del cantautorato pop profondamente contaminato dall’utilizzo dell’orchestrazione più classica e pura. Al Festival di Sanremo il bravo vocalist bresciano diede sfoggio di tutta la sua tecnica per raccontare l’universo femminile tra sali e scendi di note, falsetti e voci piene. La più alta bellezza femminile (non solo esteriore, è chiaro) va a corrispondere alla parte migliore che ogni uomo può desiderare di avere per sè.

  • LA VERITA’ – Brunori Sas (2017)

Canzone dal peso specifico importante e degno di nota quella che Brunori Sas ha regalato al pubblico dimostrando una volta per tutte che c’è ancora spazio per fare del cantautorato all’italiana un genere mainstream. Una voce densa, ricca di sfumature e pregna di colori diversi s’incarica di un racconto che ricorda a tutti che “il dolore serve proprio come la felicità” regalando la più preziosa riflessione sulla vita e sul suo scorrere. Alla fine tutti dovremmo mettere in conto che “ti fa paura che l’idea di scomparire, l’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire”.

  • LATO DESTRO DEL CUORE – Laura Pausini (2015)

Dopo i fortunati episodi di ‘Tra te e il mare’ ‘Vivimi‘ Biagio Antonacci torna a scrivere per la voce internazionale di Laura Pausini donandole la più delicata ed intima ballata pop del proprio repertorio recente. Un brano che si apre con lentezza facendosi scoprire poco a poco, un pezzo per volta, dimostrando tutta la preziosità della vita, dell’anima, dei sentimenti e del cuore. Si passa dal conoscere prima se stessi per, poi, riuscirsi a donarsi agli altri con efficacia e consapevolezza. Una ballata pop poco “alla Pausini” che tiene la canna vocale al riparo almeno fino al finale dove può sfoderare anche la propria potenza per augurare buon viaggio a chi se ne va ed abbraccia chi resta.

  • LE TASCHE PIENE DI SASSI – Jovanotti (2011)

Una delle tante poesie alla Jovanotti contenuta in un disco come ‘Ora’ che nel 2011 lo presentò come davvero capace di calarsi nella dimensione cantautorale ed intima della tradizione melodica italiana prima di riproporlo fautore di energia e innovazione musicale. Non serve nulla di più che un pianoforte, delle note sospese ed una voce che senza alcun fronzolo canta per la propria innamorata che si aspetta con le braccia aperte dopo aver davvero compreso il senso e la sofferenza riservata all’uomo dal sentirsi soli.

  • LETTERA A MIO PADRE – Ermal Meta (2016)

Parla al proprio padre con onestà e sincerità raccontando la propria vita per come l’ha vissuta ancor prima di raggiungere l’apice del racconto nella futura ‘Vietato morire‘ che ne riprese tematiche ed argomentazioni. Ermal ci metta tutta la sua abilità autorale che unisce un testo capace di trafiggere gli animi ed una melodia trascinante ed orecchiabile e che, quindi, appare quasi in contrasto all’intero sistema. Il cantautore di origini albanesi si lascia andare ad un flusso di coscienza che, poi, nello special finale lascia spazio al ricordo più vivo e più vero: la voce di un bambino che canta le sue stesse parole, quelle parole che Ermal per primo ha vissuto sulla propria pelle di bambino e adolescente.

  • LIBERI – Tiromancino (2014)

Una delle più belle canzoni d’amore d’atmosfera degli ultimi 10 anni è sicuramente questa firmata da Federico Zampaglione che la apre con un verso struggente ed emozionante che ricorda sempre di guardarsi dentro perchè “nei tuoi occhi c’è una nuova luce”. Non occorrono escamotage o scorciatoie per scrivere una bella canzone: basta saper raccontare la propria in modo semplice, genuino e veritiero dando anche spazio a quella forma d’amore che prevede la possibilità di perdersi per sapersi, poi, ritrovare e ricongiungersi in modo più profondo e stretto di quanto non fosse stato in passato. Un brano che, anche nella sua versione con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro (2018), sa sempre emozionare.

  • L’AMORE È UNA COSA SEMPLICE – Tiziano Ferro (2011)

Esploso ed affermatosi nel decennio precedente sono stati però i primi anni ‘10 ad evidenziare la confermazione di Tiziano Ferro in quanto poeta contemporaneo dell’amore nelle sue forme più diverse. L’episodio migliore indubbiamente risale a quel suo animo riflessivo e sofferente in cui il sentimento umano per eccellenza viene riletto a stretto contatto con la vita in una dimensione di perfetta balland pop in cui l’inciso esplode grazie ad un notevole crescendo di arrangiamento e voce. “L’amore è una cosa semplice” non è diventato solo uno slogan efficace per raccontare una verità di un artista ma è anche, probabilmente, una delle gemme più riuscite degli ultimi 10 anni di Ferro.

