A tu per tu con il poliedrico e ispirato artista, al suo debutto al Festival di Sanremo con il brano “Arnica“
A un anno e mezzo di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Giovanni Giancaspro, meglio noto con lo pseudonimo di Gio Evan, per parlare di “Arnica”, brano in gara nel corso della 71esima edizione del Festival della canzone italiana. Alla vigilia della sua prima partecipazione sanremese, abbiamo il piacere di ospitarlo tra le nostre pagine.
Ciao Gio, bentrovato. Come stai esorcizzando l’attesa che ti separa al debutto sul palco dell’Ariston?
«Faccio le prove in un bosco, uso una penna al posto del microfono (sorride, ndr). Scherzi a parte, sto bene, sono allegro, ma sento fortemente questa attesa».
Hai dichiarato più volte di non aver mai avuto in casa la televisione. Quindi, sei il primo artista a partecipare a Sanremo senza averlo mai visto?
«Assolutamente sì, ma non sono assolutamente contrario a chi ce l’ha, anzi mi fa sorridere questa cosa, perchè ci insegna che possiamo vivere anche se siamo dei pesci fuor d’acqua. Direi una bugia se ti dicessi che ambivo a partecipare al Festival, le mie priorità sono altre, più spirituali. Però il mio manager e la mia squadra hanno visto in “Arnica” una forza diversa dalle altre canzoni, in più mi diverte sempre molto fare nuove esperienze».
Nel corso della terza serata del Festival canterai “Gli anni” degli 883, a cosa si deve questa scelta?
«La cover l’ho scelta perchè rappresentava le mie urla d’infanzia, abbiamo avuto un po’ tutti il momento in cui gridavamo “gli anni d’oro del grande Real”. Max Pezzali è stato un guru dell’adolescenza, ci ha accompagnato alle prime sigarette, alle prime impennate col motorino, ai primi baci. Anche per quanto mi riguarda, è in quella fascia d’età che ho cominciato a scoprire le cose, in quel momento lui mi sembrava il papà che non avevo, con quel suo “tranquillo, siamo qui noi”. Ho scelto questa canzone perchè stilisticamente mi ricordava un po’ il ritornello di “Arnica”, per via di questo elenco, questo urlo di tante cose messe insieme».
Come ti è venuta l’idea di coinvolgere i cantanti di The Voice Senior?
«Volevo fare una cover con persone che non fossero famose, nonostante molti di loro abbiano avuto comunque un percorso, proprio come il vincitore Erminio Sinni. Io ho sempre avuto un buon rapporto con i bambini e con gli anziani, diciamo che faccio più fatica con le persone della mia età. Un giorno mi hanno parlato di “The Voice Senior”, che io non avevo mai sentito nominare, ho visto dei video su YouTube e mi sono commosso. Li ho chiamati per fare questa cosa insieme e loro mi hanno risposto tutti quanti di sì. Sono felicissimo perchè li reputo bravissimi, in più hanno questa vita bella, vissuta. Avevo un po’ paura ad interfacciarmi con dei vip, perchè non mi sento tale, di conseguenza ho scelto qualcuno della mia stessa razza».
Tra le tante immagini evocate nel ritornello di “Arnica“, ce n’è una che ti emoziona cantare in modo particolare?
«Di “Arnica” mi fa impazzire quando dico: “così esile che la tormenta mi confonde con un panno steso al vento”. Con questa immagine sento di aver descritto bene la mia poca virilità (ride, ndr). Questa è una frase in cui mi ci riconosco al 100%, come d’altronde un po’ in tutto il testo».
Nico Donvito
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