Un racconto raffinato e delicato delle donne in musica e di come, in realtà, per celebrare il genere femminile non si debba ricorrere ad una simbolica ed univoca data sul calendario perchè “non basta ricordare di una festa con un fiore se qualcuno lo calpesta”. Tecla prova ad uscire dalla retorica di un tema più volte affrontato dalla musica pop e lo fa mettendosi in prima linea malgrado tutta la sua giovane età che, se da un lato la rende ancora inesperta sotto tanti punti di vista, dall’altro la rende estremamente efficace e sincera. Pulita e pura.
Non solo istrionico ma anche profondo, nostalgico e “tradizionalmente” pop. Almeno nelle sue declinazioni testuali e tematiche. Lauro si concede nuovamente la possibilità di esprimere i sentimenti di un amore che si rompe ma che, poi, rinasce sotto un’altra capanna restituendo tutta quella felicità che si pensava fosse irrecuperabile all’indomani della rottura. Potente pop-rock rivisitato con i concetti vocali d’attualità e la tradizionalità di un sentimento che, in musica, non potrà morire mai. Intensità portata all’oggi.
La scrittura di Ultimo rimane ormai saldamente impressa e rintracciabile nei suoi brani così come la struttura melodia a cui ha abituato i suoi fedelissimi e affezionatissimi fan. In un lento crescendo che trova nel pianoforte sempre un adeguato compagno la voce del cantautore romano racconta degli esclusi, di una vita da prendere sia con le gioie che con le sofferenze e di come, in realtà, sia importante affrontare giorno per giorno senza la fretta di correre in avanti. Rintracciabile e fedele alla sua missione musicale.
004 – Altalene – Bloody Vinyl feat. Coez e Mara Sattei
Nel marasma di proposte 3.0 in cui l’aspetto produttivo diventa sempre più preponderante rispetto alla canzone stessa questa occasione rappresenta un perfetto punto di congiunzione tra la necessità di evolvere e quella di conservare il percorso evolutivo compiuto finora. La relazione a due rimane, quindi, al centro della narrazione ma trova nuovi suoni che la possano portare fino al gusto dell’ascoltatore contemporaneo. Il giusto punto di equilibrio.
005 – Amarcord – Mameli
Mameli si concede la possibilità di dare sfogo ad una malinconia musicale di cui è un perfetto interprete in una dimensione autoriale che sfrutta un linguaggio fatto d’immagini e di scene di tutti i giorni e non soltanto di astrattezza effimera ed inconsistente. E proprio nello sfogliare questo album fotografico fatto di ricordi ed eventi si scopre che quel sentimento che si ha scelto di condividere credendo fosse eterno ci ha reso fuori moda. Un per sempre può rompersi anche senza accorgersene.
006 – Andrà tutto bene – Jack Savoretti
Nella confusione degli slogan senza efficacia è ancora una volta la vocalità a fare la differenza e se anche un brano scritto per testimoniare una fiducia apparentemente ingiustificata appare riuscito lo si deve proprio ad una pasta vocale unica nel proprio genere. Nel contesto del primo lockdown il cantautore italo-inglese si è lasciato andare nella sua prima prova “italica” trovando, comunque, il modo per rendere al massimo su di una canzone capace di emozionare proprio perchè collettiva. Vocalità sublime.
007 – Anna siamo tutti quanti – Bungaro
Uno dei più talentuosi e delicati cantautori, o forse sarebbe meglio dire cantastorie, degli ultimi anni si confronta qui con una delle proprie narrazioni affidate inizialmente ad altre corde vocali ma che, ancora una volta, ritrova prima o poi casa. Ripescata dalla recente produzione di Fiorella Mannoia questa canzone merita il silenzio di una notte per trovare il giusto e necessario rispetto per ascoltare di chi “con la gioia cura il dolore” sentendo di un’Anna che si trova persa “a vent’anni dopo vent’anni di sogni”. Ed è la storia di Anna ma, alla fine, “Anna siamo tutti quanti”. Poetico.
008 – Aquiloni – Michele Merlo
Anche se uscito come singolo nel 2019 ha fatto parte di uno dei primi dischi pubblicati nell’annata risultando un episodio credibile in cui l’intensità della vita viene perfettamente veicolata da bella e struggente ballata sulle esperienze che talvolta tutti siamo chiamati ad affrontare. Si raccontano i momenti difficili in cui ci si trova persi di fronte alle sfide e alle delusioni ma anche di quando si sceglie nuovamente di lottare per i propri sogni tornando ad amarsi nel profondo e mettendo in palio tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo. Poesia sulla solitudine e sulla ricchezza dei sogni.
