Il nostro personale bilancio musicale delle canzoni che hanno spopolato negli ultimi dodici mesi
Un altro anno se ne và, portando via con sé un quantitativo enorme di canzoni, destinato a crescere nel tempo. Nel vasto panorama musicale italiano, dunque, troviamo pezzi poco incisivi che non hanno lasciato alcun segno tangibile ma, fortunatamente, anche numerose proposte interessanti, singoli memorabili che conserveremo nei cassetti della memoria in formato ricordi, oltre che nel nostro archivio digitale in formato mp3.
Nell’eterna lotta tra indie e trap, il pop resiste e illumina il cammino a suon di ballad melodiche e brani uptempo degni di nota, grazie sia all’apporto di alcuni dei suoi storici rappresentanti, oltre che all’affermazione di interessanti nuove leve che meritano tutta la nostra attenzione e il nostro rispetto. Giunti alla fine di questo intenso 2019, vi proponiamo la top100 dei nostri singoli preferiti, tra conferme e immancabili sorprese, a insindacabile giudizio e preferenza personale.
100. “Senza farlo apposta” – Shade e Federica Carta
Squadra che vince non si cambia, così la coppia Shade e Federica Carta si ricongiunge dopo il grande successo ottenuto con la hit multiplatino “Irraggiungibile”. Un connubio già rodato che funziona ancora una volta sul palco dell’Ariston, davanti ad una platea multiforme, raccogliendo consensi positivi da un pubblico decisamente più trasversale. “Senza farlo apposta“ è un pezzo che mette in risalto la purezza vocale dell’interprete romana e la verve urbana del rapper torinese, in perfetta simbiosi. Buona la seconda.
99. “Se ti potessi dire” – Vasco Rossi
Punta tutto sulla sincerità Vasco Rossi, con l’inguaribile poetica che caratterizza un po’ tutte le sue migliori produzioni. Musicalmente parlando, invece, manca un certo guizzo, dal punto di vista dell’arrangiamento si poteva osare qualcosina di più, ma evidentemente si tratta di un pezzo nato come urgenza e non con l’intento di lasciare un segno. “Se ti potessi dire“ è una canzone che arriva in differita e che verrà sicuramente rivalutata dal vivo, con quella carica interpretativa universalmente riconosciuta come una delle peculiarità del rocker emiliano.
98. “I passi dell’amore” – Irene Grandi
Si riaffaccia sul panorama discografico Irene Grandi, con un brano dal forte retrogusto di rinascita intitolato “I passi dell’amore“, composto a quattro mani con Antonio Di Martino, che segna l’inizio della sua nuova stagione artistica. Un brano di rottura, senza etichette, che invita l’ascoltatore a guardare al di là, ad uscire fuori dai soliti preconcetti e godersi la vita, in tutta la sua spettacolare imprevedibilità, perché “il vento può cambiare direzione e la felicità ha la forma delle nuvole”.
97. “Macerie” – Laura Ciriaco
Composto a sei mani da Laura Ciriaco con Stefano Paviani e Andrea Tripodi, “Macerie“ è un brano che inneggia la forza del popolo aquilano, a dieci anni di distanza dal violento terremoto del 6 Aprile 2009, una data che l’Abruzzo e l’Italia intera non dimenticheranno facilmente. Nonostante la tematica, il testo offre diversi spunti di riflessione, inviando a rialzarsi dopo le cadute, a reagire, a saper disinfettare le varie ed eventuali “sbucciature della vita”. La voce della cantautrice pescarese non fa altro che impreziosire il risultato finale, grazie al suo timbro fuori dal comune.
96. “Un giorno semplice” – Andrea Vigentini
Continua ad imporsi come uno dei più interessanti artisti della nuova scena Andrea Vicentini, la sua “Un giorno semplice” sviscera il tema della monotonia e dell’abitudine all’interno di un rapporto di coppia, quando la tranquillità sembra ormai essersi trasformata gradualmente in passività, in torpore, in apatia. Un pezzo coinvolgente che ci invita a riflettere sui valori realmente importanti, sopratutto in questo momento storico così frenetico, in cui mettere in ordine le idee resta l’unica via di fuga per non restare intrappolati nell’inerzia o finire ostaggi della noia.
95. “Momenti perfetti” – Giusy Ferreri
Abbandonate le favela e salutati i cieli della Savana, Giusy Ferreri si dirige verso sonorità già sperimentate in passato e che ricordano “Volevo te”, uno dei suoi brani di maggior impatto commerciale, che rappresentano il giusto mix tra melodia ed elettronica. Prodotta da Francesco “Katoo” Catitti, “Momenti perfetti“ è una canzone universalmente terapeutica, un invito a scrollarsi di dosso le ansie del quotidiano per tornare a goderci le cose semplici. Godersi il momento e non lasciarsi prendere troppo da coinvolgimenti esterni, questo vale in amore ma può facilmente adattarsi a qualsiasi altro tipo di rapporto o situazione.
94. “Liquido” – Mara Bosisio
Un flusso di coscienza, così potremmo definire “Liquido“, il nuovo brano di Mara Bosisio che prende spunto dalle teorie del sociologo polacco Zygmunt Bauman riguardo la piega che sta prendendo la nostra società, sempre più liquida e meno solida/solidale. Dall’individualismo all’incapacità di saper ascoltare gli altri, la canzone fotografa i malesseri di una vita che “non concede, non regala, non trattiene”. Il parlato delle strofe e il cantato dell’inciso mettono a fuoco i contrasti e le contraddizioni tipiche di oggi, in maniera efficace ed estremamente intuitiva.
93. “Sotto la Torre Eiffel” – Emanuele Bianco
L’ispirazione del cantautore e l’intuito del producer, queste le caratteristiche principali che emergono ascoltando i pezzi di Emanuele Bianco, in particolare modo “Sotto la Torre Eiffel”, brano che coniuga lo spirito sognante dello scrittore al guizzo contemporaneo e visionario del musicista, mediante una produzione ben strutturata e sapientemente calibrata. Rifugiarsi in pensieri astratti resta la soluzione più romantica, tipica dei sognatori incalliti, di chi osserva la vita con meraviglia, stupore e disincanto.
92. “Come il mare a settembre” – Luca Dirisio
Gradito déjà-vu con le proprie origini per Luca Dirisio, un nome una garanzia sia dal punto di vista compositivo che per quanto concerne l’aspetto interpretativo. “Come il mare a settembre” è una bella canzone d’amore, di quelle che sembrano essere diventate una merce rara, in un mondo sempre più votato al superfluo e poco “romantically correct”. Questa ballad è la prova lampante che si può ancora parlare di sentimenti, che una grande fetta del pubblico ne sente irrimediabilmente la necessità, oltre che la mancanza.
91. “Negroni (due fiori)” – Hale
Memoria e proiezione, gli ingredienti base di “Negroni (due fiori)“, questo buon cocktail musicale, dall’ispirato retrogusto terapeutico di Pasquale Battista, in arte Hale, talento che già da qualche tempo seguiamo con particolare attenzione. Il brano racconta di un rapporto di coppia tormentato dai silenzi e dalle distanze che, alla lunga, l’abitudine innalza come un’invalicabile muraglia. Una canzone musicalmente ben strutturata, studiata e calibrata in ogni sua singola parte, dalle strofe in crescendo all’inciso arioso e cantabile, fino allo special azzeccato e trascinante.
90. “In questa città” – Max Pezzali
Max Pezzali torna in radio con una bella ballata melodica, intitolata “In questa città”, che ci riporta indietro nel tempo alle classiche canzoni degli 883, fino ad arrivare alle più recenti “L’universo tranne noi” e “Due anime”. In tal senso, potremmo definire il cantautore lombardo un highlander del pop anni ’90, l’unico in grado di riuscire nell’intento di portare avanti il proprio discorso musicale senza lasciarsi contaminare dal resto. Questo desiderio di preservarsi è apprezzabile quanto la voglia di rinnovarsi, ben vengano gli artisti che non hanno la benché minima voglia di stravolgere il proprio registro.