  • L’AMORE ESISTE – Francesca Michielin (2015)

Fu una di quelle canzoni che condizionarono ed indirizzarono il corso della musica italiana che da lì in poi venne. Erano gli anni del nascente electro-pop e della black-balland targate da sintetizzatori e tastiere che, però, mantenevano testi tradizionali dedicati ai sentimenti, alle sofferenze interiori, all’universalità dell’amore. La giovane interprete veneta fu tra le prime a sfruttarne il potenziale realizzandone un tormentone che la lanciava definitivamente nell’Olimpo musicale donandole anche un’immagine ed una dimensione musicale davvero propria.

  • L’ANIMA VOLA – Elisa (2013)

Lo si aspettava con ansia da ben quindici anni e finalmente Elisa, nel 2013, ha scelto di regalare al suo pubblico il suo primo vero e proprio album interamente in italiano. La strada fu aperta proprio da questo singolo che in maniera totalmente inedita mostrò tutto il talento autorale e compositivo di una delle più grandi voci ed artiste del XXI secolo. Non solo la dedica all’etereo tema di un’anima che incarna le esistenze ma, soprattutto, un’arrangiamento, tutto basato sugli archi, che esalta le tinte soavi e quasi intoccabili di una voce che svetta ed emoziona grazie alla propria delicatezza. Anche in italiano Elisa ha dimostrato di saper emozionare e conquistare con la sua delicatezza.

  • L’ESSENZIALE – Marco Mengoni (2013)

Una canzone pop nel palco più pop d’Italia non poteva che conquistare e dava nuova linfa ad una carriera ed un artista meritevole come Marco Mengoni che nel 2013 arrivò in punta di piedi all’Ariston e ne uscì da gigante grazie al suo coraggio di togliere piuttosto che aggiungere. Via i gorgheggi, via le sovrastrutture estetiche, via l’impressione di essere di fronte ad una voce sempre più importante della canzone. In compenso arrivò un brano (di Roberto Casalino) che impressionò il pubblico per quella sua dedica d’amore acqua e sapone talmente forte da sapersi affermare anche in un contesto pericolante come un “mondo che cade a pezzi”.

  • L’OTTAVA MERAVIGLIA – Ron (2017)

Una delle ultime creazioni del cantautore che, come spesso è accaduto negli ultimi anni, è stata messa in scena in quel del palco dell’Ariston del Festival di Sanremo pur senza ritrovare un adeguato consenso. Nella delicata edizione del 2017 Ron si prestò a porre tutto il proprio talento compositivo ed autorale al servizio della canzone d’amore senza pretese, quella canzone capace di emozionare grazie alla propria semplicità e quotidianità. Si parla d’amore, certo, ma lo si fa nel segno del “per sempre” perchè si sogna una vita insieme che possa durare per l’eternità dedicandosi alle piccole azioni di tutti i giorni.

  • L’UNIVERSO TRANNE NOI – Max Pezzali (2015)

Max PezzaliMesse da parte (per un solo momento) i brani tutti elettronici ed istrionici tipici della produzione profondamente anni ’80 style di Max Pezzali il cantautore lombardo, in questo caso, si dedicò con efficacia a tratteggiare i contorni di una bella ballata pop in cui il tema è quello dell’amore visto e raccontato nel momento di suo massimo splendore. Ci sono le doppie voci tipiche di quello che, al tempo, era chiamato electropop ma che, in questo caso, si affidano ad un arrangiamento pop profondamente tradizionale.

  • MERAVIGLIOSO AMORE MIO – Arisa (2012)

Una tra le più belle poesie musicali della coppia Arisa – Giuseppe Anastasi arrivò così pochi mesi dopo ‘La notte’ e parve poter gettare uno spiraglio di luce in un’immensa tempesta di buio. Una ballata sui sentimenti che parte struggente con il pianoforte e, poi, si apre ad un inciso delicatissimo che riesce a funzionare e ad incantare pur senza sfruttare la ritmica o un cantato accentato ed estremizzato. Arisa svolazza tra le note con leggerezza ed eleganza raccontando di una vita che procede pur senza mai dimenticare di difficoltà e giornate di pioggia in cui, malgrado tutto, la luce è fin troppa.

  • NANI’ – Pierdavide Carone (2012)

Nella cornice di un ispiratissimo e ricchissimo Festival di Sanremo 2012 l’accoppiata di Pierdavide Carone e Lucio Dalla a molti parse, forse anche per gli effetti postumi, un vero e proprio passaggio di consegne tra il vecchio ed il nuovo, tra il maestro e l’allievo. Dalla di allievi ne ebbe e ne formò parecchi e Carone con questa intensa ballata, dedicata ad una donna costretta a vendersi, dimostrò di avere appreso la lezione. C’è la storia di un ragazzo che si innamora di una prostituta sognando di poterla portare via con sè, ci sono due voci che s’incrociano in un clima etereo nel gridare il suo nome.

