Il secondo ascolto non si scorda mai
Giro di boa in attesa della finalissima di domani sera, per queste quarta puntata di Sanremo 2020 tornano in scena i brani inediti presentati da tutti e ventiquattro gli artisti in gara. Procediamo alla consueta analisi della seconda performance di ogni singola canzone.
Paolo Jannacci – “Voglio parlarti adesso“
di A. Bonomo – P. Jannacci – E. Bassi – M. Bassi
Classico ma non troppo. Musicalmente parlando una delle canzoni stilisticamente più riuscite di questo Festival. Paolo Jannacci canta e pure bene, anche meglio rispetto ad altri suoi colleghi navigati, in più il brano tocca e colpisce anche una seconda volta. “Voglio parlarti adesso” è il pezzo della mutazione artistica del pianista, che consacra una volta per tutte il suo passaggio da musicista a cantautore, in maniera romantica e profondamente sentita, semplice ma efficace. Per coloro i quali si fossero messi in ascolto soltanto adesso, il ragazzo possiede sia voce che cuore . Voto 6.5
Rancore – “Eden“
di T. Iurcich – D. Faini
Torna da protagonista dopo la partecipazione dello scorso anno con Daniele Silvestri, lo fa con un testo bello tosto che ben rappresenta il mondo dal quale proviene. Rancore porta se stesso, tutto il suo genio creativo in un brano che forse paga lo scotto del “ta-ta-ta”, un anno dopo il “clap clap clap” di Mahmood. “Eden” è sicuramente un pezzo meno immediato, che probabilmente non è stato ancora compreso fino in fondo, che speriamo possa essere capito in queste due serate conclusive. Una canzone di forte impatto, con le parole che suonano taglienti proprio come i colpi di una mitragliatrice. Voto 8
Giordana Angi – “Come mia madre“
di G. Angi – M. Finotti
Un amore universale, quello di una figlia nei confronti della propria mamma, raccontato dalla giovane Giordana Angi, tra le penne femminili più abili e ispirate dell’attuale scenario musicale nazionale. “Come mia madre” è un pezzo forte, forse più nelle intenzioni testuali piuttosto che dal punto vista musicale. L’interpretazione è come sempre sentita, perché ci vuole coraggio e un animo intenso per portare sul palco dell’Ariston un tema così universale, cantare frasi come: “ti chiedo scusa se non ti ho mai detto quanto ti voglio bene”, questo non è affatto scontata, nel suo piccolo ha vinto. Voto 7
Francesco Gabbani – “Viceversa“
di F. Gabbani – Pacifico
L’amore secondo Francesco Gabbani, che torna a Sanremo per la terza volta senza scimmiottare né se stesso né la scimmia. “Viceversa” è il titolo del pezzo ci permette di approfondire la conoscenza della straordinaria poetica del cantautore toscano, che per la prima volta abbandona i panni di provocatore per indossare un po’ di sano e profondo romanticismo. Un testo toccante, una riflessione sul voler cercare di spiegare un sentimento complesso, che forse alla fine, come dice Vasco, un senso non ce l’ha. Esecuzione perfetta nonostante la visibile emozione. Voto 9
Raphael Gualazzi – “Carioca“
di R. Gualazzi – D. Petrella – R. Gualazzi – D. Pavanello
C’è del Sud America nelle vene di Raphael Gualazzi, al suo quarto Festival con un pezzo carico di ritmo e buone intenzioni. “Carioca” è una ventata d’aria fresca, sia tra le note che tra le righe del testo, parole che sviscerano una filosofia di vita leggera e spensierata, un invito a prendere tutto un po’ più alla giornata, senza sprecare troppo fiato e troppe energie in futili preoccupazioni. Un segnale importante, soprattutto nei confronti di una società frenetica e patologicamente confusa come quella attuale, un manifesto di consapevolezza e di buona musica. Voto 7.5
Pinguini Tattici Nucleari – “Ringo Starr“
di R. Zanotti
In un mondo di John e di Paul io sono “Ringo Starr”, un tormentone. Sono loro una delle sorprese più interessanti di questo Sanremo: i Pinguini Tattici Nucleari. Un inno alla semplicità e alla gioia di vivere, una sorta di omaggio nei confronti di chi conduce una vita di stenti all’ombra di qualcun altro, una sorta di versione satirica di “Nessuno vuole essere Robin” di Cesare Cremonini. Il gruppo bergamasco raggiunge il massimo della propria espressione sul palco, riuscendo nel complicato intento di divertire strappando un sorriso e un pensiero. Mica pizza e fichi. Voto 8