89. “San Lorenzo” – La Zero
Un invito ad abbandonare le sovrastrutture per La Zero, recuperando quella sana voglia di meraviglia, quell’incanto, quello stupore che scandisce le giornate di qualsiasi bambino. Questo e molto altro ancora è “San Lorenzo“, canzone che esprime la voglia di evadere dalle paranoie che, oggigiorno, la società produce in quantità industriale, senza nemmeno lasciarci il tempo di prestare attenzione ad una poesia, al rumore delle onde del mare, alle fate volanti, ad un piccolo e tenero gesto d’amore fatto di concretezza e di creatività.
88. “Mare di notte” – Clementino
Una ballad intima, profonda e parecchio sentita, composta da Clementino sulla base dei ricordi e delle esperienze che fanno parte del suo bagaglio di vita, tra difficoltà e desiderio di trovare un po’ di serenità. Musicalmente parlando, “Mare di notte” è frutto di un’interessante ricerca sonora sulle pendici della melodia mediterranea, evocando suggestioni tipiche delle produzioni di Pino Daniele. Una bella canzone, di quelle che provocano e ti lasciano qualcosa, in cui ci si può riconoscere, immedesimare e trarre qualche stimolante riflessione.
87. “Le parole” – Marco e Marta Ferradini
Restituire valore agli sguardi e ai gesti silenziosi che, spesso, raccontano molto più di quanto possiamo immaginare. Questo il senso profondo del messaggio scelto da Marco Ferradini contenuto all’interno de “Le parole”, una ballad coinvolgente e fortemente evocativa, realizzata in duetto con sua figlia Marta, abile nell’aggiungere ulteriore gentilezza alla resa finale, per un’interpretazione a due voci sentita e istintivamente recitata. Bello il messaggio, perché a furia di usare troppe parole rischiamo di svuotarle e di privarle di senso compiuto.
86. “Le nostre anime di notte” – Anna Tatangelo
Un bella canzone d’amore, come nella migliore delle tradizioni sanremesi, esattamente tutto quello che ci si aspetta dalla bella Anna Tatangelo. Alla notevole precisione vocale si alternano le suggestioni tipiche del più nobile dei sentimenti, che fa da tappeto e da tema centrale de “Le nostre anime di notte”, intensa ballad composta per lei da Lorenzo Vizzini. L’interprete ciociara si racconta senza più paura di mettersi a nudo, infischiandosene dei pregiudizi che hanno contaminato parte della sua carriera, alleggerita da un peso di cui è finalmente riuscita a liberarsi.
85. “Tu sei l’amore di cui hai bisogno” – Stadio
Ritmo, groove e poesia, questi i tratti distintivi di “Tu sei l’amore di cui hai bisogno“ degli Stadio, una canzone che racconta il nobile sentimento per antonomasia, descrivendone il proprio linguaggio universale a cominciare dall’amor proprio, ossia dal volersi bene e del prendersi cura di se stessi. Spesso e volentieri si ricercano negli altri le conferme alle nostre mancanze, stare insieme a qualcuno diventa un alibi per non sentirsi soli, una motivazione per andare avanti e non arrendersi allo scorrere del tempo.
84. “A Milano non c’è il mare” – Tricarico e Francesco De Gregori
Tricarico è la prova che si può ancora proporre musica di qualità, che le canzoni di contenuto possiedono un proprio valore aggiunto e che la coerenza, alla lunga, vince su tutto. “A Milano non c’è il mare“ affronta il tema della mancanza, intesa come veicolo di nuove idee che stimola la nostra creatività. In un mondo sempre più alla portata di smartphone, il desiderio dell’assoluto ci spinge a vedere oltre il possibile, dimostrando tutto l’estro visionario del cantautore milanese, supportato in questo caso dalla raffinatezza vocale di Francesco De Gregori.
83. “Il tuo amico di sempre” – Sergio Cammariere
Classe e raffinatezza, da sempre la musica di Sergio Cammariere si basa su questi due principi cardine, in maniera sempre ispirata oltre che convincente. “Il tuo amico di sempre” centra l’obiettivo, dimostrando che la musica puo’ essere portatrice sana di contenuti, sollevare e nobilitare le coscienze. Il testo racconta di come lo scorrere della vita e il susseguirsi degli eventi, a volte, portino inevitabilmente a “sacrificare” i rapporti, per un motivo o per un altro le persone si allontanano e poi si perdono, non possiamo fare altro che arrenderci all’evidenza e trovare ristoro nei bei ricordi piuttosto che nei rimpianti.
82. “Di cosa siamo capaci” – Niccolò Agliardi e Vanessa Incontrada
Coinvolgente e poetico, “Di cosa siamo capaci” è la prova che di musica non se ne sarà mai scritta abbastanza, soprattutto di un tema strautilizzato come l’amore, inteso in senso universale e incondizionato, declinabile ad una relazione di coppia, così come ad un rapporto d’amicizia. La scrittura di Niccolò Agliardi la conosciamo bene, eppure riesce sempre a stupire per il proprio carico di umanità e sublime profondità, il tutto impreziosito dalla voce pulita di Vanessa Incontrada, alla sua prima prova discografica, dopo aver già dimostrato in varie occasioni le proprie velleità canore.
81. “Lento violento” – Canova
Un ritorno funzionale per i Canova, in perfetto stile con quanto già proposto in passato, un sound visionario e all’avanguardia, nonostante gli evidenti ed efficienti richiami vintage, sonorità ben definite che fanno da tappeto a versi che strizzano l’occhio al sarcasmo, tra il disilluso e il concreto, il vero marchio di fabbrica di uno dei gruppi musicali più ispirati e futuristi dell’attuale scena indie italiana. In tal senso, “Lento violento“ è un brano dal loop facile, che non delude le aspettative e si lascia apprezzare ascolto dopo ascolto, uhuhuhuh dopo uhuhuhuh.
80. “Come la vita in genere” – Alexia
Gradito ritorno per una delle voci italiane più belle e potenti di sempre, nonostante il mercato continui ad ignorare un talento del suo calibro, Alexia propone una canzone di ottimo livello, frutto della penna esperta di Daniele Magro e della produzione artistica affidata a Davide Tagliapietra. All’interno di “Come la vita in genere“ ritroviamo tutti gli elementi caratteristici di una potenziale hit, dall’orecchiabilità al ritmo, senza tralasciare l’attenzione al testo e una buona cura delle parole.
79. “Dolcevita” – Renzo Rubino
Energia positiva, pura e purificante, quell’innata leggerezza che si richiede nella stagione estiva e che, purtroppo sempre più spesso, andiamo a cercare in cose futili e banali, prive di una reale importanza. Con questo brano Renzo Rubino riporta al centro dell’attenzione la spensieratezza, il sano desiderio di sorridere alla vita per essere ricambiati. A giudicare dal titolo, potremmo definire “Dolcevita“ un pezzo “felliniano”, astratto ma concreto, realista e per certi versi visionario, la risposta al malumore, al malessere generazionale, alla musica dai contenuti negativi.
78. “Ovunque” – Simone Tomassini
Quindici anni di carriera per Simone Tomassini, artista credibile e personale, che interrompe il proprio silenzio discografico con “Ovunque“, brano nato da un’idea di Andrea Bonomo ed Emiliano Bassi, impreziosito dallo stile inconfondibile del rocker lombardo. Ritornello aperto, di quelli che si cantano a squarciagola allargando le braccia o che si ascolta a tutto volume in macchina, come nella migliore delle tradizioni delle canzoni italiane, con la melodia che si incastra alla perfezione con il testo.
77. “Il cuore è un elastico” – Daniele Magro
Cantautori come Daniele Magro rappresentano un ottimo esempio per tornare a parlare di eccellenza italiana, di messaggi positivi e musicalmente terapeutici. In tal senso, “Il cuore è un elastico“ è una canzone semplice in tutta la sua poeticità, che attinge dalla sofferenza e dalla delusione per costruire, mattone dopo mattone, un’opera musicale. Un pezzo a cui non manca proprio niente, ma che in questo preciso momento storico sembra non bastare, francamente non intendo rassegnarmi a tutto questo, mi piace pensare che si possa tornare a rimettere presto al centro dell’attenzione l’arte, in tutto il suo splendore.
