A tu per tu con la popolare Aquila di Ligonchio, al suo ritorno al Festival di Sanremo con “Voglio amarti“
A qualche mese di distanza dalla nostra precedente chiacchierata, ritroviamo con piacere Iva Zanicchi alla vigilia della suo ritorno sanremese, in gara con “Voglio amarti”. L’interprete emiliana torna in Riviera per l’undicesima volta, dopo aver partecipato nel 1965 con “I tuoi anni più belli”, nel 1966 con “La notte dell’addio”, nel 1967 con “Non pensare a me”, nel 1968 con “Per vivere”, nel 1969 con “Zingara”, nel 1970 con “L’arca di Noè”, nel 1974 con “Ciao cara come stai?”, nel 1984 con “Chi (mi darà)”, nel 2003 con “Fossi un tango” e nel 2009 con “Ti voglio senza amore”, aggiudicandosi per ben tre volte la palma d’oro.
Ciao Iva, bentrovata. Proprio sei mesi fa ti chiesi del Festival di Sanremo e la tua risposta fu: “Avessi una canzone bomba, come credo di avere, potrei anche tornarci”. Ed eccoci qui…
«Allora pensavo ad un’altra canzone, che vorrei comunque buttare fuori per l’estate perchè è una roba strana e fortissima. “Voglio amarti”, invece, è una canzone che amo profondamente, possiamo considerarla tradizionale e melodica, arrangiata a mio avviso molto bene da Celso Valli. Un pezzo all’italiana, che potrebbe essere stato scritto trent’anni fa come ieri. E’ un brano che parla d’amore, altrimenti cosa potrei cantare io a Sanremo? Dimmelo tu…».
C’eravamo lasciati con “Ti voglio senza amore” e ti ritroviamo con “Voglio amarti“, ci sta!
«Beh, vabbè, adesso andiamo avanti (ride, ndr), sperando che “Voglio amarti” abbia miglior fortuna, anche se quella è una canzone bellissima, ma lasciamo perdere… perchè ci sono state delle disavventure. Non ne parliamo, lasciamo perdere. Questo è un pezzo d’amore, che dice delle cose anche molto forti, parole che ogni donna potrebbe rivolgere al proprio uomo».
L’ho trovato un pezzo “classico ma non troppo”, mi piace definirlo senza tempo, proprio come la tua voce…
«La mia voce invecchia bene eh, diventa sempre più scura, blues, rock. Va da sé che ce la metterò tutta, perchè mi piace l’idea di cantare e di confrontarmi con tutti questi ragazzi. Questi giovani mi galvanizzano e li amo, alcuni li ho sentiti e sono bravissimi. Sono spavaldi e sicuri, o quantomeno l’idea che danno è quella. Ricordo i miei esordi a Sanremo, la prima volta mi hanno addirittura sbattuto fuori, giustamente, perchè ero talmente emozionata quella sera lì da non sentire nemmeno l’orchestra suonare. Mi era partito l’udito, ma ti rendi conto? Ero proprio una cosa pazzesca, invece loro li vedo sicuri e tranquilli, questo è bello e tipico di quest’epoca. Che poi sembrano spavaldi ma se vai a grattare, sotto sotto, sono dei bambinoni, sono teneri. E’ bello vedere quanta passione hanno nei confronti di questo mestiere… bisogna amarla la musica, altrimenti non ti ci mettere neanche, perchè è difficilissimo arrivare e mantenere il successo. La vita è fatta così, di alti e bassi, è difficile mantenere lo stesso successo costante per sessant’anni o, nel mio caso, anche di più!».