  • NELL’ETERE – Antonio Maggio (2014)

Mettete da parte l’Antonio Maggio spensierato, allegro e musicalmente accattivante per via dei motivetti orecchiabili che più frequentemente il grande pubblico ha avuto modo di ascoltare da lui. Se ben cercate nella sua discografia troverete una perla come questa che, pur non mettendo completamente in ombra la parte ritmica dell’arrangiamento, ha la capacità di destreggiarsi tra note ed atmosfere più intime e delicate. La canzone d’autore della voce salentina qui realizza un amore che vuole scappare da tutto e da tutti per vivere in solitudine nell’etere tra sali e scendi melodici “con la speranza di non farci mai più ritrovare”.

  • NIENTE – Malika Ayane (2013)

Passata quasi inosservata dal palco del Festival di Sanremo quando il regolamento prevedeva la possibilità di presentare ben due brani alla platea della kermesse, questa autentica poesia siglata da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro costituisce, forse, il pezzo di maggior eleganza di un’interprete raffinata come la Ayane. Una chitarra acustica accompagna una narrazione minuziosa che si ferma sui dettagli di una sofferenza che parte da dentro e che si traduce in un sorriso che pian piano si spegne o in un paradiso che volutamente si vuole distruggere non lasciandone traccia se non delle parole inutili ed una libertà da assaporare fino in fondo.

  • NIENTE AL MONDO – Dolcenera (2015)

La Dolcenera trasformista e, soprattutto, sperimentatrice musicale assidua prese corpo proprio con questo brano che unisce con efficacia ed intelligenza un’ampissima orchestrazione ad un ritmo con sfumature tribali e ritmiche che sostengono un brano davvero ricchissimo di elementi. Il tema è quello di chi sogna senza regole e “non si arrende mai” perchè “la vita che s’immagina diventerà realtà”. C’è di mezzo, ovviamente, anche il sogno dell’amore che si rivela il più grande ed il più prezioso per ognuno.

  • NONNO HOLLYWOOD – Enrico Nigiotti (2019)

Una delle più belle poesie di vita mai passate per il palco dell’Ariston, soprattutto nell’ultimo decennio. A recitare questi versi pregni di vita e quotidianità è un nipote sinceramente commosso e distrutto emotivamente per la scomparsa del nonno che tanto gli ha insegnato e trasmesso a proposito dell’esistenza ripetendogli che “la ricchezza sta nel semplice” portandolo a riflettere in modo personale sull’attualità delle cose. “La vita adesso è un ponte che ci può crollare, la vita è un nuovo idolo da scaricare” canta Nigiotti prima di lasciarsi andare alla certezza che la realtà di oggi non è quella che i nostri nonni hanno vissuto e che, probabilmente, vorrebbero oggi vivere. A rimanere, però, sono i ricordi, i racconti, i momenti che si possono puntualmente rivivere chiudendo gli occhi pur senza dormire.

  • NON E’ AMORE – Carmen Ferreri (2019)

A proposito di amore e di violenza Carmen Ferreri si è fatta qui interprete di una lettera di vita scritta da un’ideale donna rimasta vittima di un sentimento possessivo di quel suo uomo che avrebbe dovuto amarla e proteggerla dal mondo. La giovane età della sua interprete non impedisce al brano di risultare comunque vero ed intenso grazie ad un’interpretazione davvero sentita e partecipe nelle sue sfumature. “Te lo avevo detto che sarebbe andato tutto a puttane, che l’amore vero non è la tua assurda ossessione” dice lei di fronte ad un lui che “non ti accorgi che questo non è amore” ma che non è in grado di fermare prima che non fosse troppo tardi.

  • NON E’ DETTO – Laura Pausini (2018)

Laura Pausini Non è dettoLe classiche ballate pop d’amore “alla Pausini” hanno sempre il proprio fascino quando la voce di Solarolo riesce a scegliere bene tra le tante proposte che puntualmente dispone. In questo caso la voce femminile più famosa d’Italia si presta ad una canzone che parte piano e voce e poi cresce lentamente inserendo, passo passo, tutti gli elementi dell’orchestra che rende il primo inciso quasi lirico con la voce che svetta ma, poi, riporta tutto nel pop più classico dando il giusto vigore anche alla ritmica. C’è un lui ed una lei che si sfiorano prima di abbandonarsi anche perchè “mi fido della forza di un ricordo” anche quando “non è detto che mi manchi sempre”.