76. “Prigioniera nel tuo nido” – Ivana Spagna
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il cuore” recita il ritornello di “Prigioniera nel tuo nido“, il nuovo brano di Ivana Spagna composto per lei da Luca Chiaravalli, il cui testo ben curato si sposa con l’interpretazione sincera e convincente della cantante veneta. Il pezzo racconta di un momento di confusione, l’istante in cui le nostre certezze sembrano vacillare, ma è proprio nei momenti di incertezza che possiamo tirare fuori qualcosa, che sia il meglio o il peggio di noi stessi, l’importante è saper reagire.
75. “Mia” – Giovanni Truppi e Calcutta
Ci sono canzoni che meritano di essere riscoperte e valorizzate, tra queste troviamo “Mia“, brano di Giovanni Truppi contenuto all’interno del suo ultimo ultimo album di inediti “Poesia e civiltà“, riletto in compagnia di Calcutta. Le personalità dei due artisti confluiscono in un’unica direzione, ingentilendo ulteriormente una canzone già di per sé emozionante, grazie ad un testo indovinato e concreto, che racconta la forza di un sentimento in tutta la sua purezza, perché ci sono davvero persone, posti ed emozioni che vogliamo sempre con noi e che ritroviamo puntualmente all’interno di una canzone, una bella canzone come questa.
74. “Come ci fotte l’amore” – La Municipàl
Ah l’amore, fonte inesauribile di gioie e di dolori, sentimento incommensurabile per la vita di ognuno di noi. Parole semplici cariche di verità, questo e molto altro ancora è “Come ci fotte l’amore“, una retrospettiva noir sulla parte oscura di un sentimento universale quanto inspiegabile, in grado di darti tutto e togliertelo con altrettanta facilità. La Municipàl sviscera con facilità un argomento così complesso e problematico, in maniera diretta e naturale, senza esclusione di colpi, giri di parole, voli pindarici. Insomma, una bella canzone senza se e senza ma.
73. “Buona vita arrivederci” – Romina Falconi
Una marionetta nelle mani di chi ci vuole male, questa l’immagine metaforica di “Buona vita arrivederci”, ispirato e azzeccato brano di Romina Falconi, un invito a dire basta, a ribellarci e non fidarci di chi ci fa sentire sbagliati, perché il mondo si divide in due macro-categorie di esseri umani: gli approfittatori sociali e le persone affette dalla sindrome della crocerossina, autentiche reincarnazioni di Candy Candy che quando incontrano sulla propria strada i loro degni opposti finiscono per cacciarsi in un mucchio di guai. Spesso l’indifferenza non basta, un “ciaone” è solo l’inizio, il preludio di un liberatorio e salvifico VAFFANCULO!
72. “Dalla tua parte” – Alessandra Amoroso
Pur non essendo autrice, Alessandra Amoroso riesce a donare sempre profondità e personalità alle canzoni che interpreta, in maniera unica e ben distinguibile, una capacità che le và in assoluto riconosciuta e che rappresenta la chiave del suo trasversale successo: restare fedele a se stessa, sempre e comunque. “Dalla tua parte“ è l’ennesimo brano indovinato, un caldo abbraccio, quello di cui abbiamo spesso bisogno, ma ci vergogniamo a chiederlo per paura di apparire fragili e vulnerabili. In tal senso, l’interprete salentina si conferma un’ottima paladina dei buoni sentimenti.
71. “Cosa sarà di noi?” – Leo Gassmann
Scritto e prodotto dallo stesso Leo Gassmann, egregiamente arrangiato da Matteo Costanzo, “Cosa sarà di noi?“ mette in risalto le potenzialità vocali del talento romano, la timbrica riconoscibile e le sonorità riconducibile alla scena internazionale. Un pezzo che sviscera le domande e le speranze di un giovane uomo alle prese con le riflessioni tipiche di chi cerca di interrogare se stesso sul proprio futuro, in una serie di confidenze intime e profonde su quello che potrà accadere o meno il domani, al risveglio dopo una nottata densa di pensieri e di stelle.
70. “Canterò” – Paolo Jannacci
Pianista e compositore con alle spalle una consolidata carriera jazzistica, Paolo Jannacci rappresenta una delle sorprese più interessanti di questo 2019. “Canterò“ è il titolo del singolo (e dell’omonimo disco) che segna l’inizio di una nuova fase della sua carriera, dopo le varie e importanti esperienze in veste di direttore d’orchestra. L’artista milanese ci mette per la prima volta la voce, oltre che la penna, scrivendo un pezzo accorato e sentito, talmente bello da risultare senza tempo, nonostante l’ingombrante cognome, il ragazzo ha stoffa da vendere.
69. “Ps Post Scriptum” – Virginio
Un progetto speciale, così Virginio definisce il suo ultimo inedito “Ps Post Scriptum”, un brano che va al di là del concetto di singolo, nato da una poesia di Giuseppe Catalano, all’epoca detenuto nel carcere di Opera, grazie al progetto “Parole Liberate, Oltre il Muro del Carcere” volto a sensibilizzare la tematica delle condizioni delle persone carcerate. Un invito ad andare oltre le barriere, sia fisiche che mentali, la musica in tal senso può e deve dire la propria, per smuovere il più possibile coscienze e indurre qualsivoglia tipo di pensiero.
68. “Ritrovarsi ancora” – Paolo Vallesi
Una ballad pop-orchestrale in perfetto stile come nella migliore tradizione di Paolo Vallesi, frutto della collaborazione con Beppe Dati, penna sempre molto romantica e ispirata. Il cantautore toscano centra l’obiettivo, quello di tornare e arrivare contemporaneamente al cuore delle persone, lo fa con una canzone che coinvolge sin dal primo ascolto, nostalgica e sanremese ma, al tempo stesso, attuale perché la melodia non potrà mai passare di moda. Perdersi e “Ritrovarsi ancora“, rincontrarsi e innamorarsi nuovamente, questo il senso del vagare di un testo che sviscera passi giusti e passi falsi, in maniera lucida e consapevole.
67. “Quel sorriso in volto” – Modà
Un ritorno fedele per i Modà, la cifra stilistica della band milanese è credibile e piuttosto unica nel panorama musicale italiano, per cui evolversi non significa necessariamente stravolgere la propria identità, andare a tutti i costi a caccia di qualcosa di nuovo, magari omologandosi a ciò che c’è già in giro. “Quel sorriso in volto“ è un brano romantico, ispirato e altamente rappresentativo, forse lontano da quello che viene richiesto oggi, ma fortemente apprezzabile, proprio per questi motivi. In un mondo dove si propongono cose simili, non vince chi arriva prima, bensì chi fà qualcosa di diverso, possibilmente in linea con il proprio trascorso.
66. “La mia bocca” – Bianca Atzei
Stupisce la scelta di Bianca Atzei nel proporre per la bella stagione una canzone come “La mia bocca”, che rievoca calde ed esotiche suggestioni senza cadere nei soliti cliché triti e ritriti, incentrando l’intera narrazione sulla nascita di una storia d’amore che sembra già satura, verosimilmente figlia dei tempi che corrono, in un’epoca sempre più votata alla mancanza di confronto, all’assenza di un dialogo costruttivo. Il risultato è un cocktail analcolico di passionalità, che suona contemporaneo nonostante i chiari riferimenti al passato e un’ariosità tipica di altri tempi.
65. “Le cose belle” – Nesli
La scrittura innovativa e carica di intenzioni rappresenta il marchio di fabbrica di Nesli, una narrazione fatta di parole equilibrate e consigli che generano spunti di riflessione, suggestioni e ricordi. “Le cose belle” è una dichiarazione di intenti, un manifesto autobiografico di quelle che sono le delusioni e le lezioni impartite dalla vita. Quante volte ci siamo persi, altrettante ci siamo ritrovati, forgiati dalle esperienze e da errori che difficilmente ripeteremmo. O forse sì. L’importante è ricordarci di tenere sempre gli occhi bene aperti per riuscire ad osservare, riconoscere ed apprezzare davvero la bellezza di ciò che ci fa stare bene.