Anastasio – “Rosso di rabbia“
di M. Anastasio – Stabber – M. A. Azara – L. Serventi
Paga lo scotto di un inciso poco efficace Anastasio, al suo debutto in gara al Festival di Sanremo dopo l’ospitata dello scorso anno. Per quanto concerne il testo, “Rosso di rabbia” rappresenta il manifesto di quella che è la sua poetica cruda e irascibile, anche se suona meno immediata de “La fine del mondo”, pezzo che ha convinto sin dal primo ascolto. Nell’insieme il brano presentato non è niente di più e niente di meno da quello che ci si può aspettare dal vincitore della dodicesima edizione di X Factor, favorito della vigilia che ha un po’ disatteso le aspettative . Voto 6.5
Elodie – “Andromeda“
di A. Mahmoud – D. Faini
Privo di sovrastrutture sanremesi, “Andromeda” ci regala l’emblema di quello che è oggi Elodie, una donna consapevole e determinata che non ha paura a mostrare sia le fragilità che i suoi punti di forza. Un ritorno al Festival in linea con la propria recente evoluzione e con un linguaggio decisamente più contemporaneo, rispetto alla precedente partecipazione con “Tutta colpa mia”, proposta in gara tre anni fa. Una canzone che incuriosisce e ci restituisce in gara la premiata ditta Mahmood-Dardust, vincitori dello scorso anno con “Soldi”. Anche questa canzone, siamo certi che all’Eurovision farebbe sfracelli. Voto 8
Riki – “Lo sappiamo entrambi“
di R. Marcuzzo – R. Scirè
Sviscera emozioni e situazioni che almeno una volta abbiamo provato un po’ tutti il giovane Riki, che comunque sia non porta in gara un brano banale o scontato, ma uno spaccato universale degli stati d’animo che si provano nel vivere un rapporto sul viale del tramonto, con un linguaggio tutt’altro che adolescenziale. “Lo sappiamo entrambi” racconta la fase di passaggio che segue la realizzazione e anticipa il momento in cui troviamo il coraggio di ammetterlo, in primis a noi stessi. Cantato dagli Spandau Ballet, negli anni ’80 avrebbe raccolto sicuramente maggiori consensi. Voto 6
Diodato – “Fai rumore“
di A. Diodato – E. Roberts
In una società sempre più votata al soprappensiero e all’incomprensione, Diodato si impone con la tutta la sua carica emotiva, la sua poetica urbana intensa e colma di pathos. “Fai rumore” analizza l’importanza dell’esprimere la propria opinione, il valore del farsi sentire, di non lasciare soffocare e reprimere i propri stati d’animo. Un brano evocativo quanto liberatorio, per certi versi un grido in prosa, l’esecuzione dal vivo lo rende indiscutibilmente il pezzo da novanta di questa edizione, Comunque vada sarà un successo e un pugno nello stomaco. Voto 10
Irene Grandi – “Finalmente io“
di V. Rossi – R. Casini – A. Righi – G. Curreri
A vent’anni dal secondo posto ottenuto con “La mia ragazza sempre”, Vasco Rossi torna a firmare per Irene Grandi un brano sanremese, insieme al solito Gaetano Curreri, con Roberto Casini e Andrea Righi. L’artista toscana festeggia le sue nozze d’argento con la musica sul palco che l’ha lanciata con “Finalmente io”, canzone-manifesto che la raccontano riga dopo riga, con la grinta e l’irriverenza che caratterizzano da sempre il suo percorso. Un pezzo cucito su misura per lei che, forse, paga lo scotto di un’annata ricca di canzoni interessanti ed originali. Bello ma non balla. VOTO 7
Achille Lauro – “Me ne frego“
di L. De Marinis – D. Petrella – E. Manozzi – M. Ciceroni – L. De Marinis – D. Dezi – D. Mungai
Provoca Achille Lauro, sia nel look che nelle intenzioni, in questa sua seconda partecipazione consecutiva al Festival. “Me ne frego“ non è affatto un pezzo semplice, bensì sintetico, spavaldo, audace e come sempre dissacrante. Ascoltandolo ad occhi chiusi per non essere sopraffatti dalla performance visiva, il brano arriva di più, ma rischia di essere oscurato dal contorno, soprattutto dopo aver esaurito l’effetto sorpresa dell’annata 2019. Meno wow di “Rolls Royce”, ma allo stesso tempo molto ullallà. VOTO 7