  • NON VOGLIO RITROVARE IL TUO NOME – Afterhours (2016)

Dedicata alla scomparsa del padre questa canzone, particolarmente importante per Manuel Agnelli e per l’intero percorso artistico e musicale degli Afterhours, si rivela particolarmente toccante e penetrante per chi davvero riesce a riviverne le sensazioni che ne ispirarono in qualche modo la scrittura. Incessante e martellante il tema musicale si ripropone costantemente per sottolineare il dolore delle parole che racchiude: “ti nascondo dentro me per non ritrovarti più”.

  • OGNI TANTO – Gianna Nannini (2010)

La Nannini neo-mamma realizzò quello che, probabilmente, ancora oggi è il punto più alto della sua produzione negli ultimi dieci anni proprio dedicando un brano alla sua prima figlia. Ispirata dal verso dantesco che recitava “amor, ch’a nullo amato amar perdona” la cantautrice senese scrisse pensando alla figlia: “quando il tuo sguardo arriverà sarà il dolore di un crescendo, sarà come riaverti dentro”. Un modo originale per raccontare la maternità in una chiave non per forza melodica, struggente e intima. Una Nannini da sempre rock non poteva che essere anche una mamma intensamente rock.

  • ORA ESISTI SOLO TU – Bianca Atzei (2017)

Una classica e tradizionale ballata sanremese al servizio di una bella voce e di una storia d’amore da raccontare fin dall’inizio. Bianca Atzei cantò per la seconda volta al Festival di Sanremo le parole di Kekko Silvestre dei Modà per interpretare il sentire di una giovane donna che, come lei, vuole “fregarmene di tutto quello che poi dirà la gente” e concentrarsi soltanto sul vivere a pieno il sentimento che la lega al proprio lui. Un ritornello orecchiabile, una voce graffiata e un’orchestrazione che sottolinea le crescite inseriscono il brano all’interno della tradizione sanremese che, di questo genere di canzoni, ha sempre bisogno.

  • ORONERO – Giorgia (2016)

La voce sopraffina di Giorgia e la sua eternità trovarono in questa ballata la perfetta chiave di volta per unire il tradizionalista repertorio pop italiano alle nuove esigenze contemporanee di suono ed effettistica. La Todrani racconta di sè, di quel suo sentirsi ora una donna matura e sicura anche di fronte a quella “gente [che] giudica e non sa nemmeno lei il perchè”. C’è ovviamente l’amore che cresce dentro ma c’è un amore che si muove verso soprattutto, e prima di tutto, sè stessi. Giorgia, poi, ci mette la sua voce, il suo cantato cristallino che si libera soltanto nel finale dopo una serie di strofe serratissime e piene di doppie voci a sorreggerne l’effetto.

  • PER SEMPRE – Nina Zilli (2012)

Uno spirito retrò, un’aurea eterna, un look anni ’60 ed una vocalità capace di farsi riconoscere sin dalla prima nota. Nina Zilli raggiunse il proprio apogeo proprio con questo brano che ricalca i passi della grande Mina per dedicarsi ad un amore che si sogna possa durare per l’eternità soprassedendo anche sul dolore provato per le pene che l’amore porta da sempre con sè. Il Teatro Ariston di Sanremo la incoronò come un’interprete di classe ed eleganza capace di imporsi con un gusto che si credeva superato creando, comunque sia, un tormentone musicale capace di renderle onore.

  • PER TUTTA LA VITA – Noemi (2010)

Giovane e fragile Noemi arrivò per la prima volta sul palco del Festival di Sanremo con un brano tipicamente pop e perfettamente capace di rendere onore alla sua voce ruvida e graffiata che si destreggia alla perfezione di un amore eterno. Partenza con la sola chitarra ed un pianoforte, poi, l’atmosfera cresce mettendo in scena tutta l’orchestra che accompagna la crescita vocale della rossa interprete che racconta di delusioni e di una fotografia d’amore che ingiallisce davanti ai propri occhi lasciandosi dietro soltanto la sensazione di colpevolezza per un amore distrutto dalla gelosia e dal desiderio di unico possesso.

  • PESTO – Calcutta (2018)

Calcutta è indubbiamente uno dei nuovi numeri uno, uno dei nuovi fenomeni della fine di questo decennio, uno di quei nuovi artisti che incarnano alla perfezione la nuova scuola cantautorale romana ed il filone del sempre più popolare indie-pop. La voglia di raccontare un amore si fonde con le nuove esigenze comunicative che, musicalmente, non si affidano più alla messa in primo piano della voce ma, piuttosto, fanno leva su di un linguaggio più immediato e quotidiano anche se meno banale ed abusato. Il tutto scorre sotto l’occhio vigile dell’orchestrazione classica e di un ritornello che cattura immediatamente l’attenzione richiamando l’esigenza di urlare tutti insieme “eh, deficiente”.