64. “Adieu” – Dente
Si intitola “Adieu” il pezzo che ha segnato l’atteso ritorno di Dente, una delle sue opere musicali più immediate e trasversalmente convincenti, perché si avvale di un linguaggio diretto e comune, ma senza ruzzolare nelle insidie della retorica. Quante volte ci siamo sentiti in trappola in una determinata situazione, ostaggi di una relazione senza capo né coda che finisce per toglierci le energie, il sonno, l’appetito e l’entusiasmo, perché “non sono solo le parole che uccidono, anche il silenzio sa fare male”. La mancanza di dialogo devitalizza i rapporti, li ridicolizza e li umilia, riducendo il tutto in un silenzio che fa rumore.
63. “Più forte” – Dolcenera
Cambia pelle Dolcenera, lo fà con la tipica disinvoltura che contraddistingue ogni suo ritorno, dando ancora una volta sfogo al proprio ancestrale desiderio di sperimentare, riuscendo nel difficile intento di aggiungere sempre qualcosa di nuovo al suo variopinto repertorio. “Più forte“ è una canzone d’amore, di quelle che non hanno pretese e che si lasciano ascoltare convincendo sin dal primo ascolto. Ben vengano esperimenti di questo genere, in cui ritmica e fiati spazzano via plugin preconfezionati, tornando a dare valore e importanza alle intuizioni umane.
62. “Luci d’America” – Ligabue
Luciano Ligabue riaccende lo spettacolo a suon di “Luci d’America“, il nuovo singolo di Luciano Ligabue, uno show lungo trent’anni che prosegue nella sua giusta direzione o, per lo meno, in quella più fedele al suo percorso, seppur offrendo qualche spunto di innovazione, grazie alla fresca produzione di Federico Nardelli. “E serve pane e fortuna, e serve vino e coraggio, soprattutto ci vogliono buoni compagni di viaggio” recita il testo del ponte che collega le strofe all’inciso, rappresentando un po’ il manifesto di una carriera, oltre che della canzone stessa.
61. “Immaginario” – Colapesce & Mace
Mace produce e Colapesce canta, chi conosce attentamente la discografia del cantautore siciliano avrà trovato in “Immaginario“ qualcosa di diverso, la sua proposta più commerciale di sempre, che non và letta necessariamente con accezione negativa. Capisco che il mainstream venga considerato dagli “irriducibili della nicchia” come il peccato originale, ma se i risultati sono comunque di qualità, proprio come in questo caso, non vedo onestamente quale sia il problema. In un’epoca in cui si rischia poco e si seguono ciclicamente le mode, rompere gli schemi resta l’unico lusso che può concedersi un vero artista.
60. “Magnifico difetto” – Benji & Fede
Orecchiabilità, profondità e leggerezza, in due parole: “Magnifico difetto”, il pezzo da novanta del nuovo album di Benji & Fede, il risultato di un’emancipazione artistica che promette in futuro nuove sorprese. I due ragazzi modenesi hanno imparato in breve tempo l’arte di reinventarsi senza tradire le aspettative della propria fandom, una labile e sottile linea che separa la credibilità dall’artificialità, da ciò che non risulta spontaneo e genuino. Perfettamente a loro agio sia in riva al mare che sulle Dolomiti, riescono a risultare convincenti sia in tenuta sportiva che in abito elegante, sinonimo di una credibilità ormai raggiunta.
59. “Milano è dove mi sono persa” – Mietta
Perdersi per poi ritrovarsi, con questo spirito riabbracciamo Mietta, artista che nel corso dei suoi trent’anni di carriera ha sempre seguito il proprio istinto, reinventandosi e rimettendosi in gioco più volte. “Milano è dove mi sono persa“ è un pezzo che mette in risalto la vocalità e l’ecletticità dell’artista, grazie a sonorità moderne e internazionali che accompagnano un testo dotato di un linguaggio attuale e comprensibile a più generazioni, in maniera piuttosto trasversale. Il risultato? Un ottimo esempio di real-music.
58. “Maledetta tenerezza” – La Rappresentante Di Lista
Una delle più interessanti realtà del nuovo scenario italiano prende il nome de La Rappresentante Di Lista, progetto fondato dalla cantante Veronica Lucchesi e dal chitarrista Dario Mangiaracina. “Maledetta tenerezza” è il singolo-manifesto del loro originalissimo e coinvolgente stile, una viaggio nella ricerca e nella sperimentazione di nuove sonorità, in perfetta sintonia tra teatro e canzone, dove la scrittura e l’interpretazione ricoprono due ruoli centrali. L’energia e la passione fanno il resto, in un connubio di grinta ed eleganza.
57. “Per quel che ne so” – Tormento e Tiromancino
Una formula vincente che unisce rap e melodia, incastrando alla perfezione i mondi sonori di Tormentono e dei Tiromancino. Zampaglione ci mette, come al solito, un’appassionata e impeccabile interpretazione, oltre la propria riconosciuta ed ispirata penna, firmando il pezzo assieme al rapper, Raige, Dutch Nazari e Matteo Di Nunzio, il tutto sotto la supervisione e la produzione affidata agli SDJM. “Per quel che ne so“ unisce quelle che sono le molteplici e differenti visioni dell’amore in un’unica panoramica, in maniera concreta e universale.
56. “Vento sulla luna” – Annalisa e Rkomi
Continua in maniera ostinata a percorrere la sua direzione Annalisa, lo fa con una convinzione artistica che colpisce, poiché sinonimo di consapevolezza. Nel marasma di proposte confuse e poco a fuoco, l’artista savonese dimostra ancora una volta di avere le idee chiare, “Vento sulla luna” ne rappresenta una conferma sotto vari punti di vista, il tutto impreziosito da Rkomi, sempre abile nel destreggiarsi tra le rime. Dall’incontro di questi due differenti pianeti, prende vita questa joint venture di stili diversi, che soffiano armoniosamente nella stessa direzione melodico-elettronica.
55. “Musica che resta” – Il Volo
Classico ma non troppo, a questo giro Il Volo dimostra la volontà di lasciarsi alle spalle qualsivoglia genere di etichetta. “Musica che resta” possiede decisamente un registro meno lirico rispetto al passato, più vicino all’universo pop, il tutto impreziosito da tre vocalità sempre notevoli e poderose, al limite dell’impressionabile. A firmare il pezzo Gianna Nannini, Emilio Munda, Piero Romitelli, Pasquale Mammaro e Antonello Carozza, prestigiosi autori che hanno confezionato su misura il giusto brano per permettere al trio vocale di continuare ad esportare nuova bella musica italiana.
54. “Tex-Mex” – Mina e Ivano Fossati
Uno di nostri cantautori più ispirati e l’interprete che incarna il concetto di voce per eccellenza: Ivano Fossati e Mina, per la prima volta insieme in un progetto destinato a fare storia, oltre che scuola. “Tex-Mex“ è il titolo del singolo apripista estratto dal loro album in duo, un brano blues-rock che mette in luce la poetica dell’artista genovese e l’ugola della Tigre di Cremona, in piena forma vocale. Un pezzo senza tempo, che racconta di oggi attraverso la maturità e l’esperienza raccolte dal passato, con un occhio rivolto e puntato dritto al futuro.
53. “Tre assassine” – Ciao sono Vale
Giovanissima ma con uno stile ben consolidato, questo e molto altro ancora è Ciao sono Vale, interessante cantautrice che non è passata inosservata grazie a “Tre assassine”, brano che mette sotto una lente d’ingrandimento la problematica delle malattie mentali, con coscienza e sentimento. Il pezzo, scritto a quattro mani con sua sorella Simona e prodotto da Matteo Costanzo, insegna che il dialogo è la cura migliore per qualsivoglia tipo di malessere, centrando il fulcro di una tematica importante e troppo spesso sottovalutata.
52. “Felici in due” – Antonella Lo Coco
Una canzone importante, di quelle che meriterebbero maggiore attenzione e che, invece, rischiano di passare inosservate tra le dune di un irreversibile consumismo. Tanto di cappello ad Antonella Lo Coco e a chi continua a non piegarsi alle tendenze, alle logiche radiofoniche, alla seduzione del viral, all’illusione che omologarsi possa rappresentare in qualche modo salvezza. Diffondere l’amore attraverso la musica sembra essere diventata una pratica vintage, in tal senso “Felici in due“ si erge come una romantica e platonica dichiarazione di unione e bellezza.
