sabato, Aprile 27, 2024

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Valerio Martino: “Sensibilità significa forza” – INTERVISTA

Intervista al cantautore che avvia il proprio percorso da solista

Oggi su Recensiamo Musica c’è Valerio Martino che pubblica il suo primo brano da solista: “Uomini del Duemila”. Una canzone che esprime con delicato ottimismo ed una pacifica consapevolezza, l’aspirazione ad una umanità piena finalmente liberata dalla paura e dal conflitto generazionale su un tappeto sonoro popolare e sofisticato al tempo stesso. Valerio è cantante e chitarrista degli Street Clerks, gruppo rock nato nel 2013 a X Factor e che abbiamo visto come band in Stasera c’è Cattelan su Rai2. Con Uomini del Duemila” Valerio ha vinto il Premio “Erriquez” del Rock Contest di Controradio e Regione Toscana/Fondo Sociale Europeo assegnato dalla Bandabardò, il brano esprime un delicato ottimismo ed una pacifica consapevolezza, l’aspirazione ad una umanità piena finalmente liberata dalla paura e dal conflitto generazionale su un tappeto sonoro popolare e sofisticato al tempo stesso. Sento Valerio per un’intervista e per farmi raccontare com’è nata questa canzone.

Ciao Valerio, come stai? Intanto ti volevo fare i complimenti per il tuo nuovo lavoro, ho appena finito di ascoltarlo: ho avuto la netta sensazione di non ascoltare un brano registrato, ma di essere ad un live.

«Ciao Antonino, tutto bene… (mentre parla sento nello fondo rumore di strumenti musicali, nda). Grazie, mi fa piacere ti sia piaciuto e che tu abbia avuto questa sensazione, questa canzone è stata registrata con l’intento di rendere i suoni puri, non artefatti, non volevamo fare un brano da studio come si usa fare adesso, mi piace che tu abbia colto l’aspetto amatoriale, anche se è stato suonato da veri professionisti. Certo, probabilmente non scalerò le classifiche mondiali, ma era quello che ritenevo giusto fare».

Hai fatto bene, ho molto apprezzato. Quando intervisto per la prima volta un artista mi piace chiedere qual è stato il suo approccio con la musica. Qual è, in altre parole, il tuo primo ricordo in cui hai cominciato a fare musica?

«In realtà da sempre, sono nato in una famiglia di teatranti e di gente appassionata di spettacolo, io ero un bambino taciturno, i miei genitori molto giovani, forse fin troppo, poi piano piano mi sono avvicinato alla musica, alla chitarra, allo scrivere canzoni, con la musica ho trovato la mia strada, il mio modo di comunicare».

Ho percepito, ascoltando “Uomini del Duemila” il piacere della scrittura alla vecchia maniera. Per vecchia intendo all’era prima dell’avvento dei talent, dal duemila in poi. Sono legato a molti brani degli anni ’90, forse l’ultimo decennio che ha visto nascere brani che in qualche modo sono entrati, se non nella storia, nella memoria della gente. Com’è stata, a tal proposito la tua avventura a X Factor?

«Concordo con la tua lettura, ma ci sono anche tanti aspetti positivi nel fare musica oggi. e’ vero che è tutto molto più veloce, è anche vero che oggi certi artisti che hanno fatto grande la discografia del secolo scorso probabilmente non sarebbero emersi. Ho vissuto l’esperienza a XFactor con molto entusiasmo anche se per certi versi per una band come la nostra degli Street Clerks è stato frustrante: all’epoca non era possibile esibirsi live, però abbiamo cercato di vivere quel momento al meglio, è stata l’occasione per fare diversi incontri, confronti con artisti. Da lì è nata la nostra collaborazione con Alessandro Cattelan per il suo talk show. Sai, spesso dall’esterno, sbagliando, si pensa che un artista che vince un talent è già pronto per una carriera discografica, non è sempre così, quello è uno spettacolo, è giusto prenderlo come un’esperienza divertente che ti porti dentro».

Torniamo al tuo debutto da solista. Com’è nata questa canzone?

