domenica 24 Novembre 2024

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Valerio Scanu si confessa in musica e con una nuova autobiografia – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista sardo che, senza troppi giri di parole, si racconta attraverso le pagine di “Giuro di dire la verità” e le note del nuovo singolo “Ed io”

Valerio ScanuTrasparenza è la parola d’ordine che ha sempre contraddistinto il percorso artistico di Valerio Scanu, un concetto ribadito nei ventisei capitoletti della sua autobiografia Giuro di dire la verità – Dalla A alla Zia Mary e tra i versi del suo nuovo singolo, in rotazione radiofonica a partire da venerdì 16 marzo, firmato a quattro mani da Simonetta Spiri e Tony Maiello, intitolato Ed io. Abbiamo incontrato per voi il vincitore della sessantesima edizione del Festival di Sanremo, che ci ha promesso solennemente di raccontarci tutta la verità, solo la verità, nient’altro che la verità.

Ciao Valerio, partiamo subito dalla tua ultima fatica letteraria. Com’è nato questo progetto e come si è evoluto?

«L’idea non è nata da me, mi è stata quasi imboccata, nel senso che mi è arrivata una proposta da una casa editrice diversa da quella che poi mi ha pubblicato (la Ultra Edizioni, ndr), visto che scrivere libri ormai è diventata una moda, voglio essere sincero e lo dico senza problemi. Inizialmente ero un po’ scettico ma, una volta accettato, mi sono dato a questo progetto al 100%, con impegno e divertimento e così la cosa ha iniziato a piacermi».

Sei una persona inguaribilmente sincera e lo hai sempre dimostrato sin dall’inizio della tua carriera…

«Si, diciamo che ci provo (sorride, ndr). Poi, attenzione, per verità s’intende a 360 gradi, questo non vuole essere un libro di sputtanamenti, meglio precisarlo. Nel sottotitolo faccio riferimento a tutte le lettere dell’alfabeto, dalla A alla Z, sono ventisei capitoletti che raccontano molti aspetti della mia persona e del mio lavoro».

Rispetto alla tua precedente autobiografia, “Quando parlano di me”, pubblicata otto anni fa, cosa c’è di diverso?

«Beh tutto, nel senso che a scriverlo era un ragazzo che non aveva ancora compiuto vent’anni, mentre oggi ne ho quasi trenta, cambia tutto e di cose ne sono successe tante. La scrittura è diversa, per non parlare dei contenuti, perché crescendo sono diventato più consapevole, sia dei miei punti deboli che di quelli di forza».

Negli instore incontrerai il tuo fedele pubblico, che noi di RecensiamoMusica conosciamo bene perché ti supporta da sempre, con grande energia. Come sarà riabbracciare i tuoi fans?

«E’ sempre importante per me incontrare le persone che mi sostengono, nel libro lo definisco un rapporto simbiotico. Sin dall’inizio ho sempre avuto fans di tutte le età, poi qualcuno ovviamente si è perso per strada, perché è inevitabile, però quelli fedeli sono rimasti al mio fianco, nella buona e nella cattiva sorte».

Sta per uscire il tuo nuovo singolo “Ed io”, cosa puoi anticiparci a riguardo?

«E’ un brano al quale sono molto legato, lo conservo in un cassetto da diversi anni. Non è nato per me, nel senso che apparteneva alla mia amica Simonetta, che decise di farmelo ascoltare in via confidenziale. Rimasi colpito dalla potenza del testo, tant’è che chiesi subito di donarmelo, ma non c’è stato verso. Dopo diverso tempo è stata lei a propormelo, perché lo trovava perfetto per me e non smetterò mai di ringraziarla per questo regalo». 

Il pezzo è stato composto da Simonetta Spiri e da Tony Maiello, com’è stato lavorare con loro?

«Bellissimo, sono entrambi due grandi artisti e miei cari amici, li conosco da diverso tempo. Simonetta da molto prima di “Amici”, avevamo preso parte ad una qualche manifestazione canora, una delle tante nelle quali mi sono esibito, mentre con Tony abbiamo partecipato insieme ai provini della prima edizione di X Factor. Ricordo che i finalisti erano cinque uomini e cinque donne, con noi c’era anche Annalisa e pensa che io arrivai sesto tra gli uomini e lei sesta tra le donne, entrambi scartati per un soffio».

Hai partecipato a svariati provini e concorsi, quanto ha contato la gavetta per il tuo percorso?

«Per me tanto, ma non so quanto dall’altra parte sia veramente importante, non saprei dirti se può venire recepita come un’escamotage la partecipazione ad un talent o meno, per alcuni può essere visto come un modo più sbrigativo per arrivare al successo, il difficile infatti viene dopo».

Valerio ScanuA guardare la copertina del libro e a leggere il titolo del singolo, sembra quasi ci sia un filo conduttore, possiamo parlare di svolta mistica?

«Per carità, no. Nel senso che la canzone era pronta da tempo, abbiamo deciso di farla uscire in concomitanza del libro più recentemente. Ci tengo a puntualizzarlo, non è mia intenzione risultare blasfemo, anzi, hai fatto bene a farmi questa domanda, così posso precisare una mia dichiarazione che è stata travisata, la frase imputata era: “sono stato spesso crocifisso per le cose che ho detto”. Ecco, non mi sono voluto assolutamente paragonare al Messia, era un modo di dire, una battuta… un po’ come quando ho detto “Siamo tutti figli di Maria”: io sono figlio di mia mamma e basta. Forse dovrei smetterla di fare certe battute….».

A tal proposito, di Zia Mary? Non diciamo nulla?

«Ma si, lasciamo lavorare gli avvocati, credo si sia detto tanto, pure troppo. Penso di aver espresso sempre la mia opinione con decoro ed educazione, cosa che magari a volte non è stato fatto nei miei riguardi. Ho voluto puntualizzare certi aspetti, che considero personalmente passati. Chiudiamola pure così».

In sintesi, cosa ti ha lasciato l’avventura di “Amici”?

«E’ stato un percorso importante, un’esperienza che mi ha donato grande visibilità e, allo stesso tempo, formazione. Mi sono trovato bene con tutti gli altri ragazzi e con gli insegnanti. Una volta spente le luci dei riflettori è stato difficile togliersi di dosso determinate etichette, dimostrare di non essere un raccomandato, ma solo un ragazzo che ha voglia di farsi sentire».

Autografo ScanuQuanto incide in generale il pregiudizio nella carriera di un artista e in particolare nella tua?

«Incide tanto, in entrambi i casi. Le voci di corridoio, le cose dette alle spalle, le bugie messe in circolazione anche attraverso il web, condizionano indubbiamente molto. I pregiudizi bisogna affrontarli di petto e lavorare per farseli scivolare addosso».

Per concludere, quale messaggio vorresti trasmettere al pubblico, oggi, attraverso la tua musica?

«La verità, sempre e nonostante tutto».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.