Un brano capace di mettere insieme la modernità acquisita ed il bagaglio tecnico derivato dalle precedenti esperienze che hanno fatto di Elodie una vocalist assolutamente notevole sul piano del cantato. Scritta (e si sente) da Mahmood è una canzone perfettamente cucita addosso alle caratteristiche della bella e brava Elodie che aveva bisogno di sformare un tormentone anche al di fuori della stagione estiva che, lo abbiamo capito, le dona particolarmente. Efficace ma non scontata.
010 – Anima fragile – Cioffi
Al singolo del proprio debutto discografico Cioffi fa centro con una ballata pop che con un pianoforte ed una chitarra acustica si rivela capace di ricreare quella sensazione di profondità di cui le canzoni hanno bisogno, di tanto in tanto, per risultare vere e non appositamente costruite. C’è dentro, ovviamente, la vita di ogni giorno ma, soprattutto, l’analisi di un ragazzo che riesce a guardarsi dentro e a cogliere la ricchezza dell’esistere ed il suo inevitabile scorrere come “una viaggio andata senza ritorno”. Cadere non è importante quanto vivere per davvero. I giovani che ci piacciono.
011 – Bimbi per strada (Children) – Fedez
La nuova direzione artistica scelta da Fedez per il suo ritorno discografico dopo qualche tempo di lontananza dalle scene musicali è quella della melodia di ‘Children‘ di Robert Miles su cui costruire un pezzo che funziona puntando tutto su di una crescita musicale e su di un inciso che è impossibile non canticchiare a squarciagola. Una ricetta per la hit che non può fallire e che permette al rapper una svolta nella propria produzione guardando con decisione al nuovo pop. Ritorno nuovo e con i fiocchi.
Torna così fuori dal coro quel Lauro che ha il coraggio dell’artista nell’osare e nel proporsi ogni volta nuovo e diverso riuscendo a sfuggire dai dogmi delle mode per ottenere un facile successo figlio solo del proprio tempo. Per l’estate l’idea è quella di recuperare le atmosfere del twist americano degli ’60 e di mettere in scena un ballo sfrenato che si gioca tutto, come spesso Lauro sceglie di fare, sul suono delle parole e dell’arrangiamento stesso creando un mix del tutto particolare ed identificativo. E’ la sua moda.
013 – Cancellami – Francesco Gabbani
Francesco è dotato da sempre di una scrittura anche profondamente soft e tradizionalmente cantautorale nel suo aspetto più intimo, etereo ed essenziale. Questo brano ne è l’ultima dimostrazione riuscendo a coniugare un testo dedicato alla chiusura di una storia d’amore ad un arrangiamento che sfrutta anche il linguaggio elettronico più tipico degli ultimi tempi sonori. Le tastiere accompagnano un testo che si concentra sulla volontà di cancellare per sempre un periodo finito della propria esperienza di vita. Diverso.
014 – Capita così – Brunori Sas
Un vero e proprio manifesto poetico in forma popolare del mistero della vita che prima c’è e poi, all’improvviso, svanisce fregandosene di tutte le logiche ed i pensieri che la mente umana può sviluppare. Malgrado tutto ciò è la stessa vita che torna ad accoglierti tra le sue braccia svelandoti i veri segreti dell’esistenza e regalandoti, poi, all’improvviso nuovamente la felicità che deriva dalla vita stessa. Brunori è il veicolo perfetto per messaggi simili e la sua poetica risulta essere la migliore arma per condurre il senso ultimo del brano fino a destinazione. Una poesia sulla vita.
015 – Chega – Gaia
Ha conquistato l’ultima edizione di Amici di Maria de Filippi sfoderando un tormentone in porteghese e rompendo, forse per sempre, le logiche “nostrane” del format di Canale 5. Il suo pop è il più contemporaneo tra quello sentito negli ultimi anni in quel contesto televisivo e riesce a risultare credibile in ogni sua declinazione conquistando il favore del titolo di tormentone per il pubblico ma anche dell’aspetto radiofonico e della critica. Gli elementi ci sono tutti e non è detto che abbia per davvero segnato una spaccatura tra il prima ed il dopo. Rivoluzionaria.
016 – Che poi – Carl Brave
Esce tutta la romanità di Carl Brave in una canzone che apertamente si rivolge alla città eterna attraverso il racconto di un’infatuazione che ha luogo proprio per le strade di Roma. La scenografia che fa da sfondo è anche l’occasione per unire all’idea musicale una dimensione spiccatamente attuale pur continuando a rivelarsi efficace anche per il più largo della platea nazionalpopolare. Risponde all’oggi con una musicalità centrata e contagiosa.