  • PIANETI – Ultimo (2017)

Il primo vero successo del cantautore che, a tutti gli effetti, ad oggi appare come il maggior successo (e contemporaneamente la più grande promessa) di quest’ultima parte del decennio. C’è tutta la tradizione musicale italiana con l’apertura riservata soltanto al pianoforte ed un arrangiamento che con progressività entra nel vivo ma c’è anche tutta l’innovazione del linguaggio musicale contemporaneo che, pur parlando di amore e di sentimenti, sa far propri schemi compositivi provenienti dal rap ed espressioni tipicamente giovanili. Il miglior modo per unire ieri ed oggi con efficacia guardando al domani che, si spera, possa tenere sempre presente la nostra storia oltre che il desiderio di ciò che vorremmo diventare ed essere.

  • PORTAMI VIA – Fabrizio Moro (2017)

Non solo rabbia, delusione e denuncia sociale nella poetica di Fabrizio Moro che ha probabilmente trovato il punto più alto della propria composizione musicale proprio in una ballata d’amore in pieno stile sanremese. Tornato sul palco dell’Ariston dopo 7 anni di voluta lontananza da Sanremo (e dalle scene musicali mainstream) Moro ha donato al pubblico una vera e propria poesia d’amore con la quale ha la forza di chiedere aiuto, di tendere la propria mano con la speranza che qualcuno la afferri e lo riesca ad accompagnare in un posto dove “niente potrà farmi più del male” e dove abbia la possibilità di vivere per sempre con il proprio amore. Una voce graffiata, intensa e colorata di vita vissuta urla contro il cielo un grido di una richiesta di soccorso e, contemporaneamente, di pace.

  • PROMETTIMI – Elisa (2018)

Elisa puntualmente torna a proporsi anche in questa chiave intensa sempre capace di suscitare emozioni viscerali ed autentiche. La dedica è per un figlio che, ci si augura, possa imparare il meglio della vita e che possa ricordarsi (e avere la possibilità di farlo) sempre “di sentire dentro cosa vuoi” prima di intraprendere qualsiasi strada. Non servono grandi orchestrazioni per dare corpo a delle parole vere e sentite che puntano, naturalmente, allo scoprirsi reali e sinceri con se stessi ma che, suonano, così potenti da riuscire ad arrivare al cuore dell’ascoltatore senza il bisogno di alcun tipo di filtro. Una piccola poesia emotiva in pieno stile Elisa.

  • QUANDO UNA STELLA MUORE – Giorgia (2013)

Quando Giorgia canta una canzone che si apre con il pianoforte ed ha la forza di sapersi rivolgere a chi non c’è più gli applausi non possono che sprecarsi. Lo fece nel 2013 per aprire un disco che, a differenza del fortunatissimo capitolo precedente, puntava in modo più spinto sull’essenzialità, sull’emotività e su di una chiave musicale pop-soul. E’ il grido di un’assenza, di un dolore che non lascia scampo e che puntualmente torna alla mente ricordandoci che “quando una stella muore fa male” pur con la consapevolezza che “non è stata colpa mia”.

  • QUESTA NOSTRA STUPIDA CANZONE D’AMORE – Thegiornalisti (2018)

ThegiornalistiParte il pianoforte facendo credere che definitivamente i Thegiornalisti abbiano abbandonato le loro origini indie ma, poi, il linguaggio rimane quello fuorviante di Tommaso Paradiso e, presto, intervengono le tastiere, i sintetizzatori e le doppie voci in sovrapposizione. A Riccione si sostituisce questa volta la Corea del Nord ma sullo sfondo avanza il racconto di una storia d’amore che, malgrado venga definita stupida, in realtà occupa tutta la scena della narrazione di un amore immenso, non arrestabile nemmeno dai potenti della Terra, dalle lacrime obbligatorie per ogni storia a due o dalle difficoltà di tutti i giorni che la vita di ognuno attraversa.

  • RESTA ANCORA UN PO’ – Antonino Spadaccino (2012)

Scrive Emma e canta una delle voci soul più belle tra quelle mai uscite da un talent show. Antonino non è solo un’anima musicale sopraffina ma è un soul man dotato di un timbro black ed un graffiato naturale capace di emozionare e catturare il cuore di ogni ascoltatore. Il rapporto a due che ci si trova davanti si consuma davanti ad una lacrima che scende sul viso gelando l’atmosfera e fermando i cuori che quasi smettono di battere di fronte ad un amore sbagliato che sembra chiudersi all’orizzonte pur non senza lasciare dentro dei dolori importanti. Malgrado tutto, però, il desiderio di ripartire, di ricominciare e di rimanere è quello che vince su tutto il resto delle emozioni.

