venerdì 22 Novembre 2024

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Matteo Buzzanca: “La musica è una forma di arricchimento dello spirito” – INTERVISTA

A tu per tu con il compositore e produttore romano, in occasione dell’uscita della colonna sonora de “Il Divin Codino

Dopo il successo del film di animazione “Trash – La leggenda della piramide magica”, Matteo Buzzanca torna a misurarsi con il mondo del cinema, firmando la colonna sonora de “Il Divin Codino”, film diretto da Letizia Lamartire che racconta la vita di Roberto Baggio, disponibile su Netflix a partire dallo scorso 26 maggio. Abbiamo colto l’occasione per incontrare via Skype il compositore, produttore e autore multiplatino che, nel corso della sua carriera, ha avuto modo di lavorare con artisti del calibro di Eros Ramazzotti, Luca Carboni, Emma, Malika Ayane, Marco Mengoni, Gianni Morandi, Max Gazzè, Raphael Gualazzi, Arisa, Ermal Meta, Patty Pravo, Francesca Michielin, Anna Tatangelo e molti altri.

Ciao Matteo, benvenuto. Partiamo dalla colonna sonora del film “Il Divin Codino” da te firmata, cosa ha rappresentato per te questa esperienza?

«Questo è il mio terzo lavoro importante nel mondo del cinema, oltre che una seconda collaborazione con la regista Letizia Lamartire. Un progetto interessante, che racconta la vita di un personaggio che ha colpito intere generazioni di calciofili. Per me è stata un’esperienza molto importante e coinvolgente dal punto di vista emotivo».

Cosa ti ha affascina particolarmente della storia di Roberto Baggio e in che modo hai cercato di metterla in musica?

«Di Roberto Baggio mi affascina la sua figura trasversale, perchè è stato un solista, ma anche un solitario. Nonostante le sue vittorie, ha indossato tante maglie ed è stato un vero e proprio girovago del calcio. Da un certo punto di vista mi piace definirlo anche una sorta di dissidente, perchè è stato un personaggio che ha vissuto non solo conflitti interiori, ma anche all’estero. In qualche modo Baggio è stato un po’ incompreso, questo forse è il destino di certe eccellenze.

La sua è una storia molto interessante e appassionante, con un retroscena quasi romanzesco. E’ stato bello partecipare a questo lavoro con il mio contributo musicale, ho cercato di far venire fuori la sua dimensione spirituale, perchè lui si è appoggiato parecchio alla fede per trovare un supporto. In più ho cercato di riportare in musica la componente di una vita semplice, provinciale, scandita da regole molto rigide, come possiamo notare ad esempio nel rapporto col padre».

Non è la prima volta che ti metti alla prova con il cinema, cosa ti affascina di preciso del comporre colonne sonore?

«Comporre colonne sonore è sempre stata una mia grande passione, oltre ad essere un calciofilo mi ritengo anche un cinefilo. Lo trovo un modo interessantissimo perchè offre la possibilità di mettersi alla prova in vari aspetti e in vari generi, con più tecniche compositive. Un musicista che scrive per il cinema deve avere un cultura musicale profonda, questo è un grande stimolo, ogni film rappresenta un’occasione per approfondire e cercare nuove soluzioni».

Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver appreso dalla musica fino ad oggi?

«Per me la musica è una forma di arricchimento dello spirito. Rappresenta la ricerca di una bellezza che non possiede una sua forma visibile o palpabile, che si consuma istantaneamente, nasce e muore nello stesso momento. La musica, per come la intendo io, rappresenta un sano distacco da una realtà talvolta inquinata della vita».

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Nico Donvito

Nato a Milano nel 1986, è un giornalista attivo in ambito musicale. Attraverso il suo impegno professionale, tra interviste e recensioni, pone sempre al centro della sua narrazione la passione per la buona musica, per la scrittura e per l’arte del racconto. Nel 2022 ha scritto il libro "Sanremo il Festival – Dall’Italia del boom al rock dei Måneskin" (edito D’idee), seguito da "Canzoni nel cassetto" (edito Volo Libero), impreziosito dalla prefazione di Vincenzo Mollica, scritto a quattro mani con Marco Rettani. L'anno seguente, sempre in coppia con Rettani, firma "Ho vinto il Festival di Sanremo" (edito La Bussola), con introduzione curata da Amadeus e il racconto di trenta vincitori della rassegna canora. Tale opera si è aggiudicata il Premio letterario Gianni Ravera 2024.