In “Voglio amarti” ho molto apprezzato l’assolo di chitarra elettrica e in generale questo riuscire a riconoscere tutti gli strumenti singolarmente, rispetto ai suoni preconfezionati di oggi…
«Sì certo, nella versione in studio tutti gli strumenti sono suonati dal vivo, sono veri. Un po’ come l’orchestra a Sanremo, che ti regala questo suono così emozionante. Bisogna far lavorare i musicisti bravissimi che abbiamo, senza lasciare sempre spazio alle macchine e ai campioni preconfezionati dei computer. Questa è un po’ anche la prerogativa di Celso Valli, i suoi arrangiamenti si riconoscono, non per niente Vasco Rossi ed Eros Ramazzotti si fanno accompagnare da lui. Stesso discorso vale anche per Danilo Minotti, il maestro che mi accompagna. Sentirai l’arrangiamento della cover di “Canzone”, un omaggio che voglio fare a Milva…».
Ecco, ci tenevo proprio a chiederti di questo pezzo, di questo omaggio. Un tuo ricordo di Milva?
«Guarda, lei mi ha sempre colpito. In primis era la cantante più amata da mia mamma, il fatto che lei volesse quasi nascondermi questa sua preferenza perchè cantavo anche io, faceva davvero morire dal ridere. Ho sempre apprezzato Milva, diciamo pure che è stata una delle poche a cantare sul serio in tutto il mondo, ovunque. Ha dato tanto anche a Sanremo, c’è stata quindici volte, non ha mai vinto ed è arrivata terza proprio con questa canzone di Don Backy, con cui mi esibirò al Festival. Non potevo non omaggiarla… sai, quando lo scorso anno mi trovavo in ospedale per il Covid, lei mi ha telefonato con una voce flebile che quasi non la riconoscevo. Era molto affettuosa e carina con me, pensa che tanti anni fa ha annullato una tournée in Germania per venire ospite in un mio programma televisivo. No dai, come si può non apprezzarla, non amarla e non omaggiarla?».
L’anno scorso avevi definito la tua amica Orietta Berti come portabandiera della melodia italiana, in effetti era l’unica in gara al Festival in mezzo a giovani e giovanissimi, mentre quest’anno con te ci saranno anche Gianni Morandi e Massimo Ranieri. Come lo vedi il cast di questa edizione?
«Lo considero fantastico, non perchè partecipo, ma dimmi te se non accontenta tutti? Ci sono ragazzi che fanno una musica gradevolissima per i giovani, altri più grandicelli che possono piacere al pubblico adulto. Elisa, Emma, Noemi, Fabrizio Moro, Mahmood e poi ci siamo noi. Un cast così variegato penso non ci sia davvero mai stato. Non ti piace la Zanicchi? Vai ad ascoltare Sangiovanni! O no? Io mi auguro che possa vincere un giovane che porti come lo scorso anno la musica italiana in Europa. Se poi vincesse una nonna, tutto il mondo parlerebbe di noi (ride, ndr). Immagina se io andassi all’Eurofestival? Immagina…».
La simpatia è un elemento che ti contraddistingue da sempre, quindi ti chiedo: ce l’hai mica una barzelletta sul Festival?
«Guarda, io amo le barzellette, sul Festival su due piedi non ce l’ho, ma io le creo eh. Potrei dirti quella che ho raccontato alla Berti, magari dedicandola a Ranieri e Morandi…».
Dai, spara…
«Ci sono due uomini che si incontrano, Morandi dice a Ranieri: “Senti Massimo, insomma, io non sono vecchio però, qualche volta, ogni tanto, ho dei problemi. Vado in farmacia a prendere un po’ di Viagra…”. “Ma sei matto?” dice Ranieri, “cosa cavolo vai a prendere, son sempre medicinali! Sai qual è la cura che ho sperimentato? Pane, tu devi mangiare tanto tanto pane…”. Allora Morandi corre dal suo panettiere di fiducia, dove di solito prende una pagnottella e dice: “Cinque chili di pane!”. Il panettiere si gira e gli fa: “Oh, ma guarda che poi ti viene duro eh” e Morandi gli risponde: “Allora dieci chili!”».
Grande Iva, grazie! Io la chiuderei così…
«Questa la dedico a Morandi e Ranieri, mi odieranno per la vita, ma fa niente!».
Intervista a Iva Zanicchi | Podcast
Nico Donvito
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