  • RICOMINCIO DA QUI – Malika Ayane (2010)

Si veda alla voce “eleganza”. Il brano che consacrò la carriera di Malika Ayane come artista e voce brani di spessore e di ricerca musicale le procurò anche scene memorabili e che rimarranno nella storia del Festival. Fu per lei, per la sua eliminazione e per l’inammissibile esclusione di questo brano dal terzetto di finalisti che l’orchestra di Sanremo gettò gli spartiti e protestò come non mai nell’edizione della kermesse targato Antonella Clerici. La canzone, un vero e proprio gioiellino compositivo, ha lo scopo di mettere in evidenza tutto il talento e la tecnica dell’interprete italo-marocchina che canta con impegno conquistando il pubblico anche senza un vero e proprio ritornello.

  • RITAGLI – Amara (2017)

Amara di è fatta scoprire dal pubblico soprattutto come abile e profonda autrice ma, in realtà, per gli ascoltatori più curiosi si è donata anche come interprete delle sue stesse parole e note concentrandosi soprattutto sul valore supremo della vita. E quella sua profondità aurorale esce allo scoperto nel momento in cui la sua voce nera, graffiata e sofferta incontra il più prezioso dei doni dell’uomo (la vita da vivere nel nome dell’amore) che qui viene raccontato con maestria senza mai ricadere nel banale e continuo rievocare dei ricordi da rivivere mettendo insieme i ritagli della vita e dei suoi momenti più felici e preziosi tanto quanto quelli più tristi e distanti.

  • RIVOLUZIONE – Renato Zero (2016)

La maturità della sua opera artistica ha spesso portato Renato Zero a “protestare” contro la società ed i suoi vizi per mezzo di canzoni che, di volta in volta, si sono rivelate più o meno ispirate. Tra le sue ultime creazioni questa assume particolare valore se si va ad intendere come una “risposta a chi non chiede più” e che senza troppi filtri si rivolge a quella classe politica mondiale che troppe volte oggi si dimentica di dover maggior rispetto per il cittadino ed il lavoro che è chiamata a svolgere per il bene dell’umanità tutta. Non è questione di stipendi o ruoli ma soltanto di amore verso il prossimo e di rispetto della società.

  • SOLE – Negramaro (2012)

Una delle più struggenti composizioni di Giuliano Sangiorgi che, malgrado, parta a mille con la batteria in primo piano recupera, poi, velocemente l’intensità creata dal piano e voce per una ballata che arriva nel momento “migliore per i miei silenzi”. Non occorre altro che il sussurro di una voce essenziale e intimista per trasmettere un’emozione autentica e reale dedicata ad un “te” che funge da meta ultima del viaggio da compiere insieme tra silenzi, tempi e sfide, tutte da vivere ed affrontare insieme. Il pezzo poi cresce e da spazio a voce e melodia in pieno stile Negramaro.

  • SONO GIA’ SOLO – Modà (2010)

L’energia dei Modà, di una voce capace di raccontare con efficacia l’ambiente della musica pop-rock italiana e di una canzone destinata a diventare un classico si tradussero, quasi per magia, in un brano come questo che lanciò definitivamente la carriera di una delle band che nell’ultimo decennio ha fatto indubbiamente la storia della nostra musica leggera. C’è un lui ed una lei che si accarezzano e si sfiorano tra lampi, tuoni, desideri di tornare, di lasciarsi andare alla forza della passione che si consuma tra parole, gesti e braccia che s’incrociano tra i sussurri. Chitarre e batterie condiscono il tutto con efficacia e potenza completando la ricetta secondo tradizione.

  • SONO SOLO PAROLE – Noemi (2012)

Canta una delle voci più intense, riconoscibili e pop che la musica italiana abbia scoperto negli ultimi anni anche grazie all’universo talent show. Scrive una delle penne più sopraffine della nostra media generazione cantautorale: una penna che spesso ha tirato fuori, per sè o per gli altri, versi davvero degni di nota, non solo nel racconto del sentimento come in questo caso ma anche per quello di diversi aspetti dell’esistenza. A Sanremo 2012 la voce romana di Noemi incontra la penna di Fabrizio Moro realizzando un’accoppiata vincente per una canzone capace di mettere in luce tutto il timbro di lei e tutta la capacità autorale di lui che racconta l’amore per mezzo delle parole inutili che spesso, troppo spesso, si dicono.

  • SOTTO CASA – Max Gazzè (2013)

Uno dei primi e veri tormentoni radiofonici che il Festival di Sanremo ha regalato al pubblico italiano nell’ultimo decennio utilizzando argutamente i giochi di parole e le loro assonanze. Gazzè in tutto questo è sempre stato maestro ed antesignano e anche in quest’occasione si dimostrò attento musicista e profondo conoscitore dell’umanità. Stavolta il pretesto per scrivere è il senso della spiritualità che, ai giorni nostri, si traduce non solo in ricerca ma anche in una “furba” compravendita porta a porta di autentiche certezze che ad ogni uomo, da sempre, fanno da sempre particolarmente comodo in situazioni simili.