51. “Cambia” – Le Vibrazioni
Vent’anni di carriera e non sentirli, con questo spirito Le Vibrazioni incidono “Cambia”, gran bel pezzo che rievoca le origini sonore della band milanese. Una ballatona che mescola rock alla melodia, il tutto condito con l’inconfondibile vocalità di Sarcina, sempre a suo agio in questo genere di crescendo musicale. Carico di pathos dalle strofe all’inciso, per poi esplodere nello special, tra i pezzi migliori mai realizzati dal gruppo di “Vieni da me”. Perché è proprio vero che tutto muta e si trasforma, ma il puro talento resta scalfito dallo scorrere del tempo.
50. “Giuda” – Eman
Quella di Eman è musica sincera e simbiotica, per certi versi da proteggere e salvare, da difendere con ascolti scrupolosi e attenti, quelli che solitamente non appartengono alla logica dello streaming. “Giuda” è un brano riflessivo, ingentilito da versi pungenti e sonorità trascinanti, il tutto volto a sviscerare il tema del tradimento, non inteso nei confronti di un partner, bensì nei confronti di noi stessi quando fingiamo di essere diversi dalla nostra reale natura, reprimendo caratteristiche e pensieri, rifugiandoci in una sorta di triste e desolata ambiguità.
49. “Dov’è l’Italia” – Motta
Fotografa i nostri pregi e le nostre contraddizioni con lo sguardo disilluso di un innamorato Francesco Motta, più che una critica “Dov’è l’Italia” è una rappresentazione in movimento del nostro Paese, uno scatto sfocato che non necessita di una migliore messa a fuoco, poiché ad un certo tipo di domande non esistono ancora le dovute risposte. Una canzone sociale e non politica, perché non serve conformarsi o prendere a tutti i costi una posizione, a volte basta soltanto immedesimarsi tra chi vince, chi perde e chi non se la sente.
48. “Le ruote, i motori” – Fulminacci
Spiazzante quanto affascinante, “Le ruote, i motori!“ è un brano autentico e contemporaneo, che spazia dall’acustica alla dance, da influenze analogiche al pianeta Cosmo, dimensioni parallele che difficilmente entrano in contatto all’interno della stessa canzone. Nonostante la giovane età, Fulminacci ha già maturato e consolidato la propria identità multimusicale, fatta di contrasti e di contaminazioni azzardate quanto azzeccate. Il mix è originale e unico, per cui ogni riferimento a persone esistenti o canzoni realmente incise, è puramente fuori luogo.
47. “Il paradiso” – Cordio
Uno di quei pezzi in grado di scombussolarti gli organi interni, “Il paradiso” è capace di riportarti alla mente ricordi e persone, col potere evocativo che possiede solo la buona musica, il tutto impreziosito dall’intervento di Ermal Meta che ne ha curato sia l’arrangiamento che la produzione. Un plauso a Pierfrancesco Cordio, che continua il suo percorso in punta di piedi, con garbo e professionalità, doti sempre più rare da ritrovare tra i giovani d’oggi. Se il paradiso fosse una playlist, questa canzone sarebbe di sicuro una delle più streammate.
46. “Ci vogliamo bene” – Mameli
Un 2019 in grande spolvero per Mario Castiglione, alias Mameli, artista che abbiamo conosciuto nel corso della diciottesima edizione di “Amici” di Maria De Filippi e successivamente apprezzato con diversi riusciti singoli come “Latte di mandorla”, “Anche quando piove” con Alex Britti e “Serata banale”. In tal senso, “Ci vogliamo bene“ è solo il primo di una positiva scia di pezzi che hanno messo in risalto l’unicità e il talento del cantautore siciliano, un brano corale a metà tra indie e pop, in grado di convincere sin dal primo ascolto.
45. “A.I.U.T.O” – Le Deva
La canzone della maturità, questo e molto altro ancora è “A.I.U.T.O.”, un brano importante che sviscera le debolezze dell’animo umano, il singolo che segna il ritorno de Le Deva, quartetto femminile composto da Laura Bono, Verdiana Zangaro, Greta Manuzi e Roberta Pompa, quattro artiste che, pur non avendo nulla da dimostrare a livello tecnico, continuano a mettersi in gioco sia musicalmentente che umanamente, portandoci in una dimensione parallela, inedita, terapeutica, introspettiva, viscerale, ispirata e piena zeppa di vivide suggestioni.
44. “Ruggine” – Michelangelo Vood
Tra gli artisti più interessanti della nuova scena cantautorale italiana risalta il nome di Michelangelo Paolino, alias Michelangelo Vood, fresco vincitore della settima edizione del concorso per autori “Genova per voi”. Si intitola “Ruggine“ il suo primo singolo, un brano spontaneo e suggestivo, che coinvolge sin dal primo ascolto sia per il testo che per la trascinante melodia. Voce interessante, pezzo che avrebbe meritato platee importanti. Una canzone con al suo interno qualcosa, scusate se è poco.
43. “Freedom” – Zucchero
Si rinnova senza scomporsi Zucchero, fedele a se stesso e alla sua cifra, ma con una ritrovata voglia di sperimentare musicalmente nuove soluzioni. Le vie del suono sono infinite, verrebbe da dire ascoltando per la prima volta “Freedom”, un pezzo che possiamo considerare un vero e proprio manifesto della libertà, composto a quattro mani con il cantautore britannico Rag’n’Bone Man. Un ritorno alle origini per Fornaciari, bluesman di nome e di fatto, che si toglie di dosso l’ingombrante passato e i relativi hype per far ritorno alla sua personale Itaca musicale.
42. “Romanzo cattivo” – Giulia Mutti
Continua a sorprendere l’evoluzione di Giulia Mutti, di canzone in canzone l’artista di Pietrasanta è riuscita a seguire un percorso lineare e conforme alla propria indole. “Romanzo cattivo” è l’ennesima sua proposta azzeccata, , la risposta alle mode e alle tendenze, la prova che si può ancora concepire la musica in maniera personale, senza il bisogno di omologarsi. Una canzone in perfetta sintonia con i tempi, compreso l’ottimo arrangiamento suonato, impreziosito dal giusto tocco di elettronica.
41. “L’ultimo ostacolo” – Paola Turci
Piacevole ritorno sul palco dell’Ariston per la cantautrice romana, al suo undicesimo Festival con “L’ultimo ostacolo“, un brano intimo e potente, un mosaico di sensazioni contrastanti, tradizionale ma al tempo stesso contemporanea, da riascoltare con piacere, malgrado l’esito della classifica finale perché, si sà, le graduatorie lasciano sempre il tempo che trovano . Contrariamente da quanto si evince dal titolo della stessa canzone, la musica di Paola Turci non conosce davvero ostacoli.
40. “La storia del mondo” – Nek
Rispetto alla proposta sanremese, “La storia del mondo“ rende giustizia all’intero percorso di Nek, perché non strizza l’occhio soltanto alle sue ultime produzioni, riuscendo ad evocare le nostalgiche suggestioni anni ’90 nelle strofe e soprattutto nel ponte, le parti maggiormente di primo impatto, a discapito di un ritornello un pelino più debole, ma che funziona e si lascia comunque ricordare. In questo scenario musicalmente confuso e orfano di bandiere memorabili, spaccato a metà tra indie e trap, per fortuna c’è chi dopo tanto vagare e sperimentare torna alla base, riportando la giusta attenzione sul tanto bistrattato pop.
39. “Aquiloni” – Michele Merlo
Ci sono canzoni che ti colpiscono al primo ascolto, ancor prima di scoprire chi le ha scritte o chi le ha cantante. Tra queste troviamo “Aquiloni” di Michele Merlo, un brano ricco di contenuti, che ti spinge a pensare e ti sprona a sognare. In tal senso, un piccolo capolavoro, lo so… potrebbe sembrare un appellativo sovradimensionato, ma quando una canzone riesce a commuoverti e farti venire la pelle d’oca non ci sono terminologie che tengano, soprattutto quando ci invita a non smettere di credere in noi stessi. Tanto, che ci costa? Nella peggiore delle ipotesi “se ci va male resteremo soli e sarà tutto quanto da rifare”.
