sabato 23 Novembre 2024

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Sanremo Giovani, conosciamo meglio Einar – INTERVISTA

A tu per tu con l’artista italo-cubano, in gara tra i ventiquattro finalisti con il brano “Centomila volte”

Einar Centomila volteSi presenta con tutta la freschezza e l’entusiasmo dei suoi venticinque anni Einar Ortiz, talentuoso artista che abbiamo avuto modo di conoscere nel corso della diciassettesima edizione di Amici di Maria De Filippi. Reduce dal successo del suo primo omonimo EP (qui la nostra recensione), il giovane di origini cubane è pronto ad aggiungere un ulteriore tassello al suo percorso con il brano “Centomila volte”, firmato da Tony Maiello, Ivan Bentivoglio ed Enrico “Kikko” Palmosi. Il pezzo, in rotazione radiofonica a partire dal 26 novembre, prende parte alla finalissima di Sanremo Giovani.

Ciao Einar, partiamo da “Centomila volte”, cosa rappresenta per te?

«E’ un pezzo che mi piace molto e mi caratterizza, perché tira fuori ciò che sono come persona e come cantante. Tengo molto a questo brano perchè, mentre lo canto, mi porta a viaggiare con i pensieri e mi permettere di mettere insieme tutto ciò che ho imparato lungo il mio percorso, come una specie di mix di sensazioni e ricordi».

Un pezzo composto per te da Tony Maiello, Ivan Bentivoglio ed Enrico “Kikko” Palmosi. Com’è stato lavorare con loro?

«Mi sono trovato subito bene con loro perché sono bellissime persone, gentilissimi e di una bravura mostruosa. Dal punto di vista professionale per me è, senza ombra di dubbio, una grandissima soddisfazione perché collaborano con i big della musica italiana, quindi per me è stato un vero onore ricevere e poter far mio un loro pezzo». 

Dal punto di vista del testo, c’è una frase che ti ha colpito più di altre e perchè? 

«Questa domanda è molto difficile perché il testo mi ha molto colpito, dall’inizio alla fine. Mentre lo interpreto provo una serie infinita di emozioni diverse e contrastanti, se proprio devo scegliere una frase mi viene in mente la prima: “Giuro non mi sentirai sarò lontano dal tuo mondo”, perché mi fa venire in mente una scena importante della mia vita, che ho vissuto e porto sempre dentro di me».

A livello musicale, invece, credi che questo genere ballad rappresenti al meglio la tua identità artistica?

«Credo proprio di sì, perché riesce a mettere in risalto la mia timbrica e la mia vocalità, quello che scelgo di cantare a me piace sempre, spero solo che possa piacere al pubblico. Più che un discorso musicale, la mia attenzione è in particolare sulle parole, su ciò che riesco ad esprimere per risultare al 100% credibile e onesto. In queste atmosfere pop e romantiche, comunque, mi trovo molto a mio perché mi ritengo caratterialmente così, amo sia la leggerezza che la profondità». 

Cosa aggiunge “Centomila volte” rispetto a quanto hai mostrato con i quattro inediti inseriti nel tuoi primo omonimo EP?

«Rappresenta sicuramente un gradino in più, sai, per me è tutto un po’ una sorpresa, prima facevo tutt’altro e ritrovarmi a cantare queste canzoni bellissime mi gasa e mi emoziona al tempo stesso. Spero che la mia passione e la voglia di fare arrivi a chi mi ascolta, credo proprio che il segreto sia cantare le cose che più ci piacciono o, per lo meno, quelle che ci fanno stare bene».

Come stai vivendo questa avventura? Ci sono delle analogie o delle particolari differenze rispetto all’esperienza di “Amici”?

«La vivo bene, me la sto godendo. L’esperienza di “Amici” mi è servita tanto per imparare ad essere un po’ più calmo, in questo habitat discografico che per me è completamente nuovo. Ho ancora un po’ di sana tensione, chiamiamola pure adrenalina, grazie al percorso nella scuola sono riuscito a diventare un pelino più tranquillo, non del tutto ma ci provo (sorride, ndr)».

Il regolamento di quest’anno prevede per la prima volta, in caso di vittoria, la possibilità di accedere al Festival il prossimo febbraio. Qual è stato il tuo ragionamento sul brano da presentare a Sanremo Giovani e quello che hai lasciato nel cassetto?

«Diciamo che “Centomila volte” mi è piaciuto moltissimo, sin dal primo ascolto, così con il mio team di lavoro abbiamo scelto di presentarlo, puntando davvero tutto su questo brano per tentare l’impresa di Sanremo Giovani. Mi ripeto, più che piacere al sottoscritto spero vivamente che possa trovare il maggior consenso possibile da parte del pubblico, alla fine canto per gli altri non solo per me stesso».

Come valuti i tuoi compagni di avventura e il livello del cast di Sanremo Giovani scelto dalla commissione?

«I compagni sono tutti bravi e molto simpatici, un aspetto da non sottovalutare, soprattutto in una gara. Sai, è stimolante avere a che fare con persone che rispetti e che sono pure talentuose, in più proveniamo da mondi bene o male differenti, non ce la giochiamo sullo stesso territorio, di conseguenza la competizione assume un valore totalmente diverso, positivo».

Al di là della vittoria e della conseguente possibilità di calcare il palco dell’Ariston, quale sarebbe per te il riconoscimento più importante?

«Già essere qua è un bel traguardo, mi reputo contento così, quello che succederà dopo non lo so, vivo pensando al presente per cercare di fare bene e dare il massimo possibile. Il mio obiettivo e il riconoscimento più grande è riuscire a fare bene, cantare al meglio la mia canzone e arrivare a quante più persone possibili. Poi chissà, cerco di vivere le cose con calma e con la massima serenità, step by step».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.