  • TI HO CREDUTO – Giordana Angi (2019)

Mancava da tempo una cantautrice (donna) capace di cantare e scrivere con profondità storie di vita proprie ed altrui con questa intensità, potenza e violenza comunicativa. Qui il tema è quello della pedofilia che si ritrova a vivere una ragazza che, in prima persona, presta le proprie parole ad una ispiratissima Giordana Angi che ben adatta il proprio timbro vocale alla circostanza di un racconto che necessita di una resa graffiata, lampante ed immediata.

  • TI HO VOLUTO BENE VERAMENTE – Marco Mengoni (2015)

Dopo ‘Guerrirero’ fu questa il caposaldo della scuola delle black-balland italiane a cui non solo Mengoni attinse a piene mani per costruire qualche fortunatissimo successo. In un modo nuovo di coniugare tradizione e innovazione l’artista di Ronciglione racconta di sè e di un rapporto ormai passato e concluso anche se “ti voglio bene veramente e non esiste un luogo dove non mi torni in mente”. Non c’è la voce che svetta, anzi, gioca alla sottrazione per non superare mai l’emotività delle parole e del senso di un viaggio in cui il senso “è la meta, è il richiamo”.

  • TI PORTO A CENA CON ME – Giusy Ferreri (2014)

L’episodio più tipicamente pop della carriera della Ferreri passò per la penna di Roberto Casalino e per il palco del Festival di Sanremo ricalcando quello schema-canzone che, l’anno precedente, con gli stessi elementi aveva riportato alla ribalta Marco Mengoni. Ci si dichiara amore per mezzo di una lettera che, però, si rivela “fuori moda” esattamente come la felicità e, a ben guardare, anche quell’amore che ora appare definitivamente concluso portandosi via il lato migliore di ciascuno. L’intimità di un brano così profondo si porta via anche quel timbro predominante della sua interprete che qui è volutamente al servizio della canzone e dell’emozione che essa provoca nei suoi sali e scendi.

  • TORNA A CASA – Maneskin (2018)

Maneskin

Scoperti ad X-Factor Damiano e compagni, in realtà, hanno fin da subito assunto un temperamento ed un’immagine lontana da quella tipicamente da TV e talent show: istrionici, sopra le righe, rock al punto giusto ma tremendamente capaci di fare tendenza pur senza permettere a nessuno di seguire le proprie orme, troppo personali per essere ricalcate. Anche con una classica ballata pop d’amore come quella che, ad oggi, pare la loro canzone “della vita” i Maneskin si sono rivelati capaci di essere unici ed inimitabili: un incedere ipnotico, pronto ad esplodere nel finale, porta i quattro ragazzi a raccontare della loro Marlena che è la fidanzata di ciascuno di noi o, più semplicemente, la vita stessa.

  • UN’ALTRA VITA – Elodie (2016)

Unire la profondità interpretativa di una voce di pura e genuina eleganza come quella di Elodie con una delle migliori realizzazioni testuali della penna di Fabrizio Moro non poteva che dar vita ad un vero e proprio gioiellino musicale come questo che si dedica al desiderio di ripartire, di ricominciare tutto da capo non per dimenticare ma per potersi davvero godere appieno l’esistenza “prima che sia già passata tra le mani”. Senza un vero e proprio ritornello la canzone scorre facendo dell’intensità delle parole e dell’interpretazione il proprio marchio di fabbrica e punto focale di forza.

  • UN ANGELO DISTESO AL SOLE – Eros Ramazzotti (2013)

L’ennesima “canzone alla Eros” stavolta si realizza con una particolare efficacia grazie all’ottimo connubio tra quel timbro unico e sempre riconoscibile del cantautore romano e l’azzeccatissimo effetto sonoro determinato da un arrangiamento pop-rock che fa leva sulla parte ritmica e su di un ottimo utilizzo delle tastiere antesignane del cosiddetto indie-pop. Il tema è ovviamente quello del classico racconto d’amore in cui la figura femminile viene paragonata ad un angelo che scende in terra.

  • UN BACIO A TE – Nesli (2012)

Dopo l’ottimo lavoro autorale fatto con ‘La fine’ il punto più alto della carriera dell’artista marchigiano è rappresentato sicuramente da questa bella canzone che si presta a voler ringraziare l’esistenza per il bene ottenuto per il volere del destino. A tutto ciò s’interseca ovviamente il racconto di un amore che riesce a dividere a metà il cielo contribuendo ad aumentare la nostalgia per quei giorni “perduti a darsi un addio” e di cui, ora, rimane solo un estremo ed assoluto bisogno dettato dall’esigenza d’amore e di condivisione.