38. “La fiducia” – Daniele Stefani
Daniele Stefani torna a surfare sulle onde di quei sentimenti che, in fondo, lo esaltano e contraddistinguono. Ad impreziosire il pezzo un featuring speciale con l’attore Paolo Ruffini, che arricchisce il risultato finale con un suo breve monologo recitato a cavallo tra il primo e il secondo tempo del brano. “La fiducia” merita un piccolo investimento da parte nostra, lo sforzo di chiudere gli occhi e mettersi off-line per 3 minuti e 18 secondi, per concentrarsi e poter comprendere l’enorme potere che è in grado di sprigionare una bella canzone.
37. “E’ sempre bello” – Coez
Senza ombra di dubbio il 2019 è stato l’anno di Silvano Albanese, meglio noto con lo pseudonimo di Coez, cantautore campano che ha letteralmente dominato le classifiche con “E’ sempre bello“, un brano che incarna al 101% il suo stile e la sua poetica, un pezzo che non conosce confini perché esprime, in maniera sentita ma al tempo stesso scanzonata, un concetto con la forza, il trasporto e la leggerezza che si richiedono in musica. In questo, l’artista è da considerarsi un abile cantastorie, capace di esternare i propri pensieri attraverso un rinnovato e ricercato linguaggio.
36. “Per un milione” – Boomdabash
Il tormentone per i Boomdabash è servito, nonostante il periodo di uscita non sia stato prettamente quello estivo. In “Per un milione“ il sound si amalgama magicamente alle parole, senza sforare in alcun modo in nessun luogo comune. Sulla carta gli elementi per spopolare c’erano tutti, dalla semplicità alla ripetività, intesa come aspetto positivo e passaporto per una bella vacanza in una meta esotica, sotto tutti i punti di vista il brano ha rispettato le aspettative e si è fatto sentire e, piacevolmente, risentire.
35. “Muhammad Alì” – Marco Mengoni
Marco Mengoni torna a sperimentare nuove discipline sonore con “Muhammad Alì“, singolo omaggio all’indimenticato pugile statunitense, composto da Tony Maiello, Piero Romitelli e Davide Simonetta, che hanno confezionato insieme all’artista un convincente pezzo ritmico ed elettronico, dalle forti influenze internazionali, ma dotato di un animo urbano. Uun manifesto esplicito e consapevole del nostro amor proprio, un allenamento introspettivo della nostra coscienza, energizzante e tonificante, il tutto impreziosito da un ipnotico sound che s’insidia nel nostro organismo in maniera indelebile e sottocutanea.
34. “L’ultima canzone al mondo” – Chiara Galiazzo
Dopo aver sperimentato nuove sonorità, Chiara Galiazzo fa ritorno nella sua comfort zone con “L’ultima canzone del mondo“, una romantica ballad che mette in risalto sia le doti canore che il lato interpretativo dell’artista padovana, perfettamente a suo agio in situazioni melodiche, con l’elettronica dosata nel modo giusto, al punto da regalare al risultato finale quel tocco a metà tra il classico e il moderno. A volte il più grande rinnovamento è rappresentato dalla consapevolezza e dal comprendere i propri punti di forza, senza andare troppo a scombussolare un’ormai evidente, raffinata e consolidata identità artistica.
33. “Abauè (morte di un trap boy)” – Margherita Vicario
Talento puro e di razza quello di Margherita Vicario, artista a 360° con un passato e un presente da attrice e da cantante. “Abauè (Morte di un Trap Boy)” è il toccante brano che conferma sia le doti di scrittura che quelle interpretative della talentuosa cantautrice classe ’98, una bocca d’aria fresca nel panorama musicale italiano, autentica rivelazione di questo 2019 con brani interessanti e carichi di pathos, tra cui spuntano anche “Mandela” e “Romeo”. Se le premesse sono queste, siamo davvero curiosi di ascoltare cosa ci riserverà in futuro.
32. “Normale” – Francesco Renga e Ermal Meta
Entrambi riccioluti, entrambi dotati di grande sensibilità artistica. Queste sono solo due delle caratteristiche che accomunano Francesco Renga ed Ermal Meta, che si ritrovano a formare un’inedita coppia nel singolo “Normale”, un brano che fà dei buoni propositi la propria reale forza, in un’epoca che appare sempre più votata al consumismo, al qualunquismo e a tante altre brutte parole che finisco in “ismo”. Il risultato? Un messaggio spassionatamente positivo, con l’augurio è che si riesca a recuperare un po’ di fiducia, per tornare a credere che esistono “cieli sereni ed arcobaleni senza pioggia”.
31. “Ci siamo capiti male” – Biagio Antonacci
Prodotta a sei mani con Taketo Gohara e Placido Salamone, “Ci siamo capiti male” è un invito al confronto, al non lasciarsi andare all’abitudine e all’incomunicabilità, cercando di riprendere in mano le redini di una storia ormai logora, lastricata di incomprensioni. “Sarò capace anche di vivere se tu non stai con me” canta Biagio Antonacci, con tutta la maturità dei suoi appena compiuti cinquantasei anni. Il brano rappresenta il giusto biglietto da visita di un album molto importante del suo percorso, oserei dire cruciale.
30. “Lo stretto necessario” – Levante e Carmen Consoli
Siciliane doc, Levante e Carmen Consoli ci regalano un po’ di sapori e di profumi del sud, in una sequela di suggestioni, fotogrammi e ricordi, un omaggio alla terra che ha dato loro i natali. “Lo stretto necessario“ è un brano che odora di casa, di qualcosa di familiare, che non puoi fare a meno di portare dentro di te anche quando la vita per necessità ti porta lontano, nulla potrà mai scalfire luoghi, volti e immagini che non potranno mai ritenersi perdute. Discograficamente potrà pure sembrare un azzardo, ma qualitativamente parlando questa canzone è da considerare una piccola gemma di pietra lavica.
29. “La ragazza con il cuore di latta” – Irama
Racconta una storia Irama, una favola moderna con protagonista una ragazza afflitta dalla paura di provare emozioni ed essere felice. “La ragazza con il cuore di latta” è, di fatto, un pezzo importante e di contenuto, che esprime poeticamente la frustrazione di chi non riesce a lasciarsi andare ai sentimenti, in quest’epoca in cui ci sentiamo un po’ tutti ingabbiati dai vari problemi, raccontando il malessere di un’intera generazione. In fondo basterebbe davvero poco per sentirci meglio, un “ci sarò comunque vada” in più ogni tanto e un po’ di sano altruismo.
28. “La luna e la gatta” – Takagi e Ketra
Takagi & Ketra tornano con il quarto capitolo della loro saga discografica, intitolato “La luna e la gatta”, arruolando le voci di Tommaso Paradiso, Jovanotti e Calcutta, insolito trio che dà vita ad un’inedita canzone dal retrogusto nostalgico e retrò, con sonorità che mescolano il soul e le colonne sonore dei film Spaghetti Western degli anni ‘70, il tutto condito da un linguaggio più contemporaneo e urbano Un’ispirata cavalcata multigenerazionale, che demolisce il muro immaginario che separa l’indie e il pop, riunificando in un unico genere la nostra amata/odiata musica leggera italiana.
27. “Fuori dall’hype” – Pinguini Tattici Nucleari
Se il 2020 si appresta ad essere l’anno della loro definitiva consacrazione, quello appena trascorso è stato all’insegna di una sorprendente ascesa. Stiamo parlando dei Pinguini Tattici Nucleari, gruppo rivelazione che ha confermato e superato le aspettative con “Fuori dall’hype“, ballata dal sapore vintage e universale, manifesto di una poetica fresca e un di un linguaggio contemporaneo, un contrasto che risulta piacevole e centrato sin dal primissimo ascolto. Se le aspettative sono il male del secolo, le piacevoli sorprese come questa ne rappresentano, invece, la salvezza.
26. “Non avere paura” – Tommaso Paradiso
Non so se ve ne siete accorti, ma Tommaso Paradiso ha lasciato i Thegiornalisti (vi prego, mostrate stupore e fate finta di essere sorpresi!). “Non avere paura” è il singolo che ha sancito il suo esordio solista, che punta sul sicuro. A lui và riconosciuta la capacità di essersi costruito, nel giro di poco tempo, una propria credibilità e notorietà che non è basata sul gossip, bensì costruita a suon di ballad e tormentoni estivi, dimostrando una sorta di poliedricità, oltre che la capacità di adattarsi ad ogni tipo di stagione, proprio come una trapunta in lana merino, fresca d’estate e calda d’inverno.