Piero Pelù – “Gigante“
di P. Pelù – L. Chiaravalli
Debutto al Festival per Piero Pelù, uno tra i pochissimi artisti che ancora non avevano varcato la prestigiosa soglia del Teatro Ariston. “Gigante” è il brano che rappresenta il suo presente, molto più che il suo passato e che, di conseguenza, gli permette di esprimersi al meglio in un contesto per lui nuovo ed insolito. Un pezzo che parla di nascite e rinascite, contaminato musicalmente dall’intuito di Luca Chiaravalli, che lo attualizza senza snaturarlo. Importante la carica interpretativa e l’energia che rendono la performance dal vivo decisamente più avvincente della versione in studio. Voto 7.5
Tosca – “Ho amato tutto“
di P. Cantarelli
Suggestioni d’altri tempi per Tosca, brano intimo e delicato per un ritorno decisamente coinvolgente, che ci restituisce una delle interpreti più raffinate e preparate del firmamento musicale italiano. “Ho amato tutto” è l’inventario di una vita, il momento in cui ti lasci andare a considerazioni sul passato, sul presente e sul futuro, in maniera profonda e critica. Ripercorrere a ritroso la strada che ci ha portato ad essere quello che siamo oggi, senza paura e senza rimpianti, in maniera semplice e costruttiva, abbracciando vittorie e sconfitte che fanno parte dell’esistenza di chiunque. Il brano si lascia apprezzare, la sua voce fa il resto. Voto 8
Michele Zarrillo – “Nell’estasi o nel fango“
di V. Parisse – M. Zarrillo
Nek esci da questo Michele Zarrillo verrebbe da pensare al primo ascolto, in realtà il sound coinvolge esecuzione dopo esecuzione. “Nell’estasi o nel fango” ci mostra il lato più grintoso del cantautore romano, abituato a presentare al Festival canzoni d’amore, ballate romantiche e introspettive. Un ritorno inedito, al tempo stesso piacevole, attuale e ben a fuoco. Il testo riflette sul malessere dell’uomo che ha voglia di ritrovare se stesso e un po’ di pace, in un’epoca che ci spinge a vivere freneticamente, col rischio di sprecare il nostro tempo per cose futili. Ispirato e contemporaneo. Voto 6.5
Junior Cally – “No grazie“
di Callyjunior – J. Ettorre – F. Mercuri – G. Cremona – E. D. Maimone – L. Grillotti
Uno dei testi più espliciti in gara, “No grazie” fà riferimento all’attuale situazione sociale e politica del nostro Paese, senza troppi girotondi. Junior Cally prende spunto dall’attualità per attaccare quelle che sono, secondo lui, le piaghe più preoccupanti, quali il razzismo e il continuo voler essere contro un sistema, senza avere nemmeno una linea precisa. Può vincere il primo premio come artista più incompreso di questa edizione, pagando lo scotto delle troppe polemiche. Forse un po’ ripetitivo, comunque sia più efficace dello “scivola scivola scivola” di Mina. Voto 7
Le Vibrazioni – “Dov’è“
di R. Casalino – D. Simonetta – F. Sarcina
La poetica di Sarcina incontra e sposa la scrittura di Roberto Casalino e Davide Simonetta, il risultato? Un pezzo immediato, comprensibile, fortemente evocativo nel sound e nelle intenzioni. In una società che non si accontenta quasi più di niente, in cui l’asticella della propria felicità è sempre alta, “Dov’è” sviscera il concetto di semplicità e di gioia che, come si suol dire, si nasconde di solito nelle piccole cose. Le Vibrazioni riabbracciano sonorità che hanno contraddistinto i loro esordi, quel pop melodico che, quando fatto bene, fa sempre centro. Voto 8
Alberto Urso – “Il sole ad est“
di P. Romitelli – G. Pulli
Sarà l’orario, sarà la stanchezza che pervade, ma l’esordio sanremese di Alberto Urso non brilla di luce propria a discapito del titolo. Il bel canto e l’amore si abbracciano nuovamente all’unisono ne “Il sole ad est“, canzone che celebra il nobile sentimento per antonomasia, il tutto impreziosito dalla voce del giovane vincitore dell’ultima edizione di “Amici” e da un testo da Piero Romitelli e Gerardo Pulli, forse troppo classico, evocando addirittura le “navi per mare” di “Con te partirò”, brano presentato proprio sul palco dell’Ariston venticinque anni fa. Troppo passato e poca attualità. VOTO 5