Un’incontro generazionale che mette insieme una delle penne più giovani (Ultimo) ad una delle voci più tradizionaliste e di esperienza (Fiorella Mannoia). Ne esce una poesia senza tempo che, tuttavia, è capace di raccontare anche il nostro tempo quando, con lungimiranza racconta di un’attualità in cui “chissà se questi giorni chiusi avranno un prato per volare fuori”. Ci si pone delle domande e lo si fa per trovare dentro di sè dei perchè che possano spiegare la vita, i suoi momenti e le sue eterne sorprese. Un’interprete di classe per una canzone senza tempo.
018 – #clubparadiso – Club Paradiso
Un tormentone estivo mancato forse per la poca esposizione che si è vista riservare ma che avrebbe avuto tutte le carte in regola per sfondare nell’airplay grazie alla coniugazione eccellente di linguaggio giovane, melodia reggae e di una efficace commistione di generi e stili musicali. Il complesso capitanato da Lorenzo Fragola ha dimostrato di aver le idee chiare e di potersi inserire nel nuovo complesso di musica libera e giovane che le nuove generazioni stanno cercando di sposare sempre di più. Funzionali e liberi.
019 – Coco Chanel – Gaia
La sfida dell’italiano non è mai semplice da superare per chi proviene da tutt’altro tipo di linguaggio e comunicazione musicale. Anche in questo caso, però, Gaia si è dimostrata capace di dire la sua trovando il giusto modo per coniugare la sua contemporaneità di suono ad un tipo di scrittura testuale fortemente ancorata ad un’idea di immagini piuttosto inusuali e criptiche. La musicalità, però, rimane intatta e riesce a dimostrare tutta la sua centralità nella forma canzone che viene qui proposta. Fedele a se stessa.
020 – Concedimi – Matteo Romano
Un episodio che testimonia come anche nell’epoca delle distorsioni, delle sovraproduzioni e degli artifizi tecnologici l’emotività di una voce pulita, di un testo lineare ed “astratto” e di una narrativa che guarda al sentimento piuttosto che alla sfuggente quotidianità può ancora funzionare. La sfida viene vinta e dimostra che esiste ancora lo spazio per una varietà che, anzi, andrebbe sempre più perseguita e rafforzata per raccontare quante più persone ed emozioni possibili. La musica è per tutti, a prescindere dalle mode.
021 – Con il senno di poi – Marco Guazzone
Una penna delicata che si sposa perfettamente anche con la propria timbrica vocale e con l’intenzione di un’interpretazione capace di trasmettere un’angelica dolcezza e quel senso di protezione che l’intero brano, in qualche modo, vuole comunicare. La produzione di Elisa, che realizza anche un cameo vocale, permette a Marco di destreggiarsi in una contemporaneità non scontata e dotata di quel “senza tempo” che alle canzoni dona sempre. Una poesia d’amore cantata con amore.
022 – Defuera – DRD feat. Marracah, Madame e Ghali
I suoni orientaleggianti di Dario ‘DRD’ Faini escono allo scoperto con un brano che unisce tre numeri uno del linguaggio musicale contemporaneo pur se ciascuno a modo proprio. Ne esce un tormentone diverso e lontano dai margini più consolidati dello scenario estivo attuale ma che funziona in egual modo giovandosi di tutta la potenza del suono. Un buon modo per canalizzare mondi diversi in una sintesi inaspettata. Nuove sfumature.
023 – Delia – Legno
L’indie-pop che di ampia fortuna ha goduto nelle ultime annate trova in quest’occasione una nuova opportunità di tracciare un nuovo episodio che, però, si concede anche il lusso del racconto emotivo e sofferto dell’amore. In una dimensione testuale che richiama molto la forma-canzone di Gazzelle si consuma il racconto di un distacco sentimentale che non riesce a rimarginare le ferite rimaste aperte e che si deve confrontare con la vita di tutti i giorni che, inevitabilmente, finisce in secondo piano. Sofferenza d’amore.
024 – Destri – Gazzelle
Una canzone d’amore che diventa una hit grazie all’adozione di un linguaggio, testuale e vocale, totalmente contemporaneo ma che, non per questo, cancella una tradizione pop che sulla narrativa del sentimento amoroso ha costruito il proprio pilastro fondante. La fine di una storia d’amore va in scena portando con sè i ricordi di quando tutto andava per il meglio ma anche i pugni lanciati con disperazione contro il muro non appena tutto va in frantumi. E allora non resta che rendersi conto che, forse, se l’amore finisce non è per forza colpa di qualcuno. Consapevole.