  • UN GIORNO MI DIRAI – Stadio (2016)

Stadio Sanremo 2016Vincitori a sorpresa del Festival di Sanremo 2016, gli Stadio hanno realizzato, probabilmente, una tra le più belle canzoni che un padre possa aver scritto per una figlia. Il tutto si apre con un verso tanto crudo quando vero: “un giorno ti dirò che ti volevo bene più di me e tu riderai, riderai, tu riderai di me” quasi a sottolineare come l’amore incondizionato di un padre è un bene così prezioso anche se, a volte, incompreso pienamente o, meglio, dato per scontato. Si scorre lungo la storia della vita passando attraverso i ricordi d’infanzia, i primi amori, le difficoltà di una vita che, però, per sempre si ricorderà di avere una spalla su cui poggiarsi: quella del proprio padre.

  • UNICA – Antonello Venditti (2011)

In un classico incedere vendittiano il cantautore romano nel 2011 realizzò un disco davvero apprezzabile, degno della propria colossale discografia e capeggiato proprio da questo brano che sintetizzava al meglio l’essenza musicale dell’album. Alternando delle strofe leggere ed un ritornello incisivo grazie all’utilizzo di una leggera ritmica Venditti raccontava, qui, di un amore da vivere con semplicità nel corso del tempo mettendo, ovviamente, il proprio timbro unico al servizio del pezzo.

  • VIETATO MORIRE – Ermal Meta (2017)

Il brano del riscatto e del successo per un cantautore che di gavetta ne ha macinata parecchia prima come musicista e poi come autore per le maggiori hit di successo del pop italiano dei primi anni ’10. Sul palco di Sanremo porta un brano poggiato sulla dicotomia ed apparente contraddizione tra una melodia serrata ed un testo che racconta di violenza e di un amore vissuto nelle forme sbagliate. Ad emergere, però, non è solo la denuncia ma è soprattutto la consapevolezza di ciò che, in realtà, è davvero l’amore. Un modo positivo non per raccontare ciò che è sbagliato ma per dare spazio a ciò che, invece, è giusto, compreso anche “disobbedire”.

  • VIVENDO ADESSO – Francesco Renga (2014)

La penna di Elisa riuscì, dopo anni e anni di difficoltà, a dare nuovo slancio ad una voce importante e tecnicamente sempre perfetta e preparata come quella di Francesco Renga. Si parte quasi sussurrando, poi l’arrangiamento inizia a crescere svettando tra le note mettendo davanti ad ogni cosa proprio la vocalità che si concede anche un assolo a cappella per aprire l’inciso che inserisce le “fiamme” della passione per raccontare un incontro di sesso in un albergo qualsiasi in cui, l’unica cosa davvero importante, è il consumarsi dell’amore tra i due amanti.

  • VOLEVO SCRIVERTI DA TANTO – Mina (2018)

Sua Maestà La voce d’Italia da qualche anno non trovava una canzone all’altezza del proprio nome, del proprio repertorio e, soprattutto, della propria potenza espressiva e tecnica. Questa sorta di lettera aperta ad un destinatario ignoto donò a Mina la canzone che meritava di ricevere e cantare per dare corpo alla profondità della propria voce, all’eleganza del proprio portamento vocale ed artistico che qui gorgheggia con efficacia spiccando rispetto a tutto il resto pur essendo sostenuta da parole valide ed importanti che si concentrano sulla riflessione interiore e sul rapporto con l’aspetto divino. L’arrangiamento parte dal pianoforte e la struttura d’archi e arriva ad un assolo di basso che apre all’ultimo inciso in cui entra in scena anche la ritmica per sottolineare la crescita della voce.

  • VUOTO A PERDERE – Noemi (2011)

Raramente Vasco Rossi ha scritto per nuove interpreti femminili in quest’ultimo decennio eppure quando lo fece per una allora nascente Noemi lo fece donandole una delle sue ultime migliori realizzazioni autorali. La scrittura del Komandante ben si sposa al timbro graffiato della rossa romana che si trova a cantare la consapevolezza di aver “buttato via per niente” una parte di vita trovando un timbro potente, riconoscibilissimo e perfettamente sovrapponibili alle intenzioni stesse del brano e del suo autore. Un ritornello da cantare, senza troppa immaginazione, in uno stadio risultando comunque efficace nel racconto contemporaneo di una donna di oggi che si confronta con la vita.

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Ilario Luisetto

Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.
Ilario Luisetto
Ilario Luisetto
Creatore e direttore di "Recensiamo Musica" dal 2012. Sanremo ed il pop (esclusivamente ed orgogliosamente italiano) sono casa mia. Mia Martini è nel mio cuore sopra ogni altra/o ma sono alla costante ricerca di nuove grandi voci. Nostalgico e sognatore amo tutto quello che nella musica è vero. Meno quello che è costruito anche se perfetto. Meglio essere che apparire.