25. “Stringimi più forte” – Giordana Angi
Giordana Angi dimostra ancora una volta di essere un’attenta ed esperta interprete delle emozioni, quelle che difficilmente si riescono ad esprimere con l’ausilio delle parole. In tre minuti e quaranta secondi, “Stringimi più forte“ suggerisce spunti di riflessione importanti, mediante versi che colpiscono sin dal primo ascolto, frasi che risuonano come semplici slogan in un mondo in cui i rapporti tendono a complicarsi a dismisura, il segreto è dare peso a ciò che ci fa stare bene, perché c’è sempre un rifugio in cui trovare riparo durante il temporale.
24. “Pensare male” – The Kolors e Elodie
Elodie e i The Kolors convincono e ci regalano un pezzo orecchiabile e spensierato nelle intenzioni melodiche ma non nei contenuti, che descrive appieno lo stato d’animo di chi decide di prendere le distanze dalla persona amata ma che, in fondo, è consapevole di non voler andare via veramente. “Pensare male” si lascia ascoltare con piacere grazie al sound trascinante dal respiro internazionale, che rimanda anche ad alcuni pezzi degli anni ’80 e ’90 di matrice italiana, ma sempre e rigorosamente d’ispirazione esterofila.
23. “Cheyenne” – Francesca Michielin
Una canzone nostalgica quanto speranzosa, ricca di contrasti e di chiaroscuri, ben dosata e per nulla eccessiva, come direbbero gli esperti di pasticceria: un dolce ricoperto di glassa elettronica, dal cuore cremoso e analogico. “Cheyenne“ è un brano che non ripete, bensì aggiunge qualcosa di nuovo al versatile percorso della giovane cantautrice, rappresentando una piacevole e quantomai attesa novità. Dopo tanto girovagare, Francesca Michielin ha trovato la sua personale e multietnica via della seta.
22. “La tua futura ex moglie” – Willie Peyote
Apprezzato sia dalla critica che dal pubblico, il segreto di Willie Peyote è che non ricorda nessun artista in particolare e, in un mondo discografico dove vige tendenza ad assomigliare a ciò che più funziona, questo aspetto rappresenta già un buon punto di partenza, oltre che un bel vantaggio. Tra le righe del testo de “La tua futura ex moglie” viene fuori tutta la poetica del cantautore, tra ironia e ispirazione, in maniera chiara, netta e fuori dagli schemi. Filo conduttore è la sua penna, quel modo unico di mettere giù i pensieri e tradurli in forma canzone, il resto è solo irrazionale ed indecifrabile istinto.
21. “Figli di nessuno (Amianto)” – Fabrizio Moro e Anastasio
“La vita non fa sconti a nessuno”, potrebbe essere questo il sottotitolo di “Figli di nessuno (Amianto)”, il brano frutto della collaborazione tra Fabrizio Moro e Anastasio. Una poesia urbana e contemporanea che mette a confronto visioni differenti, due mondi che si incontrano e danno vita ad un grido plurigenerazionale che riflette su come la nostra società, purtroppo sempre più spesso, possa apparire spietata e poco meritocratica, come a voler suddividerci in figli, figliastri e figli di nessuno. Una proposta ispirata e tagliente.
20. “Argentovivo” – Daniele Silvestri e Rancore
Un testo ispirato e socialmente utile, d’altronde la poetica trasversale di Daniele Silvestri la conosciamo bene, anche se questa volta riesce a superarsi con un pezzo coraggioso, pur rischiando di sfiorare la “paraculata” è riuscito a calibrare i termini veicolando bene il messaggio contenuto all’interno di “Argentovivo“. Ottimo l’innesto di Rancore che dona al pezzo un senso ancora più urbano e profondo, che và oltre il bel testo. In due il brano prende forma e si dirige verso qualcosa di molto sentito e contemporaneo.
19. “L’ammore” – Gigi D’Alessio e Fiorella Mannoia
Onore e gloria a Gigi D’Alessio che, ancora una volta, dimostra essere il cantastorie dell’amore che tutti conosciamo, “L’ammore” è un pezzo che, senza alcuna fatica, possiamo considerare un capolavoro di rara bellezza, che profuma già come un nuovo classico della canzone partenopea, un po’ come una nuova “Cu’mmè”, capace di arrivare dritta al cuore diventando comprensibile alle orecchie di tutti, con il linguaggio universale tipico dei sentimenti. Fiorella Mannoia aggiunge classe ed eleganza ad un pezzo confezionato su misura per lei, che non poteva essere interpretato davvero da nessun altro.
18. “Abbi cura di me” – Simone Cristicchi
Pezzo intimo e profondo, per certi versi difficile e per altri coraggioso, a dodici anni di distanza da “Ti regalerò una rosa”, Simone Cristicchi torna sul luogo del delitto con una canzone struggente e meno orecchiabile, sussurrata dall’inizio alla fine, cantata solamente in alcuni punti, per dare spazio alle sue notevoli doti recitative, forse poco conosciute al grande pubblico. “Abbi cura di me“ è una bella preghiera laica, le cui frasi lucide e dense di significato aiutano a renderlo un manifesto introspettivo della bellezza che ci circonda a cui, distrattamente, spesso non prestiamo la dovuta importanza.
17. “Le parole lontane” – Maneskin
A un anno di distanza dal lancio di “Torna a casa“, il cuore di Marlena si fa risentire. Avvicinare il passato al presente e traghettare il tutto verso il futuro, questa la mission prefissata dai Maneskin, che non perdono occasione per sottolineare la loro ispirata e comunicativa attitudine rock. “Le parole lontane“ non fanno altro che attualizzare attraverso un nuovo linguaggio, privo di retorica e di artificiosità, un argomento che non esaurirà mai la sua fonte di ispirazione, che catalizzerà sempre le emozioni del pubblico, come l’amore.
16. “Stupida allegria” – Emma
La potenza vocale di Emma incontra sonorità mediterranee e si sposa con la malinconia, un mix di suggestioni e stati d’animo. “Stupida allegria“ descrive il disorientamento che ci affligge e che ci provoca una sorta di labirintite emotiva, dalla quale difficilmente riusciamo a fuggire. Scelta curiosa, coraggiosa e come sempre controcorrente per il periodo di uscita invernale ma, si sà, le zone e le stagioni di comfort non vanno particolarmente a genio all’interprete salentina. Questo, scusate, è uno degli aspetti che più colpisce e affascina di questa indiscutibile grande artista.
15. “Soldi” – Mahmood
Vince il Festival di Sanremo e arriva secondo all’Eurovision Song Contest, per Alessandro Mahmood il 2019 è stato davvero un’annata da incorniciare. Privo di sovrastrutture sanremesi, il brano rappresenta una retrospettiva nitida e ben riuscita sul panorama musicale e sociale di oggi, scatti di umanità vissuta ancor prima di essere raccontata. “Soldi“ è apparso come un brano insolito al primo ascolto, che è riuscito a conquistare in breve tempo chiunque, superando innumerevoli record e, soprattutto, la famigerata prova del tempo.
14. “Che vita meravigliosa” – Diodato
Tra gli avanguardisti del nuovo pop d’autore svetta il nome di Diodato, artista che ha più volte dimostrato di saperci fare con le parole. “Che vita meravigliosa” è un romantico e sensuale inno alla nostra esistenza che, attraverso le sue continue scoperte e contraddizioni, non fà altro che ispirarci e sorprenderci. Una bella canzone, di quelle che non si ascoltavano da tempo, raffinata e carica di pathos, dotata di un crescendo musicale e di un discorso con un filo logico-emotivo che non passa di certo inosservato.
13. “Arsenico” – Aiello
Arriva dritto al cuore delle persone Aiello, altra bella e piacevole rivelazione di questo 2019. “Arsenico” è la canzone che lo ha consegnato al grande pubblico, fedele nella struttura, struggente nelle intenzioni. Al di là delle convincenti sonorità, ciò che colpisce è il testo sincero, le parole ponderate ed evocative, i versi realistici e universali, che raccontano situazioni condivisibili da chiunque. Nonostante il coinvolgente “C’è dolore”, il messaggio che ne esce è positivo e rassicurante, sia a livello umano che discografico, perché questo ispirato e valido artista rappresenta davvero tutto ciò che serve oggi alla musica italiana.
