A tu per tu con il produttore di fama internazionale, in uscita con il suo primo EP intitolato “Level One“
Tempo di nuova musica per Michele Canova Iorfida, affermato produttore discografico, arrangiatore e tecnico del suono, al suo debutto con il primo progetto che porta il suo nome, vale a dire lo pseudonimo artistico di CanovA. Dopo aver rilasciato i brani “Sorpresa” feat. Nayt e “Benedetto l’inferno” feat. Gianna Nannini e Rosa Chemical, esce il suo primo EP intitolato “Level One”, fuori per Columbia Records/Sony Music Italy a partire dallo scorso 15 luglio. Sette le tracce in scaletta, tra cui spiccano le ulteriori collaborazioni con Fabri Fibra, Giorgia, Luca Carboni, Vegas Jones, Tredici Pietro, Ormai e Lacray.
Ciao Michele, benvenuto. Partiamo da “Level one“, come si è svolto il processo creativo di questo progetto?
«È un viaggio che è iniziato durante l’isolamento della pandemia, mi trovavo a Los Angeles e la mia voglia di aprirmi verso i social e il pubblico è diventata, man mano, sempre più forte. Non solo ho creato questi due format che continuano ancora oggi, ma ho aperto una casa discografica in cui ha cominciato a firmare artisti insieme ad Universal, che si chiama appunto Canova Record. Poi, l’ultimo passaggio, ovvero quello di marchiare in qualche modo un processo creativo che comunque ho sempre realizzato, mentendo insieme artisti, energie, songwriters e top liners con il mio nome. Così è venuta fuori un’intera collana di canzoni con il mio nome».
Interessante questa idea che c’è dietro al progetto, la voglia di far confluire anime e mondi diversi in collaborazioni inedite, a tratti sorprendenti. Da cosa è stata favorita la nascita di questa formula?
«Molte volte è proprio la situazione, nel caso di Rosa Chemical e Gianna Nannini, stato lavorando con entrambi in quello stesso periodo. Ho pensato subito di farli incontrare facendo sentire loro dei brani, per innescare in entrambi una reazione. Gianna si è gasata istantaneamente, ha voluto subito con lavorare con lui. Il giorno dopo ci siamo trovati in studio alle 11.00 di mattina, alle 16.00 dello stesso pomeriggio il brano era praticamente pronto».
Per concludere, qual è la lezione più importante che senti di aver tratto dalla musica fino ad oggi?
«Che la musica ha tante componenti, ma la più importante è il rischio. Penso che una percentuale di rischio, all’interno di ogni uscita o di ogni sessione di scrittura o di ogni percorso artistico, sia fondamentale. Alle volte si tende ad andare sul sicuro, dimenticandoci che il limite è la forza più grande per un compositore. Limitare il proprio ambiente creativo, limitare il proprio set di tool, limitare la propria ricerca solo a un genere musicale, spesso ci favorisce per creare un linguaggio che sia universalmente univoco».
© foto di Sivlia Violante
Nico Donvito
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