«Mi sono ritrovato con altri musicisti e abbiamo cominciato a suonare in uno studio. Mi piace dire che abbiamo lavorato, se pur da professionisti, in maniera amatoriale. Questo brano l’ho tenuto nel cassetto per un po’ di tempo: l’ho scritto tre anni fa, non ero certo che questo fosse il momento giusto per pubblicarlo. Gli ultimi eventi di cronaca mi hanno destabilizzato, poi ho pensato invece ci volesse un segnale positivo per uscire da un periodo fatto di eccessiva violenza, mi riferisco sia a Giulia che alle guerre che ci sono ancora in corso in Ucraina e in Palestina.

Siamo nel Terzo Millennio e ancora discutiamo se sia giusto che le donne debbano avere paura a camminare da sole in giro. Se sia giusto ogni tanto tirare uno schiaffo in faccia, se sia giusto che le donne possano ambire a ciò che gli pare, e se sia giusto che gli uomini possano essere sensibili ed esprimere le proprie emozioni. Ogni due giorni un uomo uccide una donna, però sembra che parlarne sia troppo politically correct. Io invece credo che dobbiamo parlane, insieme, uomini e donne, e credo soprattutto che sensibilità significa forza. Sensibilità significa forza».

Quali sono i tuoi riferimenti? Qual è, ti chiedo, la tua formazione?

«Ho studiato al Liceo Scientifico, poi ho cominciato un percorso di studi al DAMS… I miei riferimenti sono molteplici, mi piace pensare che la mia musica sia il risultato, o comunque l’interiorizzazione, del mio percorso di psicoterapia e di meditazione. Mi capita di sedermi perché voglio scrivere un brano, mi metto lì, ci lavoro, suono, trovo la melodia, scrivo, correggo ma poi butto tutto. Altre volte, proprio quando sono in fase di meditazione viene fuori l’idea giusta, o quella che ritengo sia giusta in quel momento. Ti dirò, non perseguo l’idea di perfezione, anzi, sono innamorato delle stonature, mi piace l’idea di dare valore agli errori».

Interessante questo passaggio, probabilmente qui emergono i tuoi studi di filosofia, è proprio il filosofo Sant’Agostino che parla del valore degli errori e che questi ci differenziano da chi, secondo lui e per chi crede, ci ha creato. Perseguire la perfezione, e nel peggiore dei casi “credersi perfetti”, secondo questo principio è sbagliato, quindi dà valore alla tua tesi del dare valore agli errori.

«Ora che me lo fai notare, è vero, ho sempre amato la filosofia, sia al liceo che col mio professore di filosofia all’Università».

Bella anche la copertina, il segno incerto, lo scrivere “Duemi” e poi “la” a capo. Interessante anche che nella scritta a penna ci sia una sovrapposizione di colori: il nero e il rosso, come a dare l’idea della sovrapposizione di voci che c’è nell’armonizzazione e nella modulazione della tua canzone.

«Anche nella cover ho voluto perseguire quell’idea di imperfezione. Devo essere sincero, non avevo pensato che la sovrapposizione del titolo in nero e rosso potesse rappresentare la mia voce che si sovrappone all’interno del pezzo, anzi (ride, nda) grazie per avermelo fatto notare, lo faccio mio e ovviamente ti taggerò nella prossima intervista!».

Grazie, ci conto! (rido, nda). Come hai in mente di promuovere questo singolo? E soprattutto, a quando l’album?

«Tra febbraio e aprile usciranno altri due singoli. L’album che si intitola “Amatoriale”, per tutte le ragioni che abbiamo detto, è previsto per la primavera inoltrata, spero a fine maggio per poi partire col tour. Per quanto riguarda “Uomini del Duemila”, essendo una canzone che parla del valore degli esseri umani spogliati da tutte le maschere, mi piaceva smontare il mito dell’artista, abbiamo girato un video che è stato ideato da me e realizzato da Agustin Cornejo, con un piccolo cameo del mio amico cantautore Costì, inoltre il brano è in rotazione radiofonica e disponibile su tutti i digital store».

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Antonino Muscaglione

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.
Antonino Muscaglione
Antonino Muscaglione
Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.