12. “La differenza” – Gianna Nannini
Una ballatona analogica, di quelle che non si sentivano da tempo, dove al centro del discorso ci sono soltanto le parole e la voce di Gianna Nannini, ispirata e toccante più che mai. Una timbrica unica, riconoscibile e sempre in grande spolvero, a servizio di un testo che parla d’amore, di un rapporto ormai logoro, dove l’incomunicabilità, la confusione e l’indifferenza sembrano aver preso ormai il sopravvento. “La differenza“ si mostra come una bella sorpresa sotto tutti i punti di vista, la speranza che il pathos e la poesia possano tornare ad ingentilire, ancora una volta, la nostra benemerita musica leggera italiana.
11. “Nonno Hollywood” – Enrico Nigiotti
Toccante lettera che Enrico Nigiotti indirizza al nonno recentemente volato in cielo ma, si sà, le canzoni sono la corrispondenza migliore per emozionare e raggiungere luoghi sconfinati. Archi e parole si intrecciano in un arcobaleno di ricordi, emozioni delicate che esprimono valori di oggi e di ieri, attraverso l’acuta e indubbia capacità di scrittura del cantautore toscano, veritiero e verace con il suo inconfondibile carisma da poeta urbano. In tal senso, “Nonno Hollywood“ scava nel profondo di un sentimento indissolubile, di un legame che neanche l’atrocità della morte può scalfire e stroncare.
10. “Torneremo ancora” – Franco Battiato
“Nulla si crea, tutto si trasforma”, questa la teoria del Maestro Franco Battiato, che ci fà dono di uno dei testi più belli che abbia mai scritto. “Torneremo ancora” trae ispirazione dall’idea della trasmigrazione delle anime verso la purificazione, riuscendo ad emozionare come non accadeva dai tempi di “E ti vengo a cercare” e de “La cura”, riuscendo a commuovere anche nell’interpretazione sentita e spezzata, dove voce e archi si amalgamo in un’unica e leggiadra commistione emotiva. Qui c’è l’essenza di una vita spesa a ricercar bellezza.
9. “Per due che come noi” – Brunori Sas
Come abbia fatto la musica italiana a sopravvivere per tutto questo tempo senza Brunori Sas, resta un mistero. “Per due che come noi“ è la prova che si può ancora proporre qualcosa di coinvolgente e coscienzioso, sia dal punto di vista tematico che sonoro. Il risultato è una canzone d’amore chiara, comprensibile, schietta e senza troppi giri di parole, proprio come dovrebbero essere oggi i sentimenti, meno arzigogolati. Estetica e poetica vanno a braccetto verso un’unica direzione, fatta di profondità e di liriche trascinanti, frutto di una perfetta comunione tra istinto e ragione, passione e talento.
8. “Il peso del coraggio” – Fiorella Mannoia
Ispirata e impegnata come sempre Fiorella Mannoia, lo si evince tra le righe de “Il peso del coraggio“, firmato per lei da Amara, rievocando suggestioni simili alla “Che sia benedetta”. Un bel messaggio contenuto all’interno di una canzone che merita davvero ascolti attenti e palcoscenici importanti. Carattere, cuore e carisma, sono le tre “c” che rappresentano e sintetizzano la vera identità artistica dell’interprete romana, tratti somatici ed elementi distintivi che ritroviamo custoditi tra le note e le parole di questa bella e terapeutica canzone.
7. “Al telefono” – Cesare Cremonini
Cesare Cremonini ci dimostra ancora una volta tutto il suo talento, all’interno di “Al telefono” convivono stati d’animo che riecheggiano e si evolvono ascolto dopo ascolto in un capolavoro di musica suonata, con l’uso dell’elettronica a servizio del pianoforte, degli archi e di una struttura melodica ben costruita. Il cantautore bolognese non si ripete, proponendoci qualcosa di ulteriormente inedito, evocando suggestioni d’altri tempi, a metà tra l’attitudine di Lucio Battisti e le sonorità alla Barry White. Il risultato? Estasi, pura ed essenziale.
6. “Cosa ti aspetti da me” – Loredana Bertè
Piacevole rinascita per Loredana Bertè, vincitrice morale della 69esima edizione del Festival della canzone italiana per acclamazione popolare. “Cosa ti aspetti da me” è una canzone matura, rinvigorita da un’esecuzione da brividi, a tratti toccante, nobilitata dalla determinazione della sua interprete che rinasce e fa centro, commuovendo per la tenacia con cui ha saputo riprendere in mano la propria vita e, di conseguenza, la propria carriera. Nessuna statuetta, nessun podio, nessuna giuria, nessun televoto, nessuna standing ovation potranno mai rendere bene l’idea del valore e dell’immensità di questa grande artista.
5. “Accetto miracoli” – Tiziano Ferro
Quando Tiziano Ferro punta tutto sulla melodia e sulle emozioni non ce n’è davvero per nessuno. “Accetto miracoli“ affronta la tematica del destino con la maturità di un quarantenne che continua a preservare il suo lato fanciullesco, il puro disincanto di chi non ha la benché minima intenzione di rinunciare ai propri sogni. Li chiamano miracoli, eventi inspiegabili che fanno parte del grande mistero della vita, un mestiere che il nostro cantautore di Latina ha imparato a svolgere con passione ed estrema sensibilità.
4. “I tuoi particolari” – Ultimo
La voce di Ultimo è uno strumento preciso e perfettamente armonico, il suo carisma interpretativo commuove e colpisce sin dal primo ascolto. “I tuoi particolari“ è uno dei brani che, nell’insieme, lo rendono l’artista italiano più promettente di sempre, lo dimostrano i numeri e i continui record superati. Se proprio devo trovargli una critica, bisogna sottolineare mancanza di un vero e proprio singolo-capolavoro, da lui ci si aspetta “il pezzo dell’anno” da mettere in cima alla classifica, cosa che ci auguriamo possa accadere nel 2020.
3. “Punk” – Gazzelle
Con la sua musica porta sollievo e riesce a catalizzare l’attenzione dei cuori infranti Gazzelle, che riesce nuovamente nell’obiettivo di emozionare con il suo stile minimale ormai consolidato e ben riconoscibile. “Punk“ è una di quelle canzoni da ascoltare abbracciati al cuscino tra le lacrime, che ti aiuta a sfogarti e metabolizzare situazioni in cui, bene o male, ci siamo ritrovati un po’ tutti. Nel testo viene sviscerato ed esorcizzato il concetto di delusione, sensazione che ci spaventa ma con cui, prima o poi, ci tocca fare i conti e scendere a patti. Il risultato è soltanto delicata poesia e sublime malinconia.
2. “C’est la vie” – Achille Lauro
Nella transumanza di gente che scappa dal pop per migrare verso l’indie o altri generi affini, commercialmente più appetibili e figli del nuovo mainstream, Achille Lauro rappresenta oggi la controtendenza, la dimostrazione che c’è davvero vita oltre le mode e le tendenze. “C’est la vie“ è la prova che le opere eccellenti possono essere create da tutti, anche da chi onestamente non ti aspetti, e che i momenti d’ispirazione arrivano senza preavviso a random, senza alcun tipo di pregiudizio. Un brano dal sapore di redenzione e di maturità, meno sopra le righe rispetto al passato, ma azzeccato e piacevolmente imprevedibile.
1. “Io sono l’altro” – Niccolò Fabi
Mettersi nei panni dell’altro, conoscere a fondo il suo punto di vista, praticare un po’ di sano altruismo, questo il messaggio denso di significato che si cela tra le righe di “Io sono l’altro”, l’inedito che segna l’atteso ritorno di Niccolò Fabi, un brano posato e gentile, che arriva come un arcobaleno dopo un giorno di pioggia, a sorpresa, senza alcun preavviso. In tal senso, possiamo considerare il cantautore romano come un soldato che ha deciso di non combattere il proprio nemico, bensì di onorarlo con una delle più belle canzoni mai composte, una poesia di cui, francamente, ne avvertivamo un po’ tutti il bisogno.
Nico Donvito
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