Levante – “Tikibombom“
di Levante
Fedele a se stessa e al proprio mondo musicale Levante, al suo debutto sul palco dell’Ariston con un brano importante, che riflette sul concetto di omologazione in una società sempre più connessa fatta di persone alla continua ricerca di approvazione. “Tikibombom” è il ritmo sul quale non danzano i quattro personaggi protagonisti del brano, individui che fanno della loro diversità la propria ricchezza. La scrittura della cantautrice siciliana appare meno pragmatica del solito, fruibile anche da un pubblico meno attento e distratto come quello sanremese. Voto 7,5
Bugo e Morgan – “Sincero”
di C. Bugatti – M. Castoldi – A. Bonomo – S. Bertolotti
Ci sarà il tempo per capire cosa sia successo realmente, di sicuro quello a cui abbiamo assistito questa sera è un episodio che non avremmo mai voluto vedere sul palco del Festival. Voto 0
Rita Pavone – “Niente (Resilienza 74)“
di G. Merk
Ha fatto la storia e vuole provarci ancora, tanto di cappello per Rita Pavone che merita molto più di una standing ovation per aver deciso di tornare in gara ben quarantotto anni dopo la sua ultima partecipazione. “Niente (Resilienza 74)” racconta la sua storia, una canzone cucita su misura per lei dal figlio Giorgio, incentrata sull’importanza di sviluppare la capacità di attutire e incassare i colpi. Nel corso della sua longeva carriera l’interprete torinese ha sempre trasmesso emozioni attraverso la grinta che universalmente le viene riconosciuta. La sua presenza nobilita la gara, nonostante il pezzo non sia da 10 e lode, il talento è mille volte superiore al contorno. Voto 7
Enrico Nigiotti – “Baciami adesso“
di E. Nigiotti
Terzo atto sanremese per Enrico Nigiotti, reduce dalla positiva partecipazione con “Nonno Hollywood”, uno dei pezzi più belli e sentiti dello scorso anno. “Baciami adesso” non ha lo stesso piglio emotivo, forse perché meno autobiografico e un po’ più universale, ma sempre molto rappresentativo della sua poetica originale e verace. Figlia dello stesso fil rouge emotivo de “L’amore è”, la canzone celebra la bellezza di un sentimento in grado salvarci, ma al tempo stesso di spaventarci. L’invito è quello di buttarsi e abbandonare la paura, un messaggio per nulla banale. Voto 7
Elettra Lamborghini – “Musica (e il resto scompare)“
di D. Petrella – M. “Canova” Iorfida
Rimettere la musica al centro, questo il nobile intento di Elettra Lamborghini, al suo primo Sanremo in gara con “Musica (e il resto scompare)”. Difficile scindere questo pezzo dal personaggio, il testo ben si adatta alla sua interprete, un vestito cucito su misura per lei, dunque, che nella sua eccentricità risulta credibile seppur lo spessore non sia certo di chissà quale livello. Un brano volutamente leggero, niente di impegnativo estivo nelle intenzioni, dichiaratamente summer friendly. La sua è una gara a parte. Sei i mariachi potessero parlare non sarebbe di certo un cielito lindo. Voto 4
Marco Masini – “Il confronto“
di M. Masini – F. Camba – D. Coro
Trent’anni di musica, il tempo giusto per fare un bel bilancio davanti al proprio specchio. Con questo spirito Marco Masini torna in gara a Sanremo per la nona volta con “Il confronto”, un testo maturo, romantico e disincantato quanto basta. Prendersela con se stessi ma essere anche in grado di complimentarsi quando serve, la capacità di relazionarsi con la propria immagine riflessa come fosse un amico, una persona che frequenti da una vita e che, forse, non conosci poi così bene. Una curiosità? Per la prima volta si esibisce sul palco dell’Ariston al pianoforte. Ottima scelta. Voto 7.5
